Attacca il bottone
di Dante Fasciolo
In gergo popolare attacca il bottone
significa iniziare un dialogo anche con chi non ne ha voglia…
ma il bottone che indico io, è il bottone del lutto
che si mette sulla giacca o sul maglione
per testimoniare condoglianze e dolore.
In Kenya, in Iraq, in Siria, in Pakistan
va in scena da qualche tempo un massacro di cristiani
un vero e proprio genocidio, una pulizia etnica:

stragi di civili inermi, uomini, donne, bambini annientati
attentati e rapimenti che portano a decapitazioni plateali.
Il nostro mondo occidentale,
che si fregia essere baluardo di libertà e giustizia,
guarda stupito e inoperoso, bloccato dalla paura.
Manifesta dubbi sul da farsi, intriso di retorica laicista e ipocrisia
plaude al Papa Francesco e se ne fa scudo etico.
Nessuna reazione. Eppure in molti ci dichiarammo
“Je suis Chiarlie†e “Je suis Bardoâ€
in nome della libertà e contro la barbarie.
Oggi, nessuno indossa magliette, nessuno sfila,
nessuno riempie piazze per una protesta civile.
Nessun richiamo: si uccidono soltanto dei cristiani…pazienza!
passerà l’onda della violenza, sentenziano timidamente
gli ipocriti della politica e della comunicazione.
Illuminismo e relativismo hanno lasciato un marchio
profondo, persistente ed indelebile in molte coscienze.
Migliaia di morti non sono materia opinabile,
e il bottone di lutto non è solo per la vita dei cristiani trucidati,
vuole essere un piccolo segno,
che sappia dire: ci siamo, siamo vivi e consapevoli del male
che si abbatte sui cristiani e su tutti gli uomini liberi,
di qualunque credo religioso, di qualunque razza,
o nazione, o scelta politica o culturale…
Un piccolo segno da indossare,
per incontrare altri uomini che lo indossano,
e sapere che siamo ancora in tanti a credere
che la nostra vacillante civiltà possa rigenerarsi
nel bene comune e nella solidarietà .