#350 - 20 aprile 2024
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Editoriale

In occasione dell'attuale "G7"

e per tutti i "G" esistenti nel gioco della politica

Scacchiere

di Dante Fasciolo

Il gioco degli scacchi non è nuovo,
da tempo lontano è il gioco degli intelligenti.
E coloro che si ritengono più intelligenti in questo mondo,
gli aderenti al club di nome G7, hanno allestito ancora una volta
un torneo del gioco, a Capri.

Le scacchiere sono molte, anche se il tavolo è unico,
ma gli impavidi giocatori si muovono con agilità
tra una scacchiera e l’altra,
abbandonando subito le partite che presumono perse,
soffermandosi invece su quelle che presumono vincenti.

Sono abili giocatori, navigatori di lungo corso:
non perdono mai di vista la conquista
delle caselle e la possibilità di dare scacco
al re o alla regina del campo avverso.
I più attaccati al potere e che si sentono potenti
giocano in funzione di questi due elementi;
i più timidi, ma desiderosi di conquiste,
azzardano mosse astute con torri e cavalli
e tutti, comunque, indaffarati a difendere
la propria scacchiera e che fa rima
col proprio interesse nazionale.

Solo per convenienza e oscure strategie
includono nel gioco i pedoni
il cui nome è ignorato nella scacchiera
ma che nella scacchiera del mondo un nome lo hanno.
Si chiamano guerra, fame, sottosviluppo, povertà,
sottooccupazione e miseria, malattia e ignoranza,
sfruttamento e repressione…
pedoni che vengono mossi strumentalmente
solo per giungere a trattare con più forza
per la più ambita e redditizia casella,
usando colonne, traverse e diagonali,
disegni cinici se tradotti in politica.

Spesso le partite di scacchi restano in sospeso,
nè vinti nè vincitori,
vincitori e perdenti a metà,
la sfida riprende al prossimo torneo.
Così è al G7 e tutti G esistenti: strategie vincenti, strategie perdenti
sono riconsegnate alle nere borse in pelle
con stemmi d’oro della nazione.
Arrivederci alla prossima partita.

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