#349 - 6 aprile 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 33

di Ruggero Scarponi

  • Come Amin e Quemosh liberano la giovane cortigiana

La taverna dei Rajà si trovava ai limiti del quartiere Terek Hashim dove risiedevano le botteghe dei mercanti di oggetti religiosi. Era tradizione per i fedeli accompagnare preghiere e suppliche con delle immagini ed essendo il tempio Karashan l’unico, tra tutti quelli eretti sotto i monti del Kebet, dedicato alla sacra prediletta, accoglieva ogni giorno moltitudini di pellegrini che arricchivano gli artigiani del quartiere con l’acquisto di un gran numero di ex voto. Gli artigiani esperti in questo mercato, esponevano orgogliosi i loro prodotti, da quelli più semplici e ingenui, per i poveri, a quelli più raffinati, per i ricchi. In quei giorni, in cui la città era chiusa nella morsa dell’assedio, molte botteghe erano rimaste vuote oppure, mancando i compratori, erano state chiuse. Tuttavia l’avvento del Narfur e la festa di quashem avevano animato nuovamente il quartiere. E perfino il timore del morbo pestifero aveva spinto molti cittadini a recarsi in pellegrinaggio al tempio nella speranza di ottenere grazia per sé stessi o per i famigliari.
Fu così che Quemosh e Amin avendo rifiutato l’aiuto di Yabel a liberare la giovane cortigiana mediante l’intervento delle guardie del tempio per timore di suscitare l’allarme nei mercanti di yebbaq e favorirne la fuga, si travestirono da pellegrini e presero a percorrere le strade del quartiere come fossero in cerca di statuette di buon prezzo. E come fanno i pellegrini che hanno pochi denari anche essi avevano preso ad andare su e giù per le botteghe fingendo di valutare e soppesare con grande oculatezza qualche oggetto devozionale da recare in offerta al tempio. Intanto passavano e ripassavano davanti alla taverna dei Rajà nella speranza di cogliere un segno rivelatore. Per non destare sospetti, con il loro transito indeciso, alla fine acquistarono l’ex voto e decisero di entrare nella taverna fingendo di voler smaltire il caldo e la sete con una coppa di buon sidro.
Dopo che ebbero bevuto si avvicinò loro un uomo che essi riconobbero per uno dei mercanti. Costui dopo aver cercato di conoscere la loro provenienza, credendoli forestieri, si offrì, se lo desideravano, di farli giacere con una giovane cortigiana di rara bellezza. Allora Quemosh, sdegnato, fu preso da grande collera e avrebbe voluto saltare al collo del mercante per ucciderlo. Ma Amin lo fermò con lo sguardo e disse che certo avrebbero gradito l’offerta, dal momento che erano assenti da casa e dalle loro donne già da molti giorni e cominciavano a sentire con insistenza i desideri virili. Infatti, disse Amin, con aria complice e maliziosa, che all’occasione, si sarebbero giaciuti persino con l’anziana ostessa! E ciò provocò le risate del mercante. Ma essi, aggiunse Amin costernato, non possedevano molti denari per soddisfare certe necessità. Allora il mercante si allontanò e dopo qualche minuto fece cenno ai due fratelli di seguirlo. Salirono al piano superiore e rimosso un riparo che nascondeva l’ingresso di una stanza disse loro il prezzo richiesto. Amin ribatté che gli sembrava assai elevato, per le loro tasche e, sebbene a malincuore, avrebbero dovuto rinunciare, senza neanche vedere la ragazza. Ma Quemosh ebbe un gesto di disappunto verso il fratello, desideroso come era di rivedere l’amata. Per fortuna il mercante lo scambiò per il virile desiderio di cui aveva accennato Amin e per l’impazienza a soddisfarlo. Così per non far andar via i due possibili clienti il mercante si decise ad abbassare il prezzo e dopo altre contrattazioni Amin accettò di vedere la cortigiana. Allora il mercante aprì la porta della stanza dove era rinchiusa la giovane e Amin la vide ma temendo che la ragazza riconoscendolo potesse tradirsi si voltò subito lamentandosi che il prezzo gli sembrava ancora troppo esoso e che la fanciulla non meritava tutte le lodi che ne aveva fatto il mercante. Queste affermazioni suscitarono nell’ingenuo Quemosh una viva reazione e si mise a discutere animatamente con il fratello riguardo l’avvenenza della cortigiana. Ma Amin bonariamente lo lasciò dire che tale scena doveva apparire veritiera agli occhi del mercante. Due fratelli che litigano uno preoccupato dei soldi e l’altro dei propri desideri. Amin tuttavia non perdeva di vista il mercante e quando questi, stanco di quelle trattative, voltò loro le spalle per lasciarli disputare dei loro argomenti, come un falco lo assalì e con una lama affilata lo trapassò, facendolo crollare a terra senza che potesse emettere nemmeno un grido. Quemosh che solo allora comprese le esitazioni del fratello subito abbatté la porta, senza neanche utilizzare la chiave lasciata incustodita dal mercante tanto era desideroso di rivedere e liberare la prigioniera. Subito dopo furono in strada e fatto indossare alla ragazza un ampio mantello che tutta la nascondeva fecero ritorno al tempio il più presto possibile mentre il loro fratello Bashir che era rimasto fuori dalla taverna per avvertirli in caso di pericolo, li raggiungeva per un’altra via.
Questi fatti si svolgevano all’interno della città di Shawrandall i cui cittadini, pure in quei tristi giorni dell’assedio, non rinunciavano a vivere il tempo dell’amore e delle giovanili delizie.

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