#358 - 1 dicembre 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Personaggi

Beatrice Cenci

di Angelo Zito

“nun so si benedivve o condannavve.”
1599
All’arba de un giorno de settembre
su lo spiazzo davanti de la Mole
c’era la mejo gioventù der tempo
a véde er boia co la spada in mano.
Clemente VIII, er papa marchiciano,
interessato a le tere de li Cenci,
aveva deciso de tajà la testa
a Beatrice, a la madre e a li fratelli.
La poveretta, accusata senza prove
d’avé ucciso er padre stupratore,
sale su la pedana senza piagne.
Er popolino là sotto rumoreggia
chi pregava, chi rideva, chi se grattava,
chi magnava li bruscolini e chi strillava,
quarcuno era finito dentro fiume.
C’era pure Caravaggio er gran pittore
che a véde er sangue c’era abbituato.
Quanno er boia solleva lo spadone
la piazza se fa muta in d’un momento,
li secondi so’ lunghi come l’ore.
“Daje, mena er corpo” pare che dichi
Beatrice ormai rassegnata
a volesse ricongiunge co quer Dio
che pe mmano der vicario l’ha punita.
É robba d’un amenne, la capoccia
rotola giù dar parco tra la folla
che a la vista der sangue se trasforma,
sente li brividi come li cristiani.
“È fenita.
Tornamo a casa, er più pe oggi è fatto
e domani se n’annamo ar mare”.
Uno co le lacrime a l’occhi cià la tosse,
le disgrazzie chiameno disgrazzie:
je annato er bruscolino pe ttraverso.
“Che te piagni? N’è gnente, mó te passa,
che avrebbe dovuto dí quela poraccia,
annamo a la prima fontanella,
un sorso d’acqua e passa la paura.”

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