#359 - 1 gennaio 2025
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Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 43

di Ruggero Scarponi

-Come la Dea Belt parlò in sogno a Shaliran della Bella Manshay

Poi che trascorsero alcuni giorni dopo il combattimento tra la Bella Manshay e il Principe Massur, la dea Belt, durante la notte, si recò in sogno da Shaliran e così le parlò. - O mia Shaliran, figlia dilettissima, gli dei esultano della tua anima che ogni giorno di più si fa specchio della sacra prediletta. La tua purezza e la tua devozione recano soave conforto nelle altissime dimore. Ed io, mio piccolo fiore sorridente, mi compiaccio in te. La sacra prediletta, per amor tuo, desidera recare aiuto alla tua sorella Manshay. Ella, infatti, ha chiuso il suo cuore agli dei e dalle sue labbra più non fuoriesce il profumato balsamo della preghiera. O mia Shaliran, la tua Manshay ha subito un grave colpo e ne morrà. Recati da lei e portale conforto. Così che la tua parola, trovi accoglienza presso la sacra prediletta da cui è molto amata. - Queste parole disse la dea Belt a Shaliran, presso la quale si era recata in sogno.

Al risveglio Kalina ricordò le raccomandazioni della dea e si affrettò a cercare il modo di raggiungere la sua amica. Non sarebbe stato facile. Si trattava di attraversare tutta la città. In quei giorni, molti sbarramenti impedivano attraversamenti da un quartiere all’altro, non solo per le esigenze militari ma soprattutto a causa del morbo pestifero che stava dilagando ovunque. Ora ne erano contagiati anche i soldati a giudicare dai vuoti sempre più ampi che si aprivano sulle mura. Uscita dal palazzo dello Pta-Nurim Yabel, Kalina si diresse a piedi verso la sua meta confidando nell’aiuto degli dei. Di fatti in quel mentre transitava un convoglio militare diretto alla Fardisha il quartiere della Bella Manshay, come rinforzo alle difese indebolite. Da uno dei carri si sporse Quemosh che riconobbe la sorella e la chiamò. Allora Kalina allungò il passo e chiese dove erano diretti. Conosciuto il luogo di destinazione domandò se poteva essere accolta anche lei in quel trasporto. I soldati, vedendo la sua aggraziata figura, ne furono naturalmente felici e Quemosh stette bene attento che nessuno le mancasse di rispetto. D’altronde la forza di Quemosh era diventata proverbiale in quei mesi di guerra e più volte i nemici ne avevano fatto le spese e qualche compagno, invece, se ne era provvidenzialmente giovato. Così Kalina poté giungere, assecondando la preghiera degli dei, presso il giaciglio della Bella Manshay.

Costei, infatti, era caduta gravemente malata a causa del colpo subito da Massur. Nonostante che la ferita si fosse infettata, la giovane guerriera aveva continuato a salire incurante gli spalti, per combattere gli assalitori e si era fortemente indebolita fino a cadere stremata. Il medico della guarnigione cominciava a disperare di poterla guarire senza ricorrere all’amputazione. La giovane guerriera apparve a Kalina l’ombra di se stessa. Distesa sulla branda militare, coperta da una semplice tunichetta appariva stravolta dalla febbre e dal digiuno non riuscendo a trattenere nulla nello stomaco a causa di forti dolori. Sembrava di dieci anni più vecchia. Il viso del bel colore dell’ambra si era mutato in un grigio triste nel quale si evidenziavano i colpi e le cicatrici dovuti alle molte battaglie sostenute. La Bella Manshay aveva rifiutato gli agi della sua casa e le cure del medico personale di suo padre per restare vicino alle compagne guerriere che non mancavano di tenerla aggiornata sulla situazione militare. Non riusciva più, tuttavia, ad essere sufficientemente concentrata, per diramare gli ordini e passava gran parte del tempo in un torpore angoscioso. Poi di tanto in tanto ripensava al bel principe e avrebbe fatto qualsiasi cosa per averlo vicino e si preoccupava per lui immaginando che sapendola gravemente ammalata, forse se ne sarebbe fatto un cruccio essendo lui medesimo causa del suo male. In quei momenti, infatti, la Bella Manshay non riusciva a trattenere le lacrime desiderando con ardore l’abbraccio del suo Massur. Ma a un tratto il velo della tristezza le fu squarciato dall’arrivo di Kalina la sua Shaliran.

Quanta gioia quando le due ragazze si ritrovarono! La Bella Manshay, esausta nel suo giaciglio, ricevette l’abbraccio di Kalina che la strinse a sé sussurrandole dolci parole di conforto. - O Manshay, disse Kalina, - gli dei ci devono amare grandemente se hanno permesso che ci incontrassimo in questi tempi così difficili. Questa mattina ho sentito di venire a cercarti e niente è impossibile agli dei. Infatti sono giunta fin qui senza incontrare ostacoli. Nella città tutti parlano di te e delle tue imprese e il Consiglio degli Anziani più volte ha apertamente dichiarato che senza la tua spada e il tuo valore le mura di Shawrandall non avrebbero opposto una resistenza così ferma al nemico. - La Bella Manshay allora rispose. - O mia Shaliran, Piccolo fiore sorridente dello stagno di Kelor, bella tra le belle nell’onorevole città di Shawrandall, io ti saluto e mi prostro ai tuoi piedi che il tuo valore è ben più alto del mio. Il tuo cuore è un prezioso cristallo e la luce che lo attraversa è luminosa e in te risiede la devota umiltà che è gradita agli dei. Io, invece, nella mia vita ho seguito la strada dell’orgoglio e della vanità e ho trasgredito ai precetti divini. Ma nessuno può cambiare la propria natura e se è destino che Manshay non si affidi più all’amore degli dei troverà negli uomini il conforto dovuto. O mia Shaliran perdonami se mi trovi così dura con il cielo ma ho patito molte prove nei miei pochi anni e solo prendendo con le mani la mia sorte sono riuscita a volgerla in mio favore. Ho abbandonato i pudori e le timidezze infantili e sono diventata un guerriero. Ho conosciuto l’ebbrezza della vittoria, ho piegato gli eventi al mio volere e ho conosciuto l’amore, Kalina, l’amore vero. E ora non m’importa di morire, anzi ti dico, non si impiccino, di me, gli dei, mi lascino stare nel mio doloroso giaciglio e mi lascino morire se così deve essere ma Manshay non piegherà più le ginocchia di fronte a nessuno, nessuno implorerà e a nessuno rivolgerà la preghiera. Suo è il destino e suo fino in fondo lo vivrà, mia Shaliran, piccolo fiore sorridente. - Diceva così la Bella Manshay nel suo lettuccio, riversa, con le labbra serrate e la mascella contratta per il dolore. Allora Kalina silenziosamente pregò la sacra prediletta e volle distendersi a fianco della sua compagna per prenderla tra le braccia e avvicinarla al suo cuore così da ascoltarne il battito. Poi le passò le mani tra i bei capelli color della notte e ne legò le ciocche alle sue. E ancora, presale la bella mano, divenuta forte e nervosa come di guerriero, vi intrecciò le dita. Poi, infine, piena di tenerezza, volle baciarla sulla fronte. Così la Bella Manshay presa d’amicizia per Kalina sentì sussultare il suo cuore e sciogliere il ghiaccio che lo aveva serrato mentre le fitte dolorose della ferita si dileguavano e il sonno ristoratore cominciava a posarsi sui suoi lucenti occhi di nerissimo colore accesi.

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