Un’area dalle molteplici attrattive scenografico-storiche.
Infernot
di Amanzio Possenti
Quanti fra i lettori conoscono o sanno qualcosa degli infernot, di che cosa e come sono, di averne colto la tipicità storica? Pochi? Molti? Certamente coloro che per qualche ragione li hanno incontrati e visitati durante viaggi nel Monferrato, area caratteristica del basso Piemonte, dove rappresentano un’unicità tale d’aver consentito a quel territorio di ottenere, grazie a loro e alle meraviglie paesaggistico-ambientali, la dichiarazione di ‘patrimonio mondiale Unesco’.
Li ho recentemente visitati nell’area vicina a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, tra Cella Monte, Rosignano Monferrato, Ottiglio, Olivano, angoli di paradisiaca bellezza che conquistano animo e mente, occhio e cuore, per la singolarità del loro essere e proporsi nei secoli sino ad oggi e per la presenza in un’area dalle molteplici attrattive scenografico-storiche.
Quando entri in uno di essi sapendo di ritrovarti in uno spazio buio e profondo che richiama nominalmente l’inferno... a metà - con l’aggiunta precisa di quel ’not’ di remota origine lessicale francese, idioma parlato in zona secoli scorsi – ti accorgi di posizionarti non solo dentro un manufatto architettonico scavato in una peculiare formazione geologica presente esclusivamente nel Basso Monferrato – un tempo terra dei Savoia costantemente sotto tiro di francesi e spagnoli- anche a contatto con una civiltà contadina antica e tradizionale che ti afferra ancor oggi grazie ai suoi ritmi umani, ancorchè millenari e altrove irripetibili.
Piccole camere senza luce e aerazione, raggiungibili generalmente attraverso una cantina con ripidi e informi gradini, temperature basse ed umidità costanti, provvisti talvolta di corridoi con finiture e pietre diverse impreziosite da decorazioni, appaiono quali opere realizzate dalla maestria popolare, attenta alle necessità dell’epoca, e oggetto ora di attenzioni e di studi rievocativi.
Nonostante ti accolgano in profondità, in un ventre dai cinque ai ventitrè metri sotterranei, sotto case(nobili o senza storia) edificate con la cosiddetta ‘Pietra da Cantoni’, scopri che vi si incrociano meraviglie sorprendenti: storie di abitanti in fuga da aggressori tra cunicoli creati anche a scopo autodifensivo(in tempi lontani, dal Seicento in poi) e spazi specificamente e soprattutto utilizzati alla conservazione delle bottiglie dei rinomati vini locali -Grignolino, Nebiolo, Barbera, Chardonnay - come, in certi casi, di alimenti per la sopravvivenza familiare, ’ghiacciaie’ ante-frigoriferi.
Aldilà della loro funzionalità, gli infernot – silenziosi e gelidi testimoni di attese e rifugi in casi estremi - si rivelano originali opere d’arte provenienti dal ‘saper fare’ popolare e come tali in stretta connessione con l’umanità del territorio, al suo servizio : uno scambio fra bisogni della comunità e ricerca di un benessere garantito, ai ricchi e ai poveri, ai colti e agli incolti, verso una civiltà di comune interesse.
La zona è splendidamente segnata da un’armonia rasserenante, tra colline verdeggianti, ubertose e cariche di vigneti ben organizzati, alberi di nocciole, natura protagonista poesia limpida e narrativa alla Beppe Fenoglio e impetuosa alla Cesare Pavese: è un Monferrato che si fa amare. E lascia il desiderio di sentirsene parte.