#358 - 1 dicembre 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
letteratura

Continua la pubblicazione dei capitoli in versi nella lingua dell'urbe del libro
"San Francesco seconno noatri" di Bartolomeo Rossetti e Lucio Trojano

Francesco Cavaliere

Fin da pivello ch'era minorenne,
lui ci aveva li razzi ner sedere
de diventa' pe' forza cavaliere.

E pe' segui' Gualtiero de Brienne,
cor rischio de rimettece le penne,
parti' verso la Puglia co' piacere,
co' la corazza e l'ermo e cor cimiere.

Lui che ciaveva sordi assai da spenne,
se comprò un bel cavallo 'n'armatura
co' li fiocchi e partì tutto impettito,
che faceva fra tutti gran figura.

Ma arivato a Spoleto, all'improvviso
s'ammalò e restò lì tutto avvilito,
j'annava a monte quer ch'era deciso.

Francesco Cavaliere

La Chiamata

Messa da parte ormai la spedizione,
era sempre se stesso, all'apparenza,
faceva finta d'esse, all'occorenza,
come prima, la stessa condizione,
ma a ogni festa scanzava l'occasione,
dentro de sè già lui faceva senza
de tanta vanità, tanta scemenza,
cominciava a penza' a la religgione.

E nascondeva all'occhi dell'illusi
la perla rara che aveva trovato,
che la gente ci aveva chiusi.

Se confidava solo co' 'n amico,
entrava in una grotta un po' appartata:
de la città nun je importava un fico.

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