Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente 31
di Ruggero Scarponi
-Come la Bella Manshay aiutata dalla fedele Nazira raggiunge la paterna casa di Shamor
In quei giorni festivi, essendo stati rimossi molti sbarramenti nei quartieri periferici, la Bella Manshay pensò di tornare alla casa paterna che era posta dall’altra parte della città. Per questo si consultò con la fedele Nazira che la scongiurò di farsi accompagnare da uomini fidati che l’avrebbero difesa in caso di pericolo. Così parlò la Bella Manshay a Nazira.- Amica mia, come apprezzo la tua preoccupazione per me! Ma oggi, nel giorno di quashem, tutte le famiglie sono riunite per godere la festa. Dunque non potrei distogliere Amin oppure Quemosh o anche Bashir dalle loro sorelle che vanno promesse. Ma se tu mi aiuterai, riuscirò a raggiungere la casa di Shamor, senza pericolo.- Questo disse con un sorriso vagamente malizioso la Bella Manshay. E Nazira piegò il capo in segno di ubbidienza. Poi s’incaricò di procurare, alla sua padrona, degli abiti adatti a raggiungere la meta senza destare sospetti. Quando fu l’alba la Bella Manshay abbracciata la fedele Nazira la salutò dicendo.- Nazira gli dei che leggono senza fatica nel cuore degli uomini sanno bene quanto io ti sia debitrice nelle cose del mondo e nello spirito. Possa la dea Belt riunirci un giorno come compagne sorelle. Io ora vado alla casa di Shamor dove spero di ritrovare i miei parenti che da tempo un’oscura inquietudine opprime il mio spirito. Di te, amica mia, serberò sempre il più caro ricordo - Così la Bella Manshay si accomiatò da Nazira, pregandola di tacere la sua partenza fino al culmine del giorno.
Allora, presa la strada che dal tempio Karashan mena verso l’alberato Shamir, percorse di buon passo gli antichi quartieri della Menak e dell’ Uptadish. Ma già in quelle prime ore del mattino la Bella Manshay, abbigliata con abiti militari, per non attirare l’attenzione dei malintenzionati comprese come Shawrandall fosse duramente colpita dalla guerra.
Ovunque, a dispetto dell’apparente normalità di vita, si notavano segni di devastazioni e saccheggi malamente celati per non influire sul morale della popolazione. Nonostante l’impegno che il Consiglio degli Anziani aveva profuso, disordine e sporcizia deturpavano strade e piazze un tempo operose e ridenti. Un esercito di vagabondi composto di bambini in tenera età e di vecchi privi delle forze per essere destinati al lavoro o alla difesa, vittime innocenti di sopraffazioni e angherie, bivaccava nei vicoli cercando un riparo qualsiasi e lucrando qualche stirata elemosina. Avvicinandosi ai quartieri mercantili, di nuovo comparvero gli sbarramenti militari. Qui le strade erano mantenute pulite e la vita sembrava procedere come se nulla fosse. Donne in abiti eleganti accompagnate da servitori si intrattenevano nelle piazze, sotto i portici o presso qualche bottega a parlare del quashem, della festa e dei dolci da realizzare per i promessi in quel tempo del Narfur. Ma anche in questi quartieri, di tanto in tanto, una via sbarrata faceva precipitare gli animi sereni nell’angoscia, ché il morbo doveva aver portato la morte in qualche casa. Allora si vedevano soldati impedire il passaggio e le fiamme che divorando le abitazioni degli sventurati si sperava contrastassero il contagio.
Con l’animo turbato da mesti pensieri la Bella Manshay raggiunse l’alberato Shamir, il bosco che al centro della città di Shawrandall da sempre ne costituiva un piacevole luogo di riposo e frescura, durante le roventi decadi estive. Ma a causa della grave ferita che gli era stata inferta, apparve desolato, alla Bella Manshay. Per far fronte alle esigenze belliche, infatti, la maggior parte degli alberi secolari che lo ricoprivano erano stati abbattuti. Allora la Bella Manshay nel vedere così oltraggiata la sua bella città ebbe un impeto di rabbia e gemendo si abbandonò al pianto. Ma subito si riprese e subito dopo giurò a sé stessa che avrebbe immolato la sua vita per difendere la città. Correndo come il vento giunse infine alla porta della sua vecchia casa. Represse la commozione e bussò alcuni colpi. Venne ad aprire la serva Shazine che all’apparire di quello che scambiò per un militare fu presa da grande timore e con grande strepito si mise a chiamare il padrone della casa. Venne l’anziano padre della Bella Manshay seguito dai figli e dai servi e ordinò che si facesse entrare il soldato per ascoltare la sua ambasciata.
Allora la Bella Manshay entrò finalmente nella casa da cui da troppo tempo mancava. E tra lo stupore generale si inginocchiò di fronte all’anziano genitore. Dopo un momento di silenzio con le due mani si tolse l’elmo che ne nascondeva il viso e così parlò. - Padre ecco tua figlia Manshay, riprendila nel seno della tua casa ché te lo chiede per la sacra prediletta tra tutti gli dei Naor. Ella umilmente si prostra alla tua paterna potestà. Accoglimi, Padre e se lo vorrai sarò serva nella tua casa. - Queste parole disse fieramente la Bella Manshay mentre all’anziano genitore si empivano gli occhi di lacrime.