Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 11
di Ruggero Scarponi
-Tratush invia Kalina alla bella Manshay come dono d’amore
Quando, dopo il colloquio amoroso, la bella Manshay lasciò la tenda di Tratush seguita da alcune ancelle che l’avrebbero aiutata a far rifulgere la sua bellezza nell’attesa della notte in cui si sarebbe unita con il suo signore, questi, fece chiamare Kalina e così le parlò. - Bella fanciulla dagli occhi lucenti, so che per te gli dei si sono degnati di scendere tra gli uomini. Il tuo padrone, colui che ti ha venduto a me, prima di morire, ha espresso il desiderio che io ti preservi nella purezza per destinarti a un buon giovane che ti conduca in sposa. E sia, voglio acconsentire a questo giusto desiderio. Intanto, nell’attesa di trovare il prescelto, servirai la signora del mio cuore. Stalle vicina e lei ti ricambierà con indulgenza. - Questo disse Tratush a Kalina nell’atto di inviarla alla Bella Manshay quale dono d’amore. Ordinò quindi alle serve di accudirla con un bagno profumato e di abbigliarla con ricche vesti. Poi quando fu pronta, la condussero dalla bella Manshay. - Ecco il dono del tuo signore, mia padrona, - disse una serva alla bella Manshay e così dicendo fece entrare nella tenda Kalina che teneva il volto chino in segno di rispetto per la sua nuova padrona. Bella, ridente e tutta allegra appariva la bella Manshay quando accolse Kalina. E quando costei alzò il viso le due giovani si riconobbero. Entrambe ammutolirono. Allora la bella Manshay ordinò alle serve di uscire dalla tenda. Poi si avvicinò a Kalina e così le parlò. - O Shaliran,, il mio cuore esulta nel riconoscere i tuoi occhi lucenti. È di certo la dea Belt che ti manda presso di me. Tu sei il più sorridente tra tutti i fiori e io mi prostro al tuo cospetto - e così dicendo cadde in ginocchio e con le braccia circondò le caviglie della sua amica bagnandole di pianto. – No mia padrona – esclamò turbata Shaliran – voi non dovete…- e subito aggiunse...ora io sono la vostra ancella… Ma la bella Manshay la trasse a sé e così le parlò -. Dimmi Shaliran, sei ancora presa d’amicizia per me? Ancora potremo disperdere insieme i veli della tristezza quando verranno? Lascia che ti baci e ti abbracci e che le dita delle nostre mani tornino a intrecciarsi così come le ciocche dei nostri capelli finché non giunga la sera e io vada incontro al mio signore con il cuore colmo di felicità. - Questo disse la bella Manshay a Shaliran, il piccolo fiore sorridente.
-Come Amin giunto di notte presso la casa di suo padre Rudash aprì le porte degli ovili per disperderne le pecore
In quei giorni, mentre Tratush preso d’amore per la bella Manshay, passava lunghe ore con la sua amata, Amin portò la vendetta contro la sua stessa casa. Egli aveva saputo da alcuni mercanti nomadi dei fatti accaduti nella città di Shawrandall a riguardo di sua sorella Kalina e che suo padre Rudash l’aveva venduta al mercante cieco in cambio di un gregge di più di cento pecore. Aiutato da alcuni compagni a lui simili per malvagità, di notte si avvicinò agli ovili che ospitavano il gregge di suo padre. Questi, nel frattempo, aveva venduto il campo e insieme ai figli Quemosh e Bashir si era messo a pascolare le pecore che gli procuravano un maggior profitto. Quemosh, intanto, tardava a richiedere la parte a lui spettante, riservandosi di farlo al momento di prendere moglie. Quando la notte fu al culmine, Amin insieme ai suoi complici aprì le porte degli ovili per far scappare le pecore. Prima però aveva avuto cura di ammansire i cani da guardia per evitare che abbaiando potessero dare l’allarme. Le pecore furono spinte dentro un vallone dove dei mercanti privi di scrupoli le acquistarono per pochi denari. Solo verso l’alba, Quemosh, che si era alzato per primo, si accorse di quanto era accaduto e sgomento dette l’allarme. Ma oramai erano passate molte ore e le pecore erano già state nascoste in un luogo sicuro. Quando Betelian e Rudash furono a conoscenza del furto, subito cedettero allo sconforto perché con le pecore se ne erano andati tutti loro averi e adesso si ritrovavano in completa miseria. Betelian, allora, rimproverò aspramente Rudash rinfacciandogli che quanto era accaduto lo si doveva al fatto di aver venduto il fiore della loro casa, la terzogenita Kalina, beneamata dagli dei. Ed essi ora ne ricevevano una giusta punizione.