Cuore
di Dante Fasciolo
Svegliarsi di colpo nella notte
con un affanno soffocante alla gola
per un vago sogno, probabile incubo,
e sentire forte il battito del cuore
e accorgersi di una manifestazione di vita
di un organo taciturno nella norma.
Lo evochiamo più volte in occasioni
di gioia, di felice incontro, di ricordo…
e a volte sentiamo il suo richiamo fisico;
ma lo ricacciamo al suo posto
spesso dimenticando perfino
che è il motore stesso della nostra vita.
A pensarci bene, non mancano di certo
le occasioni in cui sarebbe opportuno
richiamarlo alla nostra attenzione
e renderlo partecipe delle emozioni
che nello scorrere dei giorni
si inseguono e si accavallano.
E gridare: Tu cuor mio, perche non batti forte
e non scuoti i miei pensieri,
e non accompagni la mia rabbia
oltre il confine dell’incubo che inghiotte
le mie notti, oltre l’impotenza dei giorni,
oltre la giostra dell’esistenza?
L’uomo d’oggi non ti interpella più:
vive nelle trincee di morte, dentro carri di ferro,
stringe al petto fucili…come figli,
spinge avanti, tra le macerie, la sua paura,
lascia dietro storia, pace e giustizia…
scoppi e fuoco affondano nel buio.
Il cuore batte ancora? Si, batte,
lo senti, sempre più debole la sua voce,
aspetta il nuovo incubo alla luce dell’alba.