#126 - 13 aprile 2015
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Racconto

La Vendetta

di Ruggero Scarponi

Doveva essere proprio una vecchia sciocca e anche sprovveduta per ardire di prendersi gioco di uno come lui. Una supplente per di più, una di fuori. Arcigna con quei suoi occhialetti spessi dietro i quali s’intravvedevano due strette fessure invece degli occhi. E si era presa gioco di lui con tale disinvoltura che al solo pensarci gli ribolliva il sangue! L’aveva umiliato di fronte a tutti. Aveva fatto perfino “scena” con il suo quaderno preso tra l’indice e il pollice come fosse qualcosa d’infetto. Poi trattenendo a stento il riso aveva iniziato a leggere. Castronerie, corbellerie, scemenze, aveva commentato! Aveva condito la lettura di una tale serie di epiteti che anche i più timidi nella classe, si erano abbandonati a fragorose risate.

La VendettaLa Vendetta

E lui, Tony, Tony il magnifico, Tony il vendicatore, svelto di mano e di coltello, reclamato da tutte le ragazze più carine, era rimasto zitto. Ammutolito, incredulo, di fronte all’impudenza della professoressa supplente e alla sfida da lei portata alla sua indiscussa autorità di farabutto, criminale riconosciuto. Avevano riso proprio tutti, compresa Annabella, la sua Annabella che ora gli rivolgeva occhiate miste di compatimento e di scherno.
Però, nel mentre che il suo onore era stato ridicolizzato, Tony cominciò a meditare la più terribile delle vendette. L’onta andava lavata con il sangue, era necessario, lo esigeva il suo prestigio, oppure di lì a poco nemmeno le maestre d’asilo lo avrebbero più temuto e rispettato. In genere riservava simili riguardi ai suoi acerrimi nemici. Piccoli boss di quartiere che di tanto in tanto provavano a insidiare la sua autorità. Ma ora ci si era messa questa donnetta da due soldi a mettergli i bastoni tra le ruote. Forse non sapeva e forse nessuno l’aveva avvisata con chi avrebbe avuto a che fare in quella scuola, ma questa non era colpa sua, sua di Tony, s’intende. Lui aveva il dovere di farsi rispettare, era una questione di vita o di morte, per sé e per i ragazzi della banda.
Ora capitava, purtroppo, che nel pomeriggio, dopo la scuola, suo padre l’obbligasse a lavorare al negozio di famiglia, un vecchio caffè dove gli studenti andavano a prendere il gelato. Quel giorno ci andarono tutti, non per il gelato ma per gustarsi la sua faccia dopo la figuraccia del mattino, a scuola.
Tony sentiva che non poteva durare un minuto di più quell’umiliazione, quello scandalo. Più volte fece scattare la lama del suo coltello nella tasca dei pantaloni fremendo di sdegno. Quella vecchia pazza lo sfidava? Avrebbe avuto il fatto suo. Ma non subito, come avrebbe desiderato fare, d’istinto. La sua abilità era, infatti, di colpire con discrezione e senza lasciare tracce. Tony il magnifico, sogghignò di piacere al pensiero che aveva bucato più di qualcuno senza farsi mai beccare. Nel quartiere era il più temuto, perché era il più spietato, nonostante non fosse ancora maggiorenne. E adesso sarebbe toccato alla vecchia, che detto fra noi, se l’era cercata. Ma con discrezione, tanto tutti avrebbero capito lo stesso e avrebbero smesso di ridere alle sue spalle e di nuovo l’avrebbero temuto, come era giusto che fosse, per un furfante criminale riconosciuto.

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La vecchia aveva preso in affitto una casetta isolata, fuori città. Tony la seguì di nascosto per qualche giorno e quando ebbe compreso quali erano i suoi movimenti abituali, si decise a mettere in atto il piano con il quale avrebbe spento per sempre il riso sulla bocca dell’odiata supplente.
Passate alcune settimane, quando ormai nessuno pensava più all’increscioso episodio che tanto gli bruciava dentro, un pomeriggio, Tony si nascose dietro a dei fitti cespugli di oleandro posti di fronte alla casa della professoressa, prima che questa rientrasse per la cena. L’attese lungamente deciso a vendicarsi. Tuttavia, dopo molte ore d’inutile appostamento, stanco e affamato, pensò di rimandare al giorno seguente i suoi propositi di vendetta. Evidentemente la donna doveva essere rimasta a cena fuori e forse anche a dormire presso qualche amica. Ma neanche la mattina dopo a scuola, trovò la professoressa e con disappunto scoprì che essendo rientrata la titolare, la supplente aveva fatto ritorno al suo paese.

Oramai vendicarsi sarebbe stato inutile. Una vendetta consumata su un’anziana docente a diversi chilometri di distanza sarebbe parsa cosa eccessiva e persino folle, bisognava farsene una ragione. Fu così, allora, che Tony il magnifico non potendo dare sfogo alla rabbia e sentendosi diminuito nella considerazione dei compagni dopo quanto era avvenuto, decise di prendere in mano il quaderno “infetto” per rileggere il compito che tanto aveva fatto ridere la professoressa. Lesse e rilesse l’elaborato sforzandosi di capire cosa avesse suscitato tanta ilarità. E solo alla terza lettura tutto gli divenne chiaro tanto che egli stesso fu sopraffatto da un accesso di riso come non gli era mai capitato in vita sua. La vecchia pazza era stata fin troppo indulgente nel definire, corbellerie, castronerie, scemenze, quelle poche righe sconclusionate che si era dato la pena di scrivere in forma di elaborato. Da quel giorno, Tony il magnifico, non ebbe che un chiodo fisso: riguadagnare la stima della classe e dei professori… ma stavolta con la penna e …senza coltello.

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