Hamilton (Ontario, Canada)
Eclissi 2024
Di
Andrea Possenti
Gli stessi fremiti di sempre. E un ricordo che rimarrà indelebile, per la vita intera, nella mente di tutti.
L’eclisse totale di Sole di lunedì 8 aprile ha elargito sensazioni senza precedenti a decine di milioni di persone, dal Messico centrale che affaccia sul Pacifico, fino alla Baia di Terranova sull’Oceano Atlantico. La fascia dove l’eclisse è stata totale ha toccato alcune città molto popolose, come Dallas, Indianapolis, Cleveland, Montreal, e alcuni luoghi iconici, come le Cascata del Niagara, dove si è radunato quasi un milione di turisti, canadesi e statunitensi in primis, ma anche molti europei ed asiatici, tutti attratti dalla potenza evocativa di un fenomeno naturale, che è davvero in grado di andare alla radice del nostro sentire.
La radice del fenomeno fisico è molto semplice: nel suo moto orbitale attorno alla Terra, la Luna talora si frappone fra il nostro pianeta e il Sole. Quest’ultimo è molto più grande della Luna ma anche molto più distante dalla Terra e, per una combinazione estremamente fortunata, distanza e dimensioni dei due corpi celesti congiurano per fare in modo che la Luna possa sovrapporsi quasi esattamente al disco del solare, in modo da lasciare temporaneamente visibili solo le regioni più periferiche del Sole, dette “cromosfera” e la vasta regione che lo circonda, nota come “corona solare”. In tale gioco geometrico, l’azione oscurante della Luna crea sulla Terra un’ombra molto sottile, in questo caso di circa 200 chilometri di spessore, che si propaga sulla superficie terrestre per una decina di migliaia di chilometri ed è detta “fascia di totalità”. Nelle regioni adiacenti, aventi uno spessore molto più grande, dell’ordine di alcune migliaia di chilometri, la Luna oscura solo parzialmente il Sole e quindi l’eclisse è detta parziale e, sebbene interessante, il suo impatto emotivo è enormemente inferiore a quello di una eclisse totale.
Sebbene il singolo fenomeno sia di facilissima interpretazione, i suoi cicli di ripetitività e la durata richiedono una spiegazione molto più complessa, che coinvolge la forma e l’inclinazione delle orbite della Luna attorno alla Terra e della Terra attorno al Sole. Limitiamoci a ricordare che, per un determinato luogo della Terra, essere sede di una eclisse totale è un fenomeno molto raro, della serie “una volta nella vita”: ad esempio l’ultima eclisse totale di Sole visibile dall’Italia ha avuto luogo nel febbraio 1961 e la prossima sarà nel settembre 2081.
Ecco perché è nato il turismo da eclisse totale! Per assistere a questo fenomeno, almeno una volta nella propria vita, è quasi sempre necessario spostarsi ed avere anche fortuna, perché ovviamente un cielo nuvoloso può rovinare piani di viaggio elaborati per anni. Per l’eclisse dell’8 aprile, molti bergamaschi si sono spostati verso gli USA e fra di essi ad esempio l’astrofotografo Antonio Finazzi e il suo team. Proprio per sfuggire a cattive previsioni del tempo, Finazzi ha deciso all’ultimo minuto di non aspettare l’evento in Texas, ma di puntare verso il piccolo villaggio di Ola in Arkansas: scelta molto azzeccata, vista la qualità delle immagini accumulate.
Non è però soltanto la vista del Sole nero a rendere una eclisse totale di Sole un fenomeno che avvolge e frastorna tutti, anche i meno inclini all’entusiasmo. E’ il contorno a rendere ogni evento di questo tipo un “unicum”, poiché il fenomeno si incastona nella specificità, sempre diversa, del luogo da cui lo si osserva. Ad esempio sul lago Ontario, in Canada, la temperatura, già frizzante, è calata di alcuni gradi nei 2 minuti e mezzo dell’eclisse e, complice un tempo atmosferico non perfetto, ho visto il più imponente calo di luce fra le 5 eclissi totali a cui ho avuto la fortuna di assistere. Era anche la prima eclisse che vivevo dall’interno di una grande città, Hamilton (570.000 abitanti): in assenza di un contatto diretto con animali di campagna – in altre occasioni avevo visto galline andare a dormire e risvegliarsi 5 minuti dopo – questa volta sono stati gli uccelli a mettersi all’improvviso a cantare, con la convinzione e l’allegria che li caratterizzano al tramonto e all’alba. E naturalmente le donne e gli uomini, questa volta non solo turisti da eclisse, ma cittadini e negozianti di Hamilton, lavoratori di passaggio, clochard… tutti prima in frenetico movimento e poi, di colpo, tutti fermi, quasi sospesi, per oltre due minuti, con gli occhi verso il cielo, la mente piena di stupore e il cuore che si gonfiava di emozioni, fino all’applauso liberatorio alla apparizione dei grandi di Baily, che segnano il ritorno della luce solare. Applausi multipli, scansionati di pochi secondi, che arrivavano poderosi da tetti, incroci, terrazzi e giardini della città. Un rito collettivo, moltiplicato per 50 milioni di persone distribuite lungo i circa 90 minuti in cui l’ombra della Luna ha attraversato le terre abitate, senza guardare a confini, etnie o differenze sociali e politiche: un applauso del genere umano alla Natura e al proprio essere tutti egualmente parti di essa.