In occasione del 31 gennaio 1888 giorno della morte di Don Bosco
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Giovanni Bosco
di Dante Fasciolo
Si riuniscono a Porta Palazzo
i giovanissimi spazzacamino di Torino,
costantemente in cerca di un piccolo lavoro
per un pane quotidiano da consumare in silenzio,
quasi di nascosto, all’ombra di improvvisati giacigli per la notte.
Pochi spicci, spesso sottratti da compagni prepotenti,
e nel cuore la speranza di raggiungere gli oltre settemila ragazzi
sotto i dieci anni già impegnati nelle nascenti piccole industrie.
È questo disagio che ti colpisce, giovane prete don Bosco,
la loro condizione di marginalità e per molti la mancanza di una famiglia
ti spinge ad agire, fare qualcosa, subito… e la chiesa di San Francesco
ospita il primo abbozzo di oratorio.
Accorrono i giovani, pronti a recepire il tuo messaggio
che offre loro una nuova prospettiva educativa alla vita,
un senso nuovo di comunità, di amicizia e di impegno,
in specie ora che hai cominciato a ridare una speranza
anche ai giovanissimi ex carcerati sbandati e isolati.
Anni difficili da vivere anche in presenza di accentuate diffidenze,
ma il 12 aprile del 1841, giorno di Pasqua, ecco un dono:
puoi utilizzare la Tettoia Pinardi a Valdocco e getti il seme
che otto anni più tardi darà vita alla Società Salesiana.
Corre in fretta la voce del nuovo modo di relazionarsi coi giovani,
e tu, instancabile educatore, tessi una larga rete di presenze
e fondi case salesiane ovunque coinvolgendo centinaia di sacerdoti
e laici volenterosi cui hai impresso il desiderio di servire
la società civile e la comunità religiosa in un tempo
in cui le trasformazioni scientifiche, industriali e sociali
rischiano di travolgere l’uomo compromettendone l’autenticità…
E milioni di uomini e donne dal tuo tempo ad oggi, testimoniano
il tuo amore, il tuo coraggio, la tua tenacia nell’operare in nome
di un Dio fattosi uomo tra gli uomini per la loro redenzione.