#368 - 1 novembre 2025
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 OTTOBRE quando lascerà  il posto al n. 369. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora per voi : AMICI DEGLI ANIMALI - Vivisezione: Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni (A. Einstein) - Grandezza morale e progresso di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali (Gandhi) - La compassione e l'empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa avere (C. Darwin) - Fintanto che l'uomo continuerà a massacrare gli animali non conoscerà  ne salute, ne pace (Pitagora) - Tra tutti gli animali l'uomo è il più crudele. E' l'unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo (M Twain) - A forza di sterminare animali si è capito che anche sopprimere uomini non richiedeva grande sforzo ( E.da Rotterdam) . -
curiosità

Cane ferroviere

di Roberto Bonsi

Sembra un racconto di pura invenzione, una favola per adulti e bambini, ed invece è una storia vera che riguarda un cane, ed in questo nostro singolare caso, un simpatico meticcio.

Il cane, questo affettuoso caro amico e fedele compagno dell’uomo, venne ribattezzato Lampo. Questo fu il suo significativo nomignolo, e grazie alla sua indole tenera e colma di vivacità, si fece subito conoscere ed apprezzare da tutti, amanti e non particolarmente amanti del mondo canino “tout-court”.

Di Lampo furono apprezzate anche la sua intelligenza, e la sua velocità di azione, nonché la sua buffa corsetta naturalmente a quattro zampe. Ora è un po' dimenticato, in quanto si sa che il passare del tempo rende inequivocabile il senso dell’oblio. Eppure nei momenti della sua maggior fama divenne quasi un idolo della folla che di corsa ed indaffarata, attendeva alla Stazione ferroviaria di Campiglia Marittima in provincia di Livorno o che transitava in altre stazioni, questo secondo le varie fughe in andata ed in ritorno del “nostro” Lampo.

Il cane in questione era ormai noto ai viaggiatori, ai visitatori, ai turisti e soprattutto ai pendolari ed ai ferrovieri, che assiduamente, e specie questi ultimi due, con fare giornaliero, frequentavano sia in andata che al ritorno la Stazione ferroviaria sopra menzionata.

Cane ferroviere

Che dire?. “Questo toscanaccio d’un cane, era proprio una birba”, e Lampo divenne così una sorta di “Star” della strada ferrata, perchè negli ormai lontanissimi anni ‘50 eludendo per un pò l’attenta sorveglianza dei ferrovieri e dei loro Capotreno, si mise a zampettare tra una carrozza e l’altra di un “centoporte” od altri vagoni di quell’ormai lontano periodo. Per questo suo modo di fare fu subito dai più soprannominato: Il “cane ferroviere” od anche il “cane viaggiatore”.
Quando ebbe luogo la sua prima apparizione in quel della, per scriverla alla francese, “Gare”: Era l’agosto del 1953 quando il “nostro” imprevedibile ed ardimentoso cane, scendendo dal carro di un lungo treno merci, si manifestò scodinzolante ai più, lì presenti. Fu la famiglia del vice capostazione, tale Elvio Barlettani, che poi si prese cura del nostro Lampo.
In breve tempo questo cane errabondo, divenne la simpatica “mascotte” di tutti quanti. In poco tempo Lampo prese a conoscere grazie alla sua sensibilità ed al suo acume, persino gli orari dei treni in breve sosta o transitanti con l’inconfondibile ed assai rumoroso “sferragliare” delle carrozze, che si fermavano e che passavano davanti alla stazione, ed è il caso di scrivere, che proprio in un “lampo”. Il nostro cane “Superstar”, da ferroviere divenne anche viaggiatore, in quanto si prese la briga abitudinaria di saltare su e giù da una moltitudine di carrozze ferroviarie, vagabondando così di città in città, e di paese in paese. Insomma il suo fare fu quasi una sorta di anticipo di quello che gli altri animali, quelli appartenenti al genere uomo, presero a fare quando come turisti, visitando le città a loro in quel momento sconosciute, si servivano ed ancor oggi fruiscono di un’iniziativa principalmente legata ai bus ed ai battelli, che estrapolata dalla lingua inglese ed ormai pressoché quasi italianizzata, si chiama: Hop- On (salire) e Hop-Off (scendere), ma questa è tutta un’altra storia.

Per l’amico Lampo, crescendo, non furono però, solo e come si suol dire: “Rose e viole”, poichè anch’esso manifestava le sue simpatie e le sue antipatie nel contesto del suo essere un cane in presenza degli altri cani, poi se la prendeva a volte anche con le persone, e tra queste ultime vi erano e vi sono sempre uomini e donne che non amano i cani oppure ne hanno timore o peggio ancora, una grande paura, che sarebbe meglio da interpretare o da definire come una “fifa da novanta”. Quando percorreva in lungo e in largo l’Italia canina ed umana, sapeva anche abilmente riconoscere le carrozze-ristorante, dove ampiamente “festaiolo” e con gli occhi furbi, faceva comprendere ai camerieri di bordo, della sua fame che stava ormai e per dire diventando quasi atavica. Alla fin-fine.e come si sa, poi di un bel giocattolo ci si stufa, ed un bel dì ma non troppo, per il nostro Lampo, ci fu chi in pieno accordo con i Dirigenti e con gli altri colleghi si sbarazzò del “cane viaggiatore” e lo mise di soppiatto in uno dei carri di un treno-merci che aveva pur brevemente sostato nella stazione FF.SS. toscana, questo per farlo andare in quel di Napoli e farlo prendere in consegna, ma dopo un po’ riuscì a tornare indietro ed a cercare nuovamente l’affetto dei suoi amici stanziali e quello dei frettolosi ei temporanei astanti.

Cane ferroviere

FINE DELLA STORIA …???..

Nient’affatto!!!. Il nostro amico a quattro zampe, solo dopo pochi mesi, grazie al suo fiuto infallibile, ritornò alla stazione ferroviaria dove in precedenza fu accolto festosamente, quasi al suono corale dei fischietti dei suoi amici capotreno.
Trascorso qualche annetto in più, festoso e sornioni tra i suoi ormai “vecchi” amici, ci fu di seguito una data che determinò come per tutti la sua sparizione definitiva dalla scena della vita per così passare sul suo “Ponte dell'Arcobaleno", questo Il 22 luglio dell’anno 1961, quando Lampo morì investito da un treno-merci in manovra, proprio nella Stazione che lo aveva a suo tempo adottato e poi ripreso. In "Loving Memory” per il “Cane ferroviere” fu eretto un monumento che lo riguardava, questo lì proprio nella sua “casa”, la Stazione dei Treni di Campiglia Marittima nel livornese. Lampo era un giocoso bastardo pezzato, un “homeless” del mondo a cui apparteneva, un “senza famiglia”, ed Il suo scendere dal treno-merci in quel di Campiglia marittima, fu un po’ la sua fortuna, e sostanzialmente vi rimase per i restanti anni della sua vita, quelli di un cane randagio, come ce ne sono tanti un po’ dovunque.
Il vice capostazione Barlettani grazie al suo ed ormai anche “nostro” Lampo, assunse ben presto una certa fama determinata pure dalle cronache dei quotidiani, dei settimanali e dei periodici italiani e non solo, e di seguito, egli stesso ebbe modo di scrivere un libro a suo perenne ricordo, questo, e ci si ripete, oltre alle cronache del tempo, oramai del tutto racchiuse nel web.

Ora mettiamo pure brevemente meglio a fuoco dei “flashes” su Lampo , e qui diviene quasi un gioco di parole, valutando questi due termini di quasi ugual senso. Il Barlettani che abitava nella non lontana Piombino, venne fortemente convinto dalla figlia Mirna, a mettere al sicuro nel suo ufficio il randagio in questione, questo nonostante i comprensibili e rigidi regolamenti delle Ferrovie dello Stato. Fu stabilito questo,ma per una sola nottata. I Barlettani che già possedevano un cane pastore Tedesco chiamato: Tigre, finirono quindi per adottarlo. Lampo che anche distinse la netta differenziazione tra i treni veloci e gli accelerati di quel tempo, quasi ogni mattina accompagna la giovane Mirna a recarsi con il treno alla scuola di Piombino, dove la stessa studiava, per poi ritornare quasi sempre assieme a casa. Dopo un pò, la Direzione Compartimentale delle Ferrovie dello Stato di Firenze, con un suo “aut-aut” fece obbligo al vice capostazione di allontanare il cane una volta per tutte, questo come già scritto sopra. Dopo la sua esperienza napoletana, Lampo fu trasferito nella masseria di un contadino nelle campagne di Barletta allora in provincia di Bari ed oggi nel B.A.T. (Provincia di Barletta, Andria, Trani). La sua storia così avvincente e particolare, anche se per molti versi non atipica, interessò oltre alla stampa di casa nostra, e prese vivo anche l'interesse di quella di diverse parti del mondo, ma questo lo si è già scritto. Il nostro caro Lampo è da allora seppellito in una aiuola della Stazione che lo ha visto protagonista. La sua tomba è sovrastata da un albero di acacia. Scavando, scavando nella memoria del tempo perduto, saltò fuori che un “Clochard” che spesso si sedeva in un angolo del porto di Livorno, pensò di riconoscere Lampo come un cane che scese da una nave americano-statunitense lì ancorata, questo nel corso del 1951.

Cane ferroviere

Il nostro Barlettani disse anche che ebbe modo di incontrarsi con quel "senza tetto", il quale gli confidò che per un certo periodo lo tenne anche con sé ai bordi della strada. Qualche tempo dopo la sua morte, Lampo fu onorato di una statua che ancor oggi lo ricorda, che è stata posta lì proprio nella Stazione che fu il suo penultimo rifugio. Il monumento a Lampo fu realizzato grazie ad una sottoscrizione dei molti suoi colleghi e di quella dei giornalisti del settimanale statunitense: “This Week (n.d.a.: Questa Settimana)”. Lo scultore Andrea Spadini fu l’artista che lo pose in ’opera. Elvio Barlettani scomparve nel luglio del 2006. Nel 1962 per i tipi della Casa editrice Garzanti di Milano, scrisse il libro: “il cane viaggiatore”, che ebbe un gran successo di pubblico e di critica, ed anche ben quindici sue ripubblicazioni, questo fino al 2009.Il tomo in questione ha avute anche ulteriori ristampe e traduzioni in lingua inglese, francese, tedesca e giapponese. Nel corso del 1967 lo scrittore polacco Roman Pisarski scrisse ed anche romanzò un suo racconto ispirato alla vicenda di Lampo, e che fu così tradotto: “Sul cane che viaggiava in treno” (Trad.: O psie, Ktòry Jesdzil Koleja), che nelle classi di terza elementare in Polonia fu predisposto come lettura obbligatoria.

Tornando all'opera compiuta dal Barlettani, che non era per niente un libercolo, ma in pratica un doveroso e dolce ricordo, nonché un atto pieno d’amore che per uno scorcio di vita ha riempito la sua e quella dei suoi familiari. Lampo dopo la realtà di quei giorni lontani è diventato non una leggenda metropolitana, ma una sorta di “eroe”, quasi da “fumetto”, questo grazie anche al suo temperamento ed alle sue vicissitudini. _”Lampo ha solo voluto vivere in un modo diverso da tutti i suoi simili, viaggiando per conoscere non soltanto un po’ del nostro mondo, ma anche la vita e i sentimenti degli uomini.”-. (Dal libro: “Lampo, il cane viaggiatore” di Elvio Barlettani). Sono diversi i cani che han fatto nelle loro vite delle azioni mirabili, tra i tanti quelli dei “cartoons”, nello spazio siderale, nel cinema e in Tivù, ed anche un cane di nome Italo che a Scicli nel ragusano, si fece ricordare ed amare al pari del “nostro” amico Lampo.

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