Ponte
di Dante Fasciolo
Fu un tronco d’albero disteso sulle due rive
di un fiume che divideva due villaggi.
Servì a conoscersi meglio,
a scambiare visite e cibo
a sentirsi uniti, a lungo fratelli…
ma non sempre il buon senso prevale.
Ben presto mutò la sua essenza,
si irrobustì di legno duro e ferro, divenne levatoio
incardinato a mura possenti
si sentì padrone di vita e di morte
quando possenti corde scorrevoli
accompagnavano stridenti carrugole.
Uomini d’arte e di ingegno
ne colsero possibilità per testimoniare
capacità creative e celebrative
da offrirsi al sole delle città
ricercando forme che la natura e uomini
hanno forgiato con ingegno nei secoli.
E che dire dei poeti o bizzarri scrivani,
entrambi vezzosi e ammaliatori:
offrire ponti d’oro a qualcuno,
tagliare ponti alle spalle,
i ponti luce in teatro e ponti ripetitori in tv…
N’è passata di acqua sotto i ponti!
Oggi si parla di un lungo ponte sospeso
da fare per comodità e per orgoglio,
un riscatto per i ponti che altrove cadono
sotto il fuoco vigliacco di un qualche nemico,
quasi simbolo, umano e spirituale,
capace di riunire cuore e coscienze ovunque,
capace di spingere gli uomini di questo tempo
a rintracciare il senso di quel primo tronco d’albero
che unì in unico popolo due avverse tribù.