#337 - 7 ottobre 2023
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Storia

Note sulla
Memoria dei Giorni

Vittorio Alfieri: Figura di primo piano dell'illuminismo italiano, con il suo spirito inquieto e avverso ad ogni forma di tirannia fu un precursore del Romanticismo e un mirabile esempio per numerosi letterati, su tutti Ugo Foscolo.
Nato ad Asti e morto a Firenze nel 1803, Alfieri visse un'intensa attività letteraria alternando l'attività di drammaturgo a quella di poeta e trattatista politico. Autore di ventidue tragedie (compresa "Cleopatra", che poi fu ripudiata dall'autore stesso) in endecasillabi sciolti (seguendo il concetto di unità aristotelica), scrisse, tra le altre, 17 satire, sei commedie, cinque prose politiche e una raccolta di Rime.
Ardente sostenitore della libertà ideale, si pose sempre contro la tirannide e contro tutto ciò che impedisce la realizzazione totale di sé ed ostacola l'agire per l'affermazione di sé.

Disastro del Vajont: È un tranquillo mercoledì autunnale a Longarone, piccolo centro della valle del Vajont (nel bellunese), con tutti gli abitanti raccolti nelle case e nei bar davanti alla TV, per il match di Coppa dei Campioni tra il grande Real Madrid di Puskas e Di Stefano e gli scozzesi dei Glasgow Rangers.
Passate le 22 succede qualcosa 200 metri più su che mette in allarme il guardiano della diga: un pezzo del Monte Toc sta franando, ma nessuna comunicazione arriva a valle. Le lancette segnano un quarto alle 23 e un sordo boato scuote la tranquillità delle popolazioni locali. In pochi attimi una fiumana di fango e detriti si abbatte sui centri abitati di Longarone, Erto e Casso cancellandoli e trascinando corpi e cose per decine di metri.
Duemila le vittime di quella che nei giorni successivi si profilerà come una tragedia annunciata, fatta di dati occultati, perizie abbandonate nei cassetti, voci e denunce di giornalisti e cittadini colpevolmente ignorate.
La diga costruita alla fine degli anni Cinquanta dalla SADE, uno dei colossi elettrici più potenti e influenti dell'epoca, si era rivelata un progetto folle fin dai rilievi effettuati prima dell'inizio dei lavori. Tuttavia che quel terreno fosse franoso i contadini della valle lo sapevano da sempre.
Emblematico il caso di una perizia in cui veniva simulato l'effetto di una frana sulla diga: non era mai arrivata al Ministero dei Lavori Pubblici e l'autore, Lorenzo Rizzato dell’istituto d'idraulica di Padova, la recupererà dal cassetto il giorno dopo la tragedia, consegnandola alla stampa.
Il processo farà emergere la triste verità di omissioni e complicità tra impresa, funzionari pubblici e periti, concludendosi con la condanna a 21 anni di galera per tutti gli imputati (uno si suiciderà prima del verdetto). Alla tragedia saranno dedicati due film nel 1997 e nel 2001.

Giuseppe Verdi: Nato a Roncole Verdi (frazione di Busseto, in provincia di Parma) e morto a Milano nel 1901. È stato uno dei più grandi compositori di sempre, autore di melodrammi famosi in tutto il mondo.
Pur provenendo da una famiglia umile e disagiata, Giuseppe Verdi riuscì ad intraprendere la carriera che desiderava. Eletto deputato nel primo Parlamento dell'Italia Unita, il carattere schivo e timido lo portò a condurre una vita semplice.
Il "cigno di Busseto" (come viene ricordato) compose moltissime opere, ancora oggi eseguite nei templi della lirica mondiale, su tutte l'Aida e il Nabucco, di cui fa parte il celebre coro del Va, pensiero, divenuto un inno di liberazione durante il Risorgimento e tuttora eseguito insieme all'inno di Mameli in alcune occasioni ufficiali.

Colombo scopre l’America: Una data che cambiò la storia. Dopo aver navigato per circa 33 giorni (e dopo aver sostato un mese all'isola di La Gomera, per riparazioni alle imbarcazioni) e convinto di fare rotta verso le Indie, Cristoforo Colombo approdò in un nuovo continente che più tardi prese il nome di America, in onore di Amerigo Vespucci.
In questa data il navigatore genovese, partito da Palos il 3 agosto del 1492 con tre caravelle (Nina, Pinta e Santa Maria), non toccò precisamente la parte continentale ma un'isola dell'attuale America Centrale, che lui stesso battezzò San Salvador.
La nuova terra fu avvistata dal marinaio Rodrigo de Triana verso le 2 di notte ma per lo sbarco si aspettò dopo l’alba. In questo primo viaggio toccò anche le coste di Cuba e Haiti.
Accolto con tutti gli onori al ritorno in Spagna, Colombo compì altri tre viaggi verso le Americhe ma con meno risultati del primo, finendo in rovina e perdendo la considerazione dei reali di Spagna, Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia, che avevano finanziato la sua impresa.
Questa data viene comunemente fatta coincidere con la scoperta dell’America e celebrata dal 1869 nella ricorrenza del Columbus Day, che cade il secondo lunedì di ottobre. Istituita come festa nazionale dal Presidente Roosevelt, il Columbus Day è molto sentito dagli italoamericani, orgogliosi del fatto che sia stato un italiano a scoprire il continente americano.

Eugenio Montale: Annoverato tra i grandi poeti del Novecento europeo, Eugenio Montale lasciò una grande eredità letteraria tra poesia, prosa e giornalismo. Nato a Genova e scomparso a Milano nel 1981, fu il quarto italiano a vincere il Nobel per la Letteratura (nel 1975).
Diplomato in ragioneria e appassionato di canto lirico, si avvicinò alla poesia da autodidatta, leggendo Dante, Petrarca, Boccaccio e D'Annunzio e aderendo al simbolismo letterario. Tra le principali raccolte vi sono Ossi di seppia (1925) e "Le occasioni" (1939).
Antifascista convinto, dal 1948 iniziò a collaborare per il Corriere della sera, scrivendo di letteratura straniera e di critica letteraria. Nominato "senatore a vita" nel 1967, otto anni dopo fu premiato dall'Accademia svedese con il massimo riconoscimento per uno scrittore, «per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni».

Scoppia la crisi dei missili di Cuba: Per due settimane il mondo restò col fiato sospeso temendo di essere alla vigilia di una guerra nucleare. A fronteggiarsi le due superpotenze, Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, spalleggiate dai rispettivi "blocchi" d'influenza.
Teatro della contesa fu la Cuba di Fidel Castro, entrata nella black list dell'amministrazione americana, in seguito al crescente consolidamento dei rapporti commerciali con l'URSS. Di contro, il fallito tentativo di invadere l'isola (ricordato dalle cronache storiche come lo "Sbarco nella baia dei Porci") aveva spinto quest'ultima a rafforzarsi militarmente.
Il casus belli scoppiò il 14 ottobre del 1962, quando un aereo spia americano U2 fornì le prove fotografiche che i sovietici stavano installando delle basi missilistiche a Cuba, posizionate in direzione degli USA.
Ne scaturì una guerra di nervi, a colpi di dichiarazioni dei due presidenti John Fitzgerald Kennedy e Nikita Krusciov, sfociata nel blocco navale imposto dagli USA. Le pressioni della diplomazia internazionale e l'intervento accorato di papa Giovanni XXIII favorirono la distensione e il raggiungimento di un accordo tra le parti, basato sulla rimozione dei missili a Cuba e sullo smantellamento di quelli statunitensi in Turchia.
Ricordato al cinema dal film "Thirteen Days" (2000), con protagonista Kevin Costner, l'episodio segnò uno spartiacque nei rapporti tra le due superpotenze, favorendo l'istituzione di una linea telefonica diretta tra i due presidenti, denominata linea rossa.

Esce al cinema "Il grande dittatore" di Chaplin: «Mi dispiace, ma io non voglio fare l'Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti.»
È l'incipit del discorso all'umanità che chiude Il grande dittatore, sublime capolavoro firmato da Charlie Chaplin che debuttò nelle sale americane il 15 ottobre del 1940. La storia è quella di un barbiere ebreo che, dopo aver perso la memoria in un'azione eroica durante la Prima guerra mondiale, si ritrova catapultato in una nuova fase storica che vede gli ebrei perseguitati dal dittatore di Tomania, Adenoid Hynkel (anch'esso interpretato da Chaplin).
Impossibile non cogliere in quest'ultimo la caricatura di Hitler, così come nel suo fido alleato Bonito Napoloni, è facile individuare un riferimento a Mussolini. Ciò che emerge è la maniera poetica e intelligente con cui la pellicola riesce a rappresentare in forma satirica uno dei momenti più drammatici della storia.
Premiato da incassi record e con cinque nomination agli Oscar, con esso Chaplin smise per la prima volta i panni di Charlot, il buffo e maldestro vagabondo che in oltre cento cortometraggi consegnò un esempio universale ai comici di ogni epoca. Tra questi c'è Roberto Benigni che, in omaggio al grande attore inglese, riprese ne "La vita è bella" il numero della divisa indossato dal protagonista de "Il grande dittatore".

Wojtyla è eletto Papa: «Anche non so se potrei bene spiegarmi nella vostra... la nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corrigerete!». Sono le prime parole da papa di Karol Wojtyla, eletto con il nome di Giovanni Paolo II.
È il 264° pontefice della Chiesa cattolica e anche il primo non italiano dal lontano 1523 (fine del pontificato di Adriano VI, olandese di origine). L’esito del Conclave, inaugurato il 14 ottobre, tiene col fiato sospeso una gremitissima piazza San Pietro, colorata di bandierine con i colori del Vaticano e di fazzoletti bianchi.
C’è grande attesa da parte dei fedeli e della stampa mondiale di conoscere il successore dello sfortunato Giovanni Paolo I, morto dopo solo 33 giorni di pontificato, tra sospetti e veleni. C’è bisogno di una personalità forte capace di affrontare il momento difficile sia all’interno della Chiesa, sia sul piano internazionale, dove regna un clima di guerra fredda tra l’Occidente e i regimi comunisti. C’è bisogno soprattutto di un uomo del dialogo.
Alle 17,17, dal camino collegato con la storica stufa della Cappella Sistina esce una fumata di colore bianco. I giochi sono fatti e subito iniziano a rincorrersi le voci su chi possa essere il nuovo Vescovo della Chiesa di Roma: il dubbio è tra il conservatore Giuseppe Siri e il progressista Giovanni Benelli.
Un’ora e mezza dopo, dalla loggia della Basilica di San Pietro si affaccia il cardinale protodiacono Pericle Felici che, con la storica formula dell’Habemus Papam, annuncia l’elezione di Wojtyla. Un nome talmente poco conosciuto che qualcuno arriva a credere che sia di origine africana.
Fin dal saluto, solitamente in silenzio, Giovanni Paolo II rompe con la tradizione salutando i fedeli con un breve discorso e inaugurando quel filone comunicativo che caratterizzerà il suo pontificato. Il 25 gennaio dell'anno seguente inizierà (direzione Santo Domingo, Messico e Bahamas) il primo di una lunga serie di viaggi apostolici, che lo porteranno a dialogare con le diplomazie e le culture di tutto il mondo.
L'attentato di cui sarà vittima, il 13 maggio del 1981, non ne frenerà l'azione di contrasto al comunismo e al capitalismo sfrenato, nondimeno la politica di dialogo interreligioso, a partire dalla storica visita alla sinagoga di Roma (primo pontefice dai tempi di San Pietro) nel 1986, dove si rivolgerà agli ebrei definendoli i «nostri fratelli maggiori». Su altri aspetti - contraccezione, aborto e omosessualità - sarà criticato per le sue posizioni conservatrici.
Dopo la morte, il 2 aprile 2005, sarà fatto beato dal suo successore Benedetto XVI e, il 27 aprile del 2014, sarà proclamato santo da papa Francesco.

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