La barca
di Dante Fasciolo
Aveva resistito a lungo contro le onde
di un mare amico e a volte ostile,
e il suo legno si rallegrava tra onde spumeggianti
conscio del valore del suo lavoro.
Ma questo ultimo viaggio
la piccola barca nulla ha potuto per salvare
il suo impotente equipaggio in fuga
oltre i confini della disperazione.
Stracarica di vite esauste e di speranza
ha solcato per l’ultima volta
le rotte che un tempo le erano consone
per la pesca e per il turismo.
Una missione ardua, un’avventura…
uomini in cerca di cibo, di casa, di pace
meritano un impegno, oltre il ricatto,
e il saccheggio di uomini bestie criminali.
Le onde alzano muri d’acqua paurosi,
è un giorno del no del mare,
e spingono con forza verso le rocce
e qui si infrangono gli eroici legni.
Pochi minuti, gelide acque, grida d’aiuto…
ogni progetto sul futuro è riposto,
prepotente s’affaccia l’incubo della vita,
la tempesta soffoca l’ultimo respiro.
Mamma! Papa! Esili voci chiamano…
risposte strozzate dal dolore rispondono…tacciono…
Dio, Allah, Budda, smozzicate preghiere,
si presentano ai loro altari.
Anonime fisionomie trasfigurano in acqua,
sulla riva la loro Pasqua, la loro resurrezione.
Erano nostri fratelli… un po’ di pietà, poi
questo giorno passerà in fretta.
Impietosamente questo mondo marcio
finirà nella discarica dell’abisso della coscienza colletiva.