Dal 212 d.C. al 2024 Torna l'acqua nell'antico progetto
Qui' giocavano a palla
Terme di Caracalla allo “Specchio”
di Nicola Bruni
Torna l’acqua nel sito archeologico delle Terme di Caracalla a Roma dopo 18 secoli dalla loro fondazione e 15 dal taglio delle condutture per mano dei Goti invasori.
Uno “Specchio d’acqua” di 42 x 32 metri, con fontane zampillanti, è stato installato sul prato antistante gli imponenti ruderi che d’estate ospitano il palcoscenico del teatro lirico. È dotato di un palco, sollevato di poco sul pelo dell’acqua, che potrà ospitare spettacoli teatrali, di danza o di musica.
L’impianto produce un bellissimo effetto scenografico, come si vede dalle foto, valorizzando e modernizzando l’antico monumento.
Le Terme di Caracalla furono costruite sul Piccolo Aventino tra il 212 e il 216 d. C., in un’area di 11 ettari adiacente al tratto iniziale della Via Appia, dall’imperatore Marco Aurelio Severo Antonino Pio Augusto, soprannominato Caracalla (per il mantello gallico che usava indossare), della dinastia dei Severi.
Per la realizzazione del complesso fu necessario abbattere gli edifici preesistenti e sbancare una collina. Per l’approvvigionamento idrico nel 212 fu creata una diramazione dell’Aqua Marcia, chiamata Aqua Antoniniana, che valicava la via Appia.
Le Terme di Caracalla comprendevano una piscina (“natatio”), vasche di acqua calda, tiepida o fredda, spogliatoi, guardaroba, palestre, campi sportivi, teatri, sale per conferenze o per concerti, biblioteche, giardini, fontane, portici per passeggiare al riparo dalla pioggia e dal sole, latrine. I suoi edifici erano decorati con marmi, mosaici, affreschi, sculture, stucchi, colonnati.
Si calcola che potessero accogliere un pubblico di 1600 persone, uomini e donne.
Vi operava un gran numero di addetti: inservienti per le pulizie, idraulici, fuochisti per il riscaldamento, guardarobieri, massaggiatori, depilatori, medici, musicisti, mimi, lettori, declamatori, venditori ambulanti.
Le terme romane erano un luogo di convivialità e di divertimento, dove sport e cultura si univano per formare – come scrive Giovenale – una “mens sana in corpore sano” (mente sana in corpo sano).
In proposito, ricordo che quando ero bambino la mia mamma cantava questa allegra canzoncina: “Alle Terme di Caracalla / i romani giocavano a palla, / dopo il bagno verso le tre / tira tira a me, che la tiro a te, / o con le mani o coi piè”.