#334 - 8 luglio 2023
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Poesia

In riferimento al 18 luglio 1610: morte di Caravaggio
Omaggio al pittore con i versi in lingua dell'Urbe

Caravaggio

di Angelo Zito

Stamme a sentì te vojio riccontane
la storia de ‘n pittore origginale
sceso da le pianure de Milano
pe’ viení a trovà fama e ricchezza
da le parti de Roma papalina.
Invece de trovà quanto cercava
quella co la farce lo fermò a la spiaggia
a sputà sangue e sabbia tra le mani.
Tra li ladri li magnaccia le mignotte
co’ quarche amico de stanza a li palazzi
tirava co’ li colori fino a notte.
Er sangue riccontato su la tela
jera compagno de strada e de bordello,
le mani in tasca nun se le teneva
mó cià er pennello, appresso cià la spada.
Er cardinal Del Monte e Giustiniani
lo fecero conosce dentro Roma
e lui dipinse er sacro ner profano:
la madonna che pare “morta gonfia”
e li santi deformi a piedi ignudi
stravorsero er concetto der divino.
Ma fu tradito pe’ corpa de ‘na spada
ficcata in petto a un compagno d’osteria.
Condannato a la pena capitale
Scappò co’ l’aiuto dei Colonna
Napoli, Marta, Sicija “torno a Roma
speranno che Paolo V me perdoni”
Ma li quadri in cambio de la grazzia
annorno a fonno dentro quer mare
che lo lasciò co la rena tra le mani
a maledí quer monno maledetto
ner quale aveva portato nova luce.

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