#357 - 1 novembre 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
letteratura

Dal volume di Angelo Zito edito da Tempesta editore

con le illustrazioni di Diego Fioretti

L'Inferno di Dante

cantato ne la lingua de Roma

sintesi della postfazione scritta

dalla professoressa Penelope de Robertis

L'Inferno di DanteL'Inferno di Dante

Quel “cantato nella lingua di Roma”, come recita la bellissima copertina, mi invoglia a sfogliare le pagine e subito il “cantato” mi cattura.
Il verso elegante, graniticamente forgiato sulla struttura dantesca, racconta dell’impegno a cercare le soluzioni verbali più adatte senza mai cadere in una spiegazione banale. Il linguaggio, senza cadute nel gergale più ovvio, nella ironia, nella sfrontata superiorità romana, si modella sui versi di Dante, un e li avvicina al gusto di un lettore di questo secolo, anche se non è romano e forse arriva più direttamente a chi non pratica questo dialetto, ma lo apprezza ormai per la immediata simpatia che scaturisce spontanea per merito di tante pellicole che lo hanno spesso usato.
Siamo convinti che sia questo il modo di rileggere oggi quello che Dante inventò allora.
La prima immagine che mi ha colpito è quella di Caronte che traghetta le anime e mi è sembrato di vederlo tra i flutti del Tevere sotto il ponte rotto dell’isola tiberina.
Come non citare le parole di Francesca “amor che vôle amore da chi è amato” che risolve tante dispute sull’interpretazione o quelle di Ulisse

L'Inferno di DanteL'Inferno di Dante

“pure si sete nati da le grotte
nun dovete annà a caccia come bestie
ma in cerca de le stelle e der sapere”

Dante ha fatto spessissimo ricorso alle similitudini, una sorta di spiegazione ma anche di cedimento lirico tra i drammi infernali, ma il verso romano ha resistito alla prova. Mi piace ricordare dal canto XXVI:

L'Inferno di DanteL'Inferno di Dante

Quante lucciole véde er contadino,
sdraiato a riposasse sopra er colle,
mentre guarda la tera cortivata

e la vigna che aspetta la vendemmia,
ne l’ora che er sole s’annisconne
e la mosca dà er posto a la zanzara,

artrettante fiamme dardeggianti
viddi risplenne ne l’ottava borgia,…

L'Inferno di DanteL'Inferno di Dante

Le citazioni mi potrebbero prendere la mano mi piace concludere con quei versi che chiudono la cantica infernale e che Dante immortalò nel più volte citato “e quindi uscimmo a riveder le stelle”

Pe qquela strada buia e co li sassi
senza pensà nemmeno a riposacce,
ce incamminanno a ritrovà la luce;

lui pe pprimo salí, io j’annai appresso
e cominciai a vedé da ’na fessura
quanto era granne er cielo sopra a noi:

er firmamento ce brillò ne l’occhi.

L'Inferno di DanteL'Inferno di Dante

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