Shaliran
18 - Il Piccolo fiore sorridente
di Ruggero Scarponi
- Come Yabel divenne sacerdote del tempio Karashan
Yabel fu condotto dalla città di Ugurud nel deserto di Kor fino alla città di Shawrandall per essere presentato al suo nuovo padrone, il gran sacerdote del tempio Karashan.
Quando il gran sacerdote lo ebbe dinanzi, dopo averlo osservato attentamente disse al suo aiutante che lo aveva acquistato sulla piazza della città del deserto - Egli è dunque il predestinato e bene hai fatto a pagare la somma, anche se molto grande, per averlo. La sua bellezza e finezza ne fanno un giovane degno del ruolo che dovrà assumere di fronte alla prediletta tra tutti gli dei, infatti, egli possiede il segno distintivo che lo rende bene accetto alla dea.
Per questo motivo saranno a lei graditi i sacrifici che offrirà in suo onore. Questo giovane dai capelli del colore del sole e dagli occhi di limpido cielo, impossibili da trovare presso la nostra gente, ci è stato inviato certamente dagli dei. Infatti, così dicono le scritture, uno di voi, con occhi di cielo e capelli della luce del sole, sia il prescelto a recare offerte alla sacra Naor, la prediletta tra tutti gli dei. Pur non essendo nato nella nostra terra, egli parla la nostra lingua e conosce le nostre usanze. Finalmente la sacra Naor sarà onorata secondo le scritture. E benigna accetterà le offerte che insistentemente il consiglio degli anziani invia per richiamare l’amorevole sguardo della dea sulla città di Shawrandall a causa della lunga guerra intrapresa ai lontani confini con i monti del Kebet che non fa che recare nefaste doglie e pianti di vedove e orfani.
Le nostre armate, più volte inviate, hanno conosciuto la disfatta e i nostri generali hanno dovuto piegare il capo e le ginocchia di fronte a un nemico che appare invincibile, il principe Jalabar. I suoi eserciti, se la sacra Naor non si degnerà di accogliere con materna condiscendenza la nostra preghiera, cingeranno ben presto d’assedio la nostra amata città, unica tra tutte le città a fregiarsi del titolo di onorevole. Ora, però, prepariamo il giovane per il cerimoniale. Che dalle sue mani la dea riceva onori e sacrifici in pegno eterno di fedeltà. - Così parlò il gran sacerdote del tempio Karashan mentre dava disposizioni per consacrare Yabel quale nuovo sha-uraz che significa, colui che reca i doni. Come primo atto Yabel venne reso libero e da uomo libero gli fu chiesto di accettare l’alto onore di donarsi alla sacra prediletta. Gli vennero lette le dodici prescrizioni sulle quali gli fu chiesto di sigillare con il giuramento il suo consenso. Poi venne abbigliato con l’abito cerimoniale e davanti a tutti i sacerdoti del tempio Karashan recitò i 23 salmi ispirati nell’antica lingua dei Rho, il popolo dei 4 fiumi universali, fondatore dell’onorevole città di Shawrandall. Fu poi presentato ai sette simulacri della dea così come era conosciuta in tutti gli angoli della sua terra e solo dopo che si fu purificato con le ceneri del legno di cedro e nell’acqua dell’ultima pioggia gli venne consegnata la stola immacolata per presentarsi nel recesso segreto, la cella ultima del tempio al cospetto della verosimigliante immagine della dea per pregarne il favore ed esserne ben accetto.
Dopo il sorgere del nuovo giorno, ricevuta la benedizione dal gran sacerdote, avrebbe sacrificato solennemente la prima vittima e in fine come formale accettazione del suo nuovo stato, di fronte a tutti i sacerdoti del tempio avrebbe pronunciato la promessa indissolubile. Tutti questi atti furono compiuti da Yabel che da quel giorno assunse il ruolo di sha-uraz, nonché pta-nurim, che significa, siede alla sua destra, come successore designato del gran sacerdote.
Mentre Yabel compiva il suo primo atto in onore della dea sacrificando un giovane agnello, le armate di suo padre il principe Jalabar sbaragliavano l’ultimo esercito di Shawrandall. Ora tra il principe e la città non c’era che l’arida distesa del deserto e le invitte mura dalle quali pieni di angoscia si affacciavano i cittadini per scorgere il temuto arrivo dei nemici.
- La bella Manshay viene presa prigioniera dai soldati del principe Jalabar
Nazhira, l’ancella della bella Manshay, chiese ospitalità a suo cugino Hassan. Questi, che una volta, tanto tempo prima, avrebbe desiderato chiederla in moglie, prima che fosse venduta da suo padre al mercante Tratush, al vederla fu preso da grande commozione e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Tuttavia egli ora era sposato e aveva dei figli e non avrebbe potuto accogliere Nazhira e la sua padrona, la bella Manshay, nella sua casa senza recare offesa alla sua donna. Secondo le usanze poteva offrire loro acqua e viveri e il tetto per una notte. Il giorno seguente avrebbero dovuto riprendere il cammino per cercare ospitalità altrove.
Allora la bella Manshay si decise a far ritorno alla casa paterna e così parlò alla sua ancella Nazhira.- Mia fedele Nazhira, non vedi come il destino ci è avverso? Come potranno due donne sole affrontare i pericoli e percorrere il deserto? Ascoltami. Andiamo alla città di Shawrandall. Lì mi presenterò a mio padre e mi prostrerò di fronte a tutta la mia famiglia e in riparazione del male commesso mi offrirò di lavorare tra le serve della casa. Tu, Nazhira, che non hai colpe non sei obbligata a seguirmi. - Ma Nazhira che ascoltava piena di angoscia la sua padrona rispose.- Dove va la mia padrona, lì andrò anche io e se la mia padrona sarà serva nella sua casa io sarò la sua serva fedele.- Queste parole piene di affetto e lealtà si scambiarono le due giovani prima di lasciare la casa di Hassan, cugino di Nazhira. Ma esse non sapevano della guerra tra l’onorevole città di Shawrandall e il principe Jalabar. E pertanto non sapevano che le avanguardie del principe avevano iniziato le manovre di accerchiamento della città ed erano giunte nei pressi della casa di Hassan. Pertanto, avevano intrapreso il cammino da poco che furono circondate da uomini armati che le costrinsero a scendere dal cammello e le portarono di fronte al loro ufficiale. Questi ordinò che si scostassero il velo che celava i loro volti e immediatamente fu colpito dalla finezza e bellezza delle due donne. Pensando che si trattasse di due giovani nobili in viaggio, chiese loro chi fossero e dove si stavano dirigendo. La bella Manshay disse che era figlia della nobile casa di Shamor dell’onorevole città di Shawrandall e stavano rientrando dopo aver fatto visita ad un cugino.
Le due giovani in mezzo a quei soldati tremavano di paura e cercavano di nascondere il volto per celare la loro bellezza e non essere oggetto degli sguardi infuocati degli uomini. L’ufficiale allora, pensando di fare cosa gradita, decise di spedire le due fanciulle, sotto scorta, come preda di guerra al principe Jalabar che certamente avrebbe apprezzato l’omaggio.
I soldati che speravano di potersi soddisfare nei desideri carnali con le due belle giovani provarono un sentimento di delusione e per rancore presero a trattarle male insultandole come fossero prostitute e negando loro cibo e acqua per il gusto di farsi supplicare. Ma l’ufficiale che temeva che un simile trattamento potesse sciupare il dono per il principe ordinò sotto pena di morte che non si facesse alcun male alle giovani e che anzi, come fosse possibile, si esaudisse ogni loro desiderio.
Allora i soldati per tema della sferza dell’ufficiale accettarono di trattare le giovani con ogni riguardo mentre una pattuglia con i viveri necessari al viaggio si apprestava a condurle al cospetto del principe Jalabar.