#359 - 1 gennaio 2025
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Editoriale

Avvenire

di Dante Fasciolo

I prossimi 15 giorni di questo Nuovo Anno
misureranno la febbre del nostro tempo.
In nessun altro periodo dell’ anno come in questo
frenesia e scoramento si rincorrono.

Il nostro mondo occidentale soprattutto
muove scomposto e vorticoso i suoi passi quotidiani,
l’aria di festa sprona passioni e desideri
e annulla freni di resipiscenza.

Seppure immerso in beffardi labirinti,
il pensiero non può non correre al disagio del mondo,
ancora una volta fugacemente, ma quanto basta
per un sussulto del cuore.

Queste nostre feste cristiane
hanno annunciato ancora una volta il Messia
e richiamano con l’imperio dell’amore
alla responsabilità dell’accoglienza.

Vicina, se il nostro prossimo è dietro l’uscio di casa,
lontana, se flebile bussa alla nostra coscienza,
enorme massa di uomini anonimi,
donne e bambini, diseredati del mondo.

Di fronte ai miserandi che bruciano giustizia,
di fronte agli sciocchi che credono di cancellare il dovere
negando tradizioni e simboli di pace,
noi, i più, entriamo nel recinto tiepido dell’impotenza.

Noi, i più, chiudiamo le finestre, tiriamo le tende,
neghiamo luce alla casa e all’anima,
ora che abbiamo affogato sentimenti e valori
nelle luminarie di sfacciati, anonimi, prepotenti supermercati.

Paghi e soddisfatti? No! Siamo sconfitti.
Le nostre nequizie escono vincitrici,
nell’eterna lotta tra l’essere e l’apparire,
e la nostra febbre cresce col crescere dell’indifferenza.

Ci aspettano cibo e vini abbondanti,
ma nella casa manca la luce, quella scia luminosa
capace di rischiarare l’universo;
la luce che da tempo indica una via da percorrere,
per un nuovo equilibrio che abbracci terra e cielo.

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