Solo l’artista che ha lasciato er segno
sarà presente ner presente d’ogni tempo.
Lo Spoon River di una generazione
sul viale del tramonto in ricordo di
Gigi Proietti
data di nascita: sabato 2 novembre 1940
data della morte: lunedì 2 novembre 2020
di Angelo Zito
Quante figure hanno attraversato i nostri anni, persone
che hanno un posto nei ricordi e che vedo sbiadite nei
contorni. Gigi tu hai dato spessore al nostro anonimato e
nella tua figura abbiamo visto riflessi i nostri percorsi.
Il nostro primo regista Guido Mazzella, mite e paziente,
sempre con la sua agenda piena di foglietti e di indirizzi.
Riapriva il Teatro Ateneo della Sapienza era il 1960 e si
selezionavano universitari per formare la Compagnia del
Teatro. Rivedo a distanza col velo del tempo alcune delle facce
di allora: Rino Sudano, Leo de Berardinis che con Perla
Peragallo avrebbe formato il suo Teatro di Marigliano,
Ivelise Ghione col suo musetto impertinente e spiritoso,
tutti ne eravamo un po’ innamorati, Gimmi Gazzolo che
sfuggiva alla fama del padre Lauro e del fratello Nando. Oggi l’ho ritrovato a recitare superbamente un testo
scritto da Guido Mazzella che continua a fare teatro da
gagliardo novantenne. E Anna Mazzamauro, la tua prima fidanzatina e Tonino
Calenda, l’intellettualle del gruppo, che avrebbe
continuato la carriera di regista con grande fortuna.
Eravamo tutti meravigliati che tu Gigi cantavi allora in
un localino sul Tevere, il New River Garden.
Le nostre
ambizioni di ventenni non avevano limiti e i sogni
sconfinavano verso un futuro sconosciuto.E poi la prima esperienza nel Teatro che conta. “Il miles
gloriosus “ con la regia di Giulio Pacuvio e li venimmo a
contatto con Glauco Mauri, Arnoldo Foà, Camillo
Pilotto, Giusi Raspani Dandolo, la storia del Teatro, e
Sandro Merli e Armando Bandini e pigliavano più
consistenza le nostre ambizioni. Sulle musiche di Roman
Vlad e guidati da un mimo coreografo e grande regista,
Giancarlo Cobelli, davamo vita sulla scena alle figure di
contorno del Miles.
Ostia antica il primo palcoscenico e poi in tournée, Pisa
e Firenze.
Ci siamo poi ritrovati al Teatro dei 101 ad affrontare
Apollinaire e Picasso in due testi che Calenda portò sulla
scena di un teatrino d’avanguardia romano.
Da lì poi ognuno ha preso la sua strada. E ci siamo persi,
capita così nella vita e inevitabilmente non ci
ritroveremo più, sarà solo nel ricordo di una stagione del
nostro tempo che abbiamo vissuto e che volevamo
riempire di contenuti.
Solo questo modesto Spoon river accompagnerà il nostro viale del tramonto tracciato dal segno che tu hai lasciato.
La cressidra - la pietà der tempo
Er tempo tiello a mente nun se ferma
cià la pila che se carica da sola
e si rimani addietro nun t’aspetta
cammina mejo d’un cavallo trottatore.
La mente dell’omo è come er mare
mó c’è bonaccia e mó viene tempesta
er bene e er male cianno l’istesso sangue
sò fij de la medesima capoccia
er giusto ammischiato assieme ar farso
l’acqua cor sangue e la ciccia accosto all’osso .
E intanto er tempo lavora
e come un frullatore universale
stritola sfragne rompe li contrasti
e ar fine in quela sabbia fina fina
se fa giustizia der peccato origginale
Pare che la cressidra segni er tempo
e invece pietosa è ‘na sentenza che
passa per quer bucetto piano piano
nun assorve, nun condanna, nun c’è appello
Te lascia solo sfarinato nell’obblio.
Solo l’artista che ha lasciato er segno
sarà presente ner presente d’ogni tempo.