#350 - 20 aprile 2024
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 10 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 34

di Ruggero Scarponi

-La festa di Quashem

Nell’onorevole città di Shawrandall i giovani e le giovanette che si scambiavano la promessa nuziale celebravano l’evento nel giorno di quashem, il quinto giorno della prima decade del mese di Melk. Nei giorni che precedevano la festa, che ricordava il fidanzamento celeste tra la sacra prediletta Naor con il molto venerabile Ebid, nelle case dei giovani promessi si svolgevano febbrili preparativi. Era costume, infatti, che le rispettive famiglie si scambiassero visite prima di celebrare il rito di quashem al tempio Karashan. Era costume che fosse la famiglia del ragazzo a recarsi per prima in visita. Ed era costume che la ragazza ricevesse la futura famiglia abbigliata con l’abito di fanciulla e con il pudico shalman. Ed era costume che la giovane facesse trovare un ricco rinfresco preparato con le proprie mani dove non potevano mancare le ciambelle con i semi di kresh i pani dolci, i biscotti al profumo di cardamomo e le focacce ripiene con formaggio fresco e marmellata di more del deserto. Il tutto accompagnato dal rinfrescante sidro di beqel. Era costume che fosse la fanciulla a servire i cibi per poi ricevere al termine della visita il buffetto materno dalla futura suocera.

Era questa una tradizione con la quale la nuova mamma ammoniva la giovane a non pensare che quanto preparato e offerto fosse sufficiente a garantirsi la stima e l’affetto nella nuova casa. La cosa si ripeteva nella visita successiva resa dai parenti della ragazza. In quell’occasione era la mamma del giovane a preparare il rinfresco e il buffetto paterno nei confronti del ragazzo era dato dal suocero in ammonimento ad avere per la figlia con cui si sarebbe unito nel prossimo mese di Ar la cura e i riuardi più amorevoli così come quella ne aveva goduto nella propria casa.

Dopo le visite si celebrava il rito del fidanzamento ufficiale. Allora i giovani e le giovani accompagnati dai famigliari si recavano presso il tempio Karashan per recare i sacrifici alla sacra prediletta e da lei, tramite il Grande Sacerdote, riceverne la benedizione. Per la prima volta era consentito ai promessi di prendersi per mano per compiere insieme il rito sull’altare della dea. Dopo il sacrificio le coppie dei fidanzati accompagnati dai rispettivi genitori erano ricevuti nell’aula grande del tempio dal Grande Sacerdote che predicava loro un sermone esortandoli a prendere con grande responsabilità la promessa nuziale e a viverla in intima unione con la sacra prediletta tra tutti gli dei Naor. Al termine il Grande Sacerdote consegnava alle ragazze i fiori di ran con cui, nel giorno nuziale, avrebbero intrecciato ghirlande per cingere il proprio collo e quello dello sposo come vincolo benedetto. Dopo i riti religiosi le famiglie si sarebbero riunite per la prima volta sotto lo stesso tetto per consumare il pasto comune. Era tradizione che ciò avvenisse presso la famiglia della ragazza. Allora grandi preparativi venivano messi in atto per ben figurare con i nuovi parenti. Cibi e bevande prelibate allietavano la mensa. In quel tempo però, durante l’assedio, si dovette rinunziare alla tradizionale abbondanza ché alcuni prodotti cominciavano a scarseggiare. Non certo il pane e altri cibi principali ma soprattutto quelli più rari e che venivano consumati in particolari circostanze.

Per esempio si dovette rinunciare al tradizionale arrosto di pesci dei laghi salati che il traffico ne era interrotto. Tuttavia gli arrosti di agnelli e pennuti vari innaffiati col forte vino yassim contribuirono degnamente a mantenere allegra la tavola. Dopo il banchetto, le musiche e le danze consentivano ai giovani di entrare nel vivo della festa che si protraeva fino a notte inoltrata.
Kalina, Nazira e la giovane cortigiana furono impegnatissime nell’accudire Genir e Jadel che andavano promesse. E i capelli e il trucco degli occhi e la raffinata stoffa dello shalman, tutto costituiva motivo di febbrile eccitazione. Nazira che aveva finalmente ritrovato la sua giovane amica, la cortigiana, scampata al rapimento da parte dei mercanti di yebbaq, era felice e viveva la festa di quashem come fosse la propria, ovunque aggiustando un abito, acconciando una pettinatura, rifacendo una linea del trucco degli occhi o ripassando un rossetto sulle labbra. Kalina, poi, non stava nei panni nel vedere le sorelle così agghindate risplendere di una bellezza tutta nuova.

L’anziana Betelian compiendo un grande sforzo si alzò dal suo lettino per accompagnare le figlie al tempio. Non voleva che queste nel giorno della festa fossero private dell’abbraccio e del bacio del genitore. Anche l’anziana Ikut partecipava ai preparativi, portando l’acqua profumata e rinfrescanti bevande per contrastare il caldo e l’eccitazione. Ora, dopo quanto aveva fatto per la giovane cortigiana, tutti avevano per lei amorevoli riguardi. In specie Quemosh che non avendo occhi che per la sua adorata, circondava l’anziana Ikut che aveva avuto il merito di avergliela resa, di ogni attenzione. Quella sera, durante le danze, avvenne che Amin, ricevendo una coppa di sidro da Nazira, ne fosse per la prima volta attratto dalla bellezza del viso e dalla delicata figura. E con piacere la osservò mentre con grazia si muoveva tra gli invitati facendo svolazzare il colorato shalman e con piacere ne osservò i bei capelli e gli occhi accesi e le belle mani che in un momento ne ardì trattenere tra le sue, nel mentre che la ragazza gli porgeva una nuova coppa di sidro. E Nazira lasciò che le mani dell’uomo le trasmettessero un calore forte e virile nel quale le piacque contenersi, in segno di consenso.

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