#346 - 17 febbraio 2024
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 OTTOBRE quando lascerà  il posto al n. 369. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora per voi : AMICI DEGLI ANIMALI - Vivisezione: Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni (A. Einstein) - Grandezza morale e progresso di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali (Gandhi) - La compassione e l'empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa avere (C. Darwin) - Fintanto che l'uomo continuerà a massacrare gli animali non conoscerà  ne salute, ne pace (Pitagora) - Tra tutti gli animali l'uomo è il più crudele. E' l'unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo (M Twain) - A forza di sterminare animali si è capito che anche sopprimere uomini non richiedeva grande sforzo ( E.da Rotterdam) . -
Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 29

di Ruggero Scarponi

-La giovane cortigiana viene rapita dai mercanti di yebbaq

Proprio in quei giorni, che sembravano scorrere tranquilli, avvenne che la giovane cortigiana mentre si recava con la sua amica Nazira ad acquistare stoffe per cucire l’abito del giorno di quashem fu vista e riconosciuta dai mercanti che nella locanda vicino al pozzo di yebbaq l’avrebbero acquistata come schiava, se non fosse intervenuto Amin a liberarla. I mercanti non avevano digerito la perdita di quel buon affare e pensarono di rapirla per farne poi un proficuo mercato presso qualche taverna. Presero quindi a seguirla, senza farsi scorgere, ad opportuna distanza.
Quando le due ragazze entrarono nel quartiere Nor preso la via Koer, per visitare le più rinomate botteghe di tessuti, approfittando della folla, riuscirono, i malfattori, a interporsi tra loro e secondo un piano prestabilito, spinsero la giovane cortigiana nel buio di un androne per legarla e imbavagliarla. Mentre Nazira cercava disperatamente la sua compagna, i mercanti, utilizzando un’uscita secondaria, sortirono dal quartiere Nor diretti alla taverna dei Rajà, nei pressi del tempio Karashan dove avevano preso dimora. Nazira non poteva darsi pace per aver smarrito la giovane compagna e si dette a cercare dovunque, purtroppo, senza esito alcuno. Sul far del tramonto rientrò al palazzo di Yabel, in lacrime e raccontò quanto era accaduto. Quemosh che amava la giovane cortigiana decise di recarsi insieme a Yabel presso il comandante della guarnigione per denunciare il fatto.

L’ufficiale ascoltò con condiscendenza il racconto e fu solo per riguardo a Yabel che si astenne dal cacciare in malo modo quell’uomo che veniva a chiedere aiuto per rintracciare una semplice cortigiana quando il nemico era alle porte. Tuttavia promise di diramare l’informazione a tutte le sentinelle militari e che se la fanciulla era viva, da qualche parte in città, di sicuro l’avrebbero trovata. Ma Quemosh, uscito dal corpo di guardia, non era per nulla persuaso che l’ufficiale avrebbe mantenuto l’impegno e pregò Yabel di convocare i Karmashem ossia i capi-famiglia devoti alla dea Naor che si riunivano tutti i giorni di mak-udmash per pregare la dea e conferire con il Gran Sacerdote e il suo pta-nurim. I devoti Karmashem erano sparsi per tutta la città di Shawrandall e forse qualcuno avrebbe potuto scorgere qualche utile indizio. Intanto Quemosh aiutato da suo fratello Bashir prese a percorrere le vie della città fin dove era consentito. In quei giorni di Narfur, infatti, non essendoci operazioni militari in corso, per favorire il clima festivo, erano stati rimossi molti sbarramenti militari sì che si potesse passeggiare come in tempo di pace. Ma proprio allora il Principe Jalabar, in gran segreto, aveva deciso di sferrare l’attacco, contando di cogliere il nemico di sorpresa. Una grande armata era stata addossata al vallo di legno e un’immane quantità di proiettili era a disposizione delle baliste e delle catapulte sulle piazzeforti. L’onorevole città di Shawrandall avrebbe conosciuto una pioggia, per la prima volta nella sua storia, come mai si era abbattuta su di essa. Una pioggia mortale che avrebbe spento la festa e aperto il cuore dei suoi cittadini al dolore.
Come sarebbe stato scritto e tramandato per innumerevoli anni.

-Per il tempo del Narfur la dea Belt si fa ancella della sua ancella Shaliran

Volle allora la dea Belt compiacersi di farsi ancella di Shaliran, la sua prediletta, per acconciarla degnamente e prepararla all’ incontro con l’amato Yabel. Infatti, con materna dedizione l’accolse sul suo grembo. Poi prese a passarle le dita di purissima aria tra le ciocche dei lunghi capelli per renderle gradita la pettinatura. Volle ancora, la dea, inondarli con il tenue sospiro profumato sì da renderli morbidi e fluenti come mai nessun balsamo avrebbe potuto. Allora Belt accostò la sua gota a quelle di Shaliran per levigarle e renderle lucenti mentre le mani divine sfioravano gli occhi della prediletta donando lo splendore luminoso della luce degli infiniti orizzonti. Bella appariva Shaliran alla dea e se ne compiacque. E Shaliran presa da mistica estasi con Belt disciolse il suo spirito nel profondo abisso divino pervaso d’infinita beatitudine. E volle, la dea Belt, disciogliere la sua divina natura nella piccola anima di Shaliran attingendone la devota purezza come da specchio immacolato. Poi come ancella servizievole si compiacque di prevenirne i comandi recandole il bagno profumato e le creme e i balsami e le belle vesti e i calzari di morbidissime fibre intrecciate. Come esultava la dea della gioia innocente nel cuore di Shaliran e della sua ansia nell’ attesa dell’incontro con l’amato. Bella tra le belle la volle per Yabel e così, presala per mano, senza essere vista dai mortali, da lui la condusse perché per lui svelasse finalmente lo shalman, il velo delle fanciulle e con un lembo impreziosito dal bacio del virgineo pudore, ne toccasse il cuore e la mente.

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