Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 16
di Ruggero Scarponi
-Amin cerca di forzare Kalina a sottostare alle sue voglie
Amin che era uomo scaltro non pensò un solo momento di recarsi alla città di Ugurud come confidato alla bella Manshay. Restò invece nei pressi dell’accampamento di Tratush perché più facilmente sarebbe sfuggito alle sue ricerche. Dopo attenta ricognizione si fermò con Kalina presso lo stagno di Kelor dove contava di allestire un bivacco. Infatti, pensava di spostarsi ogni notte in un luogo diverso per rendere più difficili le ricerche di Tratush. Quando fu presso lo stagno chiese a Kalina di raccogliere legna per il fuoco mentre lui avrebbe pescato qualche buon pesce per la cena. Cercando tra i cespugli, che ben conosceva, Kalina fu rapita da un tenue sospiro profumato. Era la dea Belt che sentendo sfiorare il suolo dai piedi della sua prediletta, come segno di compiacimento, volle a lei rivelarsi. L’avvolse in una delicata nebbia mentre le sussurrava nell’orecchio una dolce nenia. La chiamò Shaliran come nel giorno del suo quindicesimo compleanno e poi l’accolse tra le sue braccia invisibili. Le sciolse i capelli e glieli accarezzò inondandoli del profumo dei fiori di ran. Poi, volle dissolvere dal suo spirito i veli della tristezza. Così, Kalina si addormentò serena mentre i fiori della radura in cui riposava chiudevano le corolle per farle compagnia nel sonno ispirato dalla loro signora.
La dea Belt fece in modo che Amin non avvertisse il trascorrere del tempo sì che la sua Shaliran potesse riposare pienamente. Al suo risveglio la giovane trovò presso di sé un fascio di legna già preparata e quando la prese in grembo si accorse che il suo peso era sostenuto da una mano invisibile. Dopo un breve cammino raggiunse il luogo che suo fratello aveva scelto per il campo e si apprestò ad accendere il fuoco. Amin recò dalla pesca due pesci sufficienti a far da cena. Quando li ebbero mangiati, Amin che non aveva smesso un istante di guardare Kalina, si alzò per prendere le coperte e predisporsi per la notte. Tuttavia egli era turbato. Quel luogo gli ricordava il giorno in cui aveva scorto per la prima volta sua sorella mentre prendeva il bagno insieme alle altre vergini di Shawrandall. Fu preso da grande desiderio per Kalina. Ma non osava avvicinarsi né dirle parole. La guardava con occhio torvo e a quello sguardo Kalina che non conosceva i travagli di suo fratello, disse. - Amin, fratello mio, il tuo sguardo è duro e triste, cosa c’è che ti tormenta, vieni a me e appoggia il tuo capo sul mio grembo e lascia che il riposo cancelli gli affanni. - Ma Amin non osava avvicinarsi. Lo desiderava ma aveva la sensazione che quelle membra che tanto bramava fossero fuoco ardente. Allora Kalina si mosse verso di lui per recargli conforto, ma egli indietreggiò con un’espressione atterrita negli occhi, dicendo. - Stai lontana, stai lontana da me, Kalina, tu non sai che il fuoco che brucia nel bivacco non è nulla in confronto al tormento della mia anima, non ti avvicinare e lascia che il freddo della notte attenui la mia sofferenza. - Così disse Amin mentre Kalina in segno di affetto fraterno gli tendeva le mani per condurlo a sé. Ma nel cuore della notte Amin si alzò dal giaciglio incapace di prendere sonno. Si recò nel luogo dove aveva scorto sua sorella e pianse lacrime amare. Si maledisse per quell’insana passione e si maledisse per l’incapacità di saziare il desiderio che ferocemente lo assaliva. Allora stravolto dalla bramosia, ritornò presso il campo e vide che Kalina dormiva. Le si fece appresso deciso a prenderla con la forza. Ma appena tentò di allungare la mano sentì una stretta al cuore e non ebbe il coraggio di afferrarla. Provò più volte, senza riuscire a soddisfare le sue voglie.
Amin si struggeva per Kalina ma non osava toccarla. A un certo punto della notte Kalina si svegliò di soprassalto sentendosi osservata. Si girò e vide su di sé il volto del fratello. Con orrore ne scorse il gelo dello sguardo. E comprese. Allora gli parlò. - Allontanati Amin, fratello mio, non recare offesa al tuo stesso sangue, lascia che il turbine della follia si disperda nell’oscurità e prega gli dei di concederti il sonno e il riposo. Io pregherò la dea Naor, la prediletta fra gli dei di ricondurti nei sentieri della ragione e dell’amore fraterno. - Ma Amin non l’ascoltava. La guardava freddo e determinato. Quando Kalina ebbe terminato di parlare, lui, le si gettò sopra. Kalina lanciò un urlo acutissimo e in breve l’intera natura sembrò risvegliarsi tumultuosa. Lo stagno di Kelor ruggì rabbiosamente percorso da onde tempestose mentre il vento diventava impetuoso e gli alberi sferzati chinavano le fronde a terra. Nel buio della notte ogni cespuglio mugghiava di rabbia e di dolore sì che Amin comprendendo come Kalina fosse cara agli dei si sollevò repentinamente, preso da grande sorpresa e turbamento e gettandosi faccia a terra chiese perdono alle divinità. La dea Belt era al colmo della sua collera. Amin aveva osato recare offesa alla sua prediletta. L’urlo di Kalina si era impresso nel suo cuore come un colpo di pugnale scatenando la reazione delle forze della natura contro il sacrilego. Un vortice di aria sollevò Amin dal suolo e fu solo per intercessione di Kalina che la dea rinunciò a scagliarne il corpo nel punto più profondo dello stagno. Quando alfine la collera della dea si fu placata Amin giaceva sulla riva dello stagno tutto rannicchiato in preda al terrore. Fu una carezza di Kalina a ridestarlo. Allora egli le prese la mano e gliela baciò, chiedendole perdono.
-Come Tratush scaccia bella Manshay dal suo accampamento
Rientrò Tratush all’accampamento presso il pozzo di Yebbaq senza esser riuscito a rintracciare i due fuggitivi. Egli era furente per aver perso la sua amata. Desiderava vendicarsi di colei che gliela aveva sottratta vendendola ad Amin. Al rientro nella sua tenda fece chiamare la bella Manshay e quando fu al suo cospetto le disse. - Donna, ho cercato Kalina per tutto il deserto di Kor senza esito. Il mio spirito è triste e irritato. - Dopo queste parole, Tratush a capo chino tacque. Allora la bella Manshay cercò di confortarlo e gli si fece vicino. - Mio signore – disse - so che grande è la mia colpa, per aver commesso un gesto tanto stolto, cosa posso fare per lenire la tua pena, dimmelo e farò qualsiasi cosa. - No,- rispose Tratush,- la tua vista ormai mi è insopportabile e il solo vederti mi rinnova la rabbia che provo per essere stato ingannato, proprio qui, nel mio accampamento, da colei che più d’ogni altro mi doveva gratitudine. - Allora la bella Manshay a quelle parole così dure proruppe in pianto e si gettò ai piedi del mercante bandito. Ma Tratush con disprezzo la scansò e le disse. - Prendi il tuo anello, ti sarà utile e questa borsa di monete, che non si dica che non pago le mie concubine e vattene immediatamente, non voglio più vederti. - La bella Manshay tentò ancora di muovere a compassione l’uomo, ma non ci fu niente da fare, Tratush fu irremovibile. Non le restò che raccogliere le sue cose e disporsi alla partenza mentre le altre ancelle che l’avevano servita piangevano la perdita della loro bella padrona. Tratush le offrì un cammello con una guida per recarsi dove avrebbe scelto. Così la bella Manshay tornava sola ad affrontare il mondo con i suoi pericoli. Tuttavia la guida che le era stata affidata le riservò una sorpresa. Dopo che si furono allontanati dal campo, questi si scoprì il volto che aveva tenuto coperto fino a quel momento e le si rivelò come Nazhira una delle sue ancelle preferite. Costei aveva corrotto l’uomo scelto come guida e aveva preso il suo posto per seguire la padrona. Essendo molto esperta di quei luoghi era certa di potersi muovere agevolmente e condurre la sua signora in un luogo sicuro preservandola dai pericoli del mondo. Per prima cosa le fece indossare abiti da nomadi, come anche lei era vestita, al posto delle ricche vesti con cui era abituata ad abbigliarsi. Poi le rivelò che non lontano c’era la casa di un suo parente, un cugino, che un tempo, l’avrebbe sicuramente chiesta in moglie se anche a lei non fosse toccata la triste sorte di essere venduta. Per fortuna era stata comprata da Tratush che l’aveva trattata sempre bene riservandole la funzione di ancella delle sue favorite. Anzi, anche a lei era toccato l’onore, una volta, di essere la favorita e ricordava quel periodo come un bellissimo sogno da cui si era risvegliata quando il suo signore aveva scelto un’altra donna. Ma nei suoi confronti era sempre stato buono e comprensivo. Certo questa fuga l’avrebbe grandemente irritato ma confidava nel fatto che essendo fuggita per seguire la sua amata padrona avrebbe trovato compassione nel suo cuore. La bella Manshay a questi fatti si rincuorò e volentieri accettò di dirigersi alla casa del cugino di Nazhira per chiedervi ospitalità.