#124 - 23 marzo 2015
Reginetta
Ovvero, il viaggio del Re (favola barocca) - Seconda puntata
di Ruggero Scarponi
- Perdonate Maestà – rispose il marchese, ma non so se sia presentabile…
- Ma via Marchese, vi prego, nessuna reticenza – e fatemi sapere piuttosto di quanto avete bisogno perché sia degnamente…voi mi capite...
- Sono davvero desolato Maestà , ma potrebbe essere una cosa lunga…
- E voi signore, fate in modo che sia breve, e vi prometto che ve ne saremo grati.
- Ma di cosa parlavano Sua Maestà e il povero Marchese? – interrogò il mercante di Francia rivolto al pubblico nella taverna.
- Magari – sghignazzò un giovanotto della corporazione dei calderai - Sua Maestà aveva adocchiato una smorfiosa verginella cui desiderava insegnare le buone maniere…
- Ma no, ma no – s’indignò il mercante di Francia – siete pazzo! Sua Maestà è un gentiluomo! Al contrario, egli si stava informando con il marchese sullo stato di un teatro, residuo di tempi migliori, quando gli antenati di Noalles ricchi e potenti usavano far rappresentare, in casa propria, pieces e commedie per il diletto d’amici e parenti.
- E allora – protestarono in coro diversi avventori – perché tutti quei segreti…? Quel modo di parlare che non si capisce niente?
- Perché Sua Maestà , che è un fine letterato, amava far rappresentare le sue piccole invenzioni, nel teatro di corte, firmandole con uno pseudonimo o in totale anonimato, non volendo, per discrezione comparire in prima persona e costringere il pubblico a adularlo quand’anche lo spettacolo non fosse gradito.
- Figurarsi se quei signori lì non sapevano che dietro quelle cose che avete detto si nascondeva la mano del Re! – esclamò un tale che aveva l’aria di saperla lunga.
- Non posso darvi torto – convenne il Mercante – ma cosa volete, questo è il massimo che un sovrano può fare. E in ogni caso, una cosa è supporre, un’altra è sapere, non pare anche a voi, signore?
Il tale che la sapeva lunga scosse un poco il capo ma non ribatté e si rimise tranquillo a sedere su uno sgabello.
- Bene – continuò a raccontare il mercante – Sua Maestà aveva acconsentito a fermarsi dai Noalles proprio in virtù di quel teatrino, ricavato in un’ala del castello, come gli aveva rivelato il suo fidato scudiero Henri Coiffier de Cinq Mars. E avendo in animo di farvi rappresentare una sua breve composizione, per il diletto della regale consorte e dei nobili del seguito, aveva sollecitato il marchese a far di tutto per ripristinarlo al più presto senza badare a spese fidando soprattutto su un suo generoso contributo. Non solo, però…
Qui il Marchese si arrestò con aria un po’ imbarazzata.
- E allora? - Urlarono in molti nella taverna. – continua, vogliamo sapere il seguito della storia.
Ma il mercante sembrava perplesso, cercava le parole.
- Ti decidi, oppure, no? -Chiese il tale che la sapeva lunga – se non parli vuol dire che sotto sotto c’è qualcosa di poco chiaro – aggiunse con l’aria di chi ha appena scoperto qualche trucco.
- è che Sua Maestà – replicò il Mercante – effettivamente – e qui rallentò con circospezione – insomma, Sua Maestà aveva notato tra gli abitanti del castello una deliziosa giovanetta…
- Ah! – urlò trionfante quello che la sapeva lunga – avete visto? Avevo ragione io di dubitare di tanta generosità . I potenti si comportano sempre come tali.
- Non il nostro cattolicissimo Re Filippo! – insorse l’uomo barbuto che aveva raccontato la vicenda del Alcalde di Zalameta – anzi lui ha mandato a morte il nobile che si era approfittato della giovane figliola.
- Quelle sono solo storie che si raccontano per confondere la povera gente! – insorsero in tanti.
- Ma per favore, per favore!
Urlava senza sosta il povero mercante cercando di riprendere il controllo di quella scalmanata assemblea.
Finalmente dopo vari battibecchi qualcuno urlò più forte degli altri essendo interessato al seguito del racconto. E il mercante poté riprendere la narrazione.
- Eh! Amici miei, voi pensate male e ingiustamente, Sua Maestà era interessato alla giovanetta solo per farle interpretare una parte nella commedia, quella della pastorella che ha il compito di spiegare al pubblico i vari passaggi della storia. Il nostro sovrano pensava giustamente che una così incantevole creatura con indosso un costume che n’avesse esaltato la freschezza e il candore, non avrebbe potuto non commuovere il pubblico. Sfortunatamente, il Marchese di Noalles, che assieme a sua moglie, avevano adottato la giovanetta, italiana di nascita, quando era ancora in fasce, non ebbe il coraggio di deludere Re Luigi nelle sue aspettative, informandolo che la ragazza era, come dire, un po’ tocca, un po’ tonta, insomma.
A quelle parole, nella taverna, tutti si fecero attenti, intuendo che il racconto stava per prendere una piega drammatica. E, infatti…
- Sua Maestà incaricò il commediografo di corte di allestire lo spettacolo suggerendogli in particolare di assegnare il ruolo della pastorella a Reginetta, così si chiamava la sfortunata fanciulla.
La commedia, com’è d’uso nei nostri teatri in terra di Francia, si rifaceva ad un’antica storia romana: l’oltraggio e il suicidio di Lucrezia. Tutto avveniva ai tempi di Tarquinio il Superbo, il cui figlio, Tarquinio Sesto, invaghitosi della bella matrona, approfittando dell’assenza del marito, impegnato nella guerra contro i Rutuli all’assedio della città d’Ardea, brigò per sorprenderla da sola in casa e usarle brutalmente violenza. La poveretta, violata nel corpo quanto nello spirito, non tollerando di sentirsi disonorata di fronte all’amato consorte pose fine alla propria trista vicenda con un colpo di pugnale in pieno petto.
Tuttavia Sua Maestà aveva pensato di modificare il dramma per trasformarlo in una commedia a lieto fine. Aveva, infatti, riscritto l’epilogo, consentendo al marito di Lucrezia, Lucio Tarquinio Collatino, di giungere appena in tempo per impedire al figlio di Tarquinio il Superbo di attuare il turpe progetto.
E così il commediografo di corte con tutti gli assistenti ebbero appena due giorni per imbastire i due atti di cui era composta l’opera di Sua Maestà , sebbene come detto, in anonimato. Il marchese di Noalles intanto, arruolando tutti gli operai disponibili nelle contrade limitrofe alla sua proprietà , riuscì a compiere il miracolo di rendere presentabile e funzionante il famoso teatro. Furono due giorni che proprio non vi dico. Fu tutto un correre di muratori, falegnami, ebanisti, stuccatori, pittori, decoratori, sarti e parrucchieri, ma alla fine il prezioso teatrino tutto rivestito di legno dorato apparve davvero degno della presenza di un sovrano.
Qui il Mercante di Francia, si arrestò nuovamente chinando il capo pensieroso.
- E su! Forza – lo incoraggiarono gli avventori della taverna – vogliamo sapere come finisce la storia!
- Ma la storia si complica – riprese a dire il mercante – perché nonostante tutti gli insegnamenti che il commediografo di corte cercava d’impartire alla povera Reginetta, costei…costei, insomma non riusciva proprio ad imparare la parte. Vi ho già detto che era un poco tonta, no?
Il commediografo fece l’impossibile, utilizzando tutti i trucchi del suo mestiere, ma che volete amici miei, la poveretta, proprio non riusciva a tenere a mente tre parole su quattro.
- E allora? Esclamarono tutti all’unisono nella taverna.
- E allora si giunse alla sera della recita sperando in un miracolo.
- E il miracolo avvenne?
- Avvenne il peggio signori miei.
- Il peggio? E che avvenne?
- Per la verità bisogna dire che quando la figliola apparve sul palcoscenico davvero suscitò una viva emozione tra il pubblico. Sua Maestà la Regina sorrise di compiacimento e Re Luigi approvò con un lieve cenno del capo. La ragazza, come dicevo, era incantevole. Purtroppo appena la musica cessò per consentirle di recitare i primi versi con i quali di solito si salutano e si riveriscono i sovrani, restò muta guardandosi intorno smarrita. Solo dopo sonori suggerimenti, cominciò a balbettare malamente qualche sconnessa parola. Intanto il pubblico non avvezzo ad uno spettacolo così inconsueto cominciò ad occhieggiare di qua e di là credendo a qualche buffa trovata, a qualche comica macchinazione.
Ma Reginetta stava sempre lì sul palcoscenico provando e riprovando a mettere in fila quei pochi versi che non riusciva a ricordare.
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