Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 26
di Ruggero Scarponi
-I vagabondi di Shawrandall
Usciti che furono all’aperto, Amin e i suoi si incamminarono in uno stretto vicolo senza sapere in quale parte della città si trovavano. Ben presto però la loro presenza fu notata da alcuni vagabondi che li scambiarono per ricchi possidenti a causa delle loro vesti, simili a quelle dei mercanti. Allora li circondarono implorando un’elemosina o del cibo. Amin comprese ciò che stava avvenendo nella città.
E subito avvertì i suoi compagni di restare uniti e di fare scudo alle donne per impedire che qualche malintenzionato osasse importunarle. Ma la turba dei vagabondi richiamata dal clamore levatosi nel vicolo aumentava di minuto in minuto divenendo sempre più minacciosa. Amin aveva sguainato l’affilata lama con la quale aveva ucciso l’orso e con occhi di fuoco ammoniva i vagabondi a non avvicinarsi che li avrebbe uccisi senza indugio. Allora dalla turba si alzarono urla e imprecazioni all’indirizzo di Amin che insieme ai fratelli si era messo a difesa delle donne. Qualcuno dalla folla disse che non erano cittadini di Shawrandall e che sicuramente dovevano nascondere denari e oggetti preziosi. E così dicendo incitava quelli della prima fila ad assalirli. Amin, senza darlo a vedere, cercava una possibile via di fuga. Ma dovette ammettere che oramai erano circondati da ogni lato mentre la folla continuava ad aumentare e a lanciare invettive. Comprese, infine, che da un momento all’altro sarebbero stati assaliti. Infatti, iniziò una fitta sassaiola nei loro confronti, ma proprio allora si udirono avvicinarsi i passi cadenzati di un drappello di soldati e un susseguirsi di ordini secchi e squilli di tromba. La folla ondeggiò smarrita. Fino ad allora i soldati non si erano mai preoccupati di far rispettare l’ordine nei quartieri più poveri della città per mantenere sicure, invece, le grandi strade e i ricchi quartieri residenziali.
Dalla turba qualcuno gridò che gli arcieri stavano per scoccare le frecce mentre altri soldati, con scudi e lance, si preparavano a contrastare la folla. I vagabondi furono presi dalla collera per essere stati interrotti in quella che ritenevano una proficua razzia e si rivolsero contro i militari brandendo qualsiasi cosa potesse servire loro come arma. Dapprima iniziarono a scagliare pietre. Ma i soldati, ben addestrati, si difesero efficacemente con gli scudi. Per contro gli arcieri lasciarono partire una salva di frecce che fece molte vittime tra la folla. Allora alcuni dei vagabondi in preda al furore si lanciarono come belve contro i soldati. Fu in quel momento che il comandante delle truppe ordinò ai suoi di abbassare le lance. Fu una carneficina. Molti di quei disgraziati si trovarono infilzati sulle micidiali punte. Intanto, gli arcieri, continuavano a scagliare frecce contribuendo non poco a diradare i ranghi dei vagabondi.
Amin e i suoi furono tratti in salvo dai soldati che pensando fossero cittadini di Shawrandall, prestarono loro soccorso, fino a condurli fuori dai vicoli. La Bella Manshay, appena scampata al pericolo, non resistette e volle chiedere della sua famiglia e della sua casa. Ma il comandante rispose che da quel punto non era possibile raggiungere la casa di Shamor, trovandosi dall’altra parte della città e per la quale era consentito il transito solo ai militari. Kalina si avvicinò ad Amin e disse. - Fratello non lontano da qui dovrebbe trovarsi il tempio Karashan, chiediamo a questi soldati di condurci fin là dove potremo riabbracciare le nostre sorelle. - Amin guardò Kalina e rispose. - Amata Kalina…- ma vedendo che la sorella aveva abbassato il volto, coperto di un ingenuo rossore, si interruppe e con un sorriso condiscendente e un po’ malizioso disse, - e sia, ci faremo condurre come vuoi tu al tempio Karashan. - Kalina allora alzò di nuovo il viso e trattenendo a stento il sorriso, con gli occhi lanciò uno sguardo pieno riconoscenza per il fratello che così bene aveva penetrato il suo cuore. Ma proprio in quel momento la giovane fanciulla si avvide che poco distante, un bambino, che forse nella confusione del combattimento aveva perso la propria mamma, giaceva ai margini della via in preda al pianto. Fece per recarsi verso di lui ma un soldato le sbarrò il passo. Kalina interrogò l’uomo con lo sguardo e quello le fece cenno di rivolgersi al comandante. - Perché mai, - chiese Kalina, all’ufficiale - impedite che si rechi soccorso al quel bambino in pianto. - Non avvicinarti, donna, - rispose l’ufficiale, - quel bambino porta i segni di un morbo che da qualche giorno è apparso nella città. E’ un morbo mortale e di sicuro quel fanciullo ha perso i suoi genitori dello stesso male.
Dobbiamo ritirarci subito da questo quartiere e darlo alle fiamme per scongiurare il contagio. - Così dicendo diede gli ordini alla truppa, e gli arcieri incoccate le frecce incendiarie, iniziarono un fitto lancio sulle povere case circostanti. Ma la dea Belt che aveva letto nel cuore della sua prediletta la condusse per mano senza essere vista dai mortali fino al piccolo abbandonato. Kalina lo prese tra le braccia e la dea Belt per compiacerla volle sanarlo in modo che la sua Shaliran potesse portarlo con sé al tempio Karashan dove i sacerdoti lo avrebbero accudito, sfamato e affidato a qualche buona madre in grado di tenerlo presso la sua casa. Infatti, il Consiglio degli Anziani, aveva emanato degli ordini straordinari per affrontare la grave situazione che si era creata con l’enorme afflusso di vagabondi dalle città vicine e dalle campagne.
Era stato decretato che la truppa dovesse mantenere l’ordine in tutta la città in modo che la popolazione potesse di nuovo scendere in strada per le necessità quotidiane. Inoltre era stato ordinato di procedere all’arruolamento forzato di uomini tra i quindici e i sessant’anni di età, anche tra i vagabondi, per aumentare i ranghi dei difensori sulle mura, mentre alle donne era stata affidata la fabbricazione di frecce e proiettili utili per la difesa Ai sacerdoti del tempio, invece, aiutati dalle vestali consacrate, era stato affidato l’incarico di provvedere alla distribuzione gratuita di cibo per alleviare il disagio dei molti poveri radunati nella città e di provvedere alla cura dei malati, degli orfani e delle vedove.
In questo modo la città di Shawrandall si stava preparando ad affrontare i più difficili tempi della sua storia, fuori, stretta d’assedio da un esercito nemico e dentro, rosa da un morbo mortale. Così sarebbe stato scritto e tramandato per innumerevoli anni.