#366 - 1 settembre 2025
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 30 settembre, quando lascerà  il posto al numero 367. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA - Nasciamo nudi, umidicci ed affamati. Poi le cose peggiorano - Chi non sà ridere non è una persona seria (P. Caruso) - l'amore è la risposta ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande (W. Allen) - Ci sono persone che si sposano per un colpo di fulmine ed altre che rimangono single per un colpo di genio - Un giorno senza una risata è un giorno sprecato C. Chaplin) - "Il tempo aggiusta ogni cosa" Si sbrigasse non sono mica immortale! (F. Collettini) - Non muoverti, voglio dimenticarti proprio come sei (H. Youngman) - La differenza tra genialità  e stupidità è che la genialità ha i suoi limiti (A. Einstein). -
Itinerari culturali

Basilica di Santa Maria a Piè di Chienti in provincia di Macerata

Viaggi Exbart

Di Enrico Della Torre

Nella rubrica Viaggi straordinari di exibart artisti e curatori raccontano esperienze fuori dal comune che li hanno portati a riflettere in modo inedito sul mondo e su se stessi. Una mappatura per vedere con occhi nuovi luoghi, ricerche, ispirazioni

Viaggi Exbart

-credits Enrico Della Torre

Ci trovavamo in un bar a Montecosaro per una sosta. Prendo il telefono, apro la mappa e spunta come suggerimento una chiesa: Basilica di Santa Maria a Piè di Chienti in provincia di Macerata. La seleziono e do un’occhiata alle foto offerte da Google: facciata romanica, resti di affreschi, giardino tutto attorno…vorrei vederli questi affreschi, cinque minuti di macchina e non sapevo neanche ci fossero.
Quindi partiamo.

Viaggi Exbart

-Credits: Enrico Della Torre

Arrivati, parcheggio di fianco al prato. Davanti a noi una Clio fine anni ‘90, dai finestrini si intravede tantissima roba, sui sedili e nel bagagliaio, riviste, fogli, libri. Attraversiamo il giardino, aria fresca, sole pallido, c’è un baretto sulla destra con alcune persone sedute.
Entriamo nella chiesa.

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-Credits: Enrico Della Torre

È disposta su due piani. Il secondo inizia a metà della navata centrale. Massicci architravi in legno sostengono il tetto, il resto pietra, muri spessi un metro. Appeso, al centro, un Cristo crocifisso. Giù in fondo, nascosta, c’è una scala che due ragazze stanno salendo furtive mentre un uomo tiene aperto un cancelletto per farle passare.
Saliamo anche noi.
Appena su, di fronte, un muro e dietro un abside di sei o sette metri di altezza completamente affrescato. La luce si accende.
È l’uomo che l’ha accesa.
L’uomo è il parroco.

Viaggi Exbart

-Credits: Enrico Della Torre

Il parroco inizia il racconto:
I Templari, l’imperatore Costantino, riti pagani, il concilio di Trento, lo stato vaticano, le date false. E intanto di fronte a noi scene tratte dai vangeli apocrifi. Maria ha appena partorito, due balie fanno il bagno al Bambino, Giuseppe guarda assopito. Un’altra, la presentazione al tempio: il Bimbo al sacerdote gli tira la barba e cerca la Mamma.
Anche una doppia rappresentazione di Lei in trono.
L’uomo continua il racconto.

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-Credits: Enrico Della Torre

In origine era un tempio pagano. Costantino ne fa una chiesa, a suo modo, poi l’ufficializzazione delle regole della religione, poi diventa una basilica, e noi, che la visitiamo senza sapere niente, popolo di contadini, dice. E poi?
Una scultura dell’Imperatore stesso, modificata in seguito, gli cambiano gli arti superiori: la trasformano in Messia che accoglie a braccia aperte. Ma le vesti rimangono quelle dell’imperatore e il volto anche. Adesso non è più lì, adesso si trova in un’altra chiesa, poco più su, verso l’entroterra.
Poi croci e triangoli e segni incisi sui muri, simboli templari come d’altronde se ne trovano parecchi nel centro Italia. Mi distrae un rumore di passi pesanti, è un giovane uomo, vestito di bianco e stivali di cuoio, lo vedo nella luce debole dei cunicoli sotterranei, umidi, dove si riuniscono, in cerchio, con delle torce che poi appendono ai muri. Uno di loro si accorge di me e mi guarda fisso, io sono spettatore dei loro discorsi. Fa cenno col dito verso l’alto, percorro allora una scala stretta e ripida per poi uscire da una botola. Mi ritrovo in mezzo a un prato gigantesco, sconfinato, arriva fino alle montagne giù in fondo. Lì trovo un rudere, un vecchio tempio diroccato. Ci vivono attorno quattro disperati che fanno la terra e c’è un Santo che lo abita. Un eremita, ex marinaio portoghese scappato dalla patria, in esilio, con una cicatrice lunga tutto il torso e pochi denti. Ne aveva combinate tante fuori Oporto, in quel paese di allevatori di bestiame dov’era nato.

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-Credits: Enrico Della Torre

Sento un’aria fredda sul collo, quando mi giro la finestra è aperta, ma la luce entra come filtrata da un rosone di colori e sfocato vedo un operaio su un’impalcatura di legno, più precaria che mai. Ha in mano alcuni bastoncini con qualche peletto in fondo, e ci accarezza il muro. Ha le mani grosse, deformi, ma lo sguardo languido mentre fa il solletico alla parete e le fa venire la pelle d’oca, con quei ciuffetti di pelo e polveri colorate. Fino a quando la superficie si dissolve in una forma circolare, un mandala, che girando su se stesso lo irradia di un bagliore delicato. Ci sono Maria e Gesù al centro, seduti, che mi sorridono e dietro di loro svolazzano goffamente alcuni angioletti. Li osservo stupito e appena incrocio lo sguardo castano del Bambino il sapore del caffè mi torna in bocca e risale fino le narici da cui esce forte come un vapore e un gorgoglìo mi ribolle in gola. Mi sento metallico, ma non sono io, è il bancone del bar a Montecosaro. Sono lì con due ragazze che chiacchierando, poco a poco, si allontanano e scendono una scala che porta al magazzino. Le seguo con lo sguardo finché spariscono. Rimango solo nel bar quando entra un signore con il cappotto grigio che fuma la pipa e mi chiede qual è la strada più breve per Montmartre. Chiudo gli occhi, faccio mente locale, da qua non è proprio vicinissimo, penso, ma una ragazzina mi prende per mano e mi indica un anziano intento a fare l’innesto di un ramo su di un albero da frutto. Allora mi giro verso di lei e siamo in una chiesa con un uomo che sta parlando. La ragazzina è adulta, e l‘uomo poi si rivelerà essere un parroco. Ci racconta la storia della sua basilica, dopodiché ci accompagna all’uscita.
La macchina piena di roba è la sua, dell’uomo che poi è il parroco.
Tra i tanti fogli ne sceglie uno. Ce lo mostra. È una fotocopia di una foto della scultura adulterata. Sbiadita, evanescente, lontana, imprecisa, eterea, immateriale, ascosa, remota, imperterrita, sincera, fiera, sola.
La mette via.
“Grazie mille e arrivederci, un saluto!”

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-Credits: Enrico Della Torre

Poi accendo la macchina e ci allontaniamo, più in là, verso i laghetti che affiancano il Chienti. È sera ormai e qualche giovane pesca mentre altri fumano e ridono. Così facciamo il giro, passeggiando lentamente lungo la riva, parlando di questo e di quello. E ce ne torniamo a casa, poco prima che faccia buio.
Chi è Enrico Della Torre Nato a Tradate, Italia, nel 1988, Enrico Della Torre si trasferisce in Spagna nel 2009 dove studia belle arti presso la UCM di Madrid. Attualmente vive e lavora tra Valencia e Le Marche.

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