Espressionismo Italiano
Poesia colore libertà
di Margherita Lamesta
È aperta fino al 2 febbraio dell’anno venturo, la mostra L’estetica della deformazione. Protagonisti dell’espressionismo italiano, a cura di Arianna Angelilli, Daniele Fenaroli e Daniela Vasta: un dialogo speculare fra la collezione permanente della Galleria di Arte Moderna, esposta a rotazione per mostre temporanee, e le opere provenienti dalla collezione Iannacone.
Mario Mafai : donne che si spogliano - ........................ Scipione : Il Cardinal Decano
La deformazione del corpo come metodo espressivo – ha precisato il prestatore, entusiasta del
battesimo espositivo nella capitale e grato al destino, per avergli concesso la possibilità di offrire a
un pubblico più ampio l’emozione circoscritta ai salotti privati.
Un arcipelago di esperienze brevi ma significative, mai racchiuse in un vero manifesto, concepite
fra gli anni trenta e cinquanta nel triangolo Roma Milano Torino, che testimoniano la presenza di
un’arte alternativa al filone ufficiale sarfattiano, lineare e neoclassico.
Ignorati a lungo dai libri di storia per l’inquietudine raffigurata sulle tele, specchio del momento
drammatico di cui erano testimoni, dopo sette mostre pubbliche, una delle quali a Londra, oggi gli
espressionisti italiani vedono riconosciuto il loro spazio – ha continuato l’avvocato Iannacone.
«Il colore, la sua voce, la sua forza prorompente» - è Daniela Vasta a parlare - in un allestimento
ad hoc, che ne sottolinea i giochi cromatici.
Scipione: Natura morta con piuma
I romani attraverso colori caldi e «internazionali», i chiaristi lombardi, la corrente milanese, la
scuola di Torino, particolarmente influenzata dall’Impressionismo della vicina Francia – i primi a
ribellarsi all’arte promossa da Margherita Sarfatti, animati dal critico Edoardo Persico che li lanciò
alla Galleria Bardi di Milano, morto in circostanze misteriose – tutti schierati a favore di una
spontaneità emotiva che guardava all’Europa.
«Cromie esuberanti, anarchiche» ispirate anche agli espressionisti austro tedeschi e al cinema
espressionista tedesco, come forma di ribellione muta al drammatico momento storico in corso.
L’oggettività della realtà interpretata dalla soggettività dell’artista, per restituirci la poesia, l’ironia,
il dramma trasfigurati da una lettura preveggente del mondo intorno.
Antonietta Raphael : Veduta dalla terrazza
Guardando al 600 romano, a Goya, con la loro pittura visionaria fatta di «bagliori apocalittici o
dissacranti e di cieli rosso sangue», Antonietta Raphaël, Mario Mafai e Scipione, al secolo Gino
Bonichi, raccontano una Roma violentata nell’urbanistica per lasciare spazio alle vie dell’impero.
Insieme al potere ecclesiastico, rappresentato seducente e fragile al tempo stesso, chiaro è anche
l’erotismo sottile, ora romantico ora malinconico, fra i dipinti che si parlano e sono pronti a
coinvolgere nel dialogo anche il lato voyeristico, spesso nascosto, presente in ciascuno di noi, per
stuzzicarlo.
Alberto Ziveri : Postribolo
Ziveri, poi, ne Il Postribolo tratteggia una pratica diffusissima ma taciuta, immortalandola e
reinterpretandola attraverso la forza rosso vermiglio della speranza trasfigurata nella rosa dipinta
nell’angolo, simbolica della fine della guerra.
Di fronte a Badodi, invece, balza agli occhi il suo inno alla solitudine e la mente corre a Hopper, per
la medesima sospensione dello spazio.
Arnaldo Badodi : Caffè
Interessante è anche Fausto Pirandello che denuncia la presenza ingombrante del padre nella sua
vita e presenta donne protagoniste della loro sensualità, all’opposto delle donne compite, sempre
un passo indietro volute dalla pittura ufficiale. A questi si aggiungono Renato Guttuso con la sua
stagione dei ritratti, Emilio Vedova, Nicola Galante dall’animo fortemente impressionista, Renato
Birolli con la sua poetica fiabesca dei primi anni trenta, caotica dopo, in linea o pioniera di un
mondo sull’orlo del precipizio.
Lontani dall’esperienza astratta appena avviata e dal credo futurista, dunque, nel medesimo
periodo gli espressionisti hanno scritto una storia dell’arte parallela.
Artisti che non vollero piegarsi, non tanto all’idea politica dalla quale spesso furono finanziati, quanto ai dettami pittorici,
perché non si può imbrigliare l’arte in determinati confini.
Ordine e disordine a confronto e fuori
una delle ore più buie della storia del Paese, contrastata dall’ardore di questi artisti che
supportarono, e talvolta anticiparono, un grido di libertà sempre più impossibile da tacere.
Antonietta Raphael : Natura Morta con chitarra
Per ultimo, è Daniele Fenaroli a illustrare l’apoteosi apocalittica di Aligi Sassu, «l’artista più acceso dalla politica internazionale», insieme ai tratti poetici visibili in altre sue opere. Singolare è la storia del quadro confezionato in sei mesi appositamente per partecipare al terzo Premio Bergamo - kermesse artistica promossa da Giuseppe Bottai – il cui recupero si deve ad Alberto Mondadori, figlio dell’editore. Una tela di denuncia dell’atrocità della guerra letta attraverso la mitologia, la cui forza prorompente, pur nel rispetto delle chiare differenze di stile e colori, non è troppo lontana dalla celebre Guernica di Picasso realizzata quattro anni prima, che denuncia invece il bombardamento subito dall’omonima città. Neppure una goccia di sangue dipinta ma ai gerarchi arrivò chiaro il messaggio dell’artista. Lo temettero e, in tutta risposta, esclusero l’opera di Sassu dalla competizione, perché «troppo grande per passare dalla porta», avvalorando il messaggio originario: con le guerre, a perdersi è soprattutto l’umanità.