Shaliran - 5
Il Piccolo fiore sorridente
di Ruggero Scarponi
- Yabel scacciato dalla casa di Rudash incontra Amin figlio terzogenito di Rudash presso il pozzo di y’ebbaq
Yabel, scacciato da Rudash, si mise in cammino per tornare nel suo lontano paese. E benché non vedesse l’ora di riabbracciare i suoi cari, pure, non poteva far a meno di versare lacrime infuocate. Rudash con modi brutali aveva distrutto il suo sogno d’amore. E mentre piangeva giunse al pozzo di y’ebbaq. Qui sedette afflitto perché quel luogo gli ricordava l’incontro con l’amata. Allora pieno di collera parlò al cielo e alla terra. - Perché o Dei del cielo avete permesso che io incontrassi sulla mia strada Khalina, terzogenita figlia nella casa di Rudash? Da quando ella mi ha sorriso non trovo più pace. E ora che mi viene impedito di vederla, più della vita io bramo la morte. Mai ho provato tanta tristezza.
Neanche quando mio padre, il nobile Jalabar, mi allontanò dalla sua casa per mandarmi ostaggio in questa terra straniera. Ma come mi era cara questa terra quando la sentivo sfiorare dalle agili membra dell’amata! Come era azzurro e splendente questo cielo quando lo vedevo rispecchiato nei suoi occhi. Ora, invece, tutto mi sembra scialbo e privo di significato non potendo posare lo sguardo sul più sorridente tra i fiori. - Mentre Yabel era immerso in tali pensieri giunse Amin il terzogenito tra i figli di Rudash. Dopo aver attinto l’acqua dal pozzo per dissetarsi, il giovane Amin gli parlò. - Perché Yabel ti disperi? Speravi forse di sposare mia sorella Khalina? Stolto! Come hai potuto sperare tanto, se neanche ti era permesso di rivolgerle la parola. - Eppure, Amin, - rispose Yabel,- ella mi ha sorriso, qui al pozzo di y’ebbaq mentre era intenta ad attingere l’acqua. - Mio Yabel entrambi siamo stati scacciati dalla casa di mio padre per amore di Khalina. Siamo stati scacciati come due malfattori e nulla di quanto ci era dovuto, a me come figlio e a te come ostaggio, ci è stato reso. Pagherà caro mio padre il suo ostinato egoismo. Amico Yabel, tu non possiedi che una logora veste e dei vecchi sandali e mai riuscirai a raggiungere la tua casa lontana. Unisciti a me e insieme prendiamo il cammino per il deserto di Kor. Lì ci uniremo alla carovana di qualche mercante e quando avremo fatto le nostre fortune ci divideremo, tu te ne tornerai alla tua casa lontana ed io alla mia, per riprendermi ciò che mio padre oggi mi nega. - Così disse Amin il terzogenito figlio nella casa di Rudash.
- Come Amin e Yabel strinsero un patto e insieme si avviarono verso il grande deserto di Kor
Quando Amin ebbe finito di parlare, Yabel così gli rispose. - O Amin ciò che tu dici è per me molto triste. E’ vero che tuo padre Rudash ci ha scacciato in malo modo ma, mai, per vendetta vorrei arrecare danno al padre dell’amata. Ora tu mi proponi di cercare insieme le nostre fortune unendoci ai mercanti del deserto. E sia. Verrò con te ma ti dico fin d’ora con animo sincero che quando verrà il momento non tornerò alla casa di mio padre. Se gli dei mi vorranno benedire con ricchezze onestamente guadagnate volerò come il falco innamorato alla casa di Rudash per trarre in moglie tua sorella Khalina, che io considero come mia promessa da quando mi ricompensò con un sorriso - Gli rispose Amin. - Allora Yabel, povero ingenuo, che riponi fiducia nel sorriso di una femmina, anch’io ti parlerò con animo sincero. Tu poni pure fiducia nella benevolenza degli dei per un’onesta ricchezza e mentre tu aspetterai che la fortuna ti arrida dal cielo io stringerò patti con gli uomini che conoscono le cose del mondo e quando avrò avuto il mio guadagno, prima che tu possa contare denari più delle dita delle tue mani, farò ritorno nella mia casa dove saprò ben ripagare il mio avido padre e trarre al mio piacere la femmina che mi ha tolto la pace e il sonno, svelandosi in nuda bellezza allo stagno di Kelhor.- Così concluse Amin mentre agitava il pugno contro il cielo.- Ma ora è tempo di mettersi in cammino Yabel, la strada per giungere alle piste di Kor è lunga e faticosa. Facciamoci coraggio e per ingannare il sonno e la fame cantiamo canzoni e narriamo storie. Il tempo scorrerà rapido e leggero. Canta, canta, Yabel, una canzone! Fammi sentire come gli uomini nel tuo paese sanno imbrigliare il cuore delle donne con struggenti melodie. - Yabel acconsentì con un sorriso perché dopo molti anni poteva finalmente cantare da uomo libero. Disse, - canterò la canzone del nobile Miraji che con questo canto conquistò la bella Halia. Egli, infatti, era preso d’amore per la ragazza che essendo bella e di famiglia nobile e ricca aveva molti pretendenti. Ma quando un giorno Miraji ebbe finito di cantare, la bella fanciulla, rapita dalla sua voce, lasciò cadere dalla finestra un colorato nastro di seta come pegno d’amore. Miraji lo raccolse e il giorno seguente, accompagnato da suo padre, si presentò alla casa di Halia, per chiederla in moglie. Il padre della giovane consultatosi con la figlia, volentieri acconsentì. Così cantò Yabel:
- Canzone di Miraji
Ho visto innumerevoli cose
in isole e terre lontane
Ho visto dimore sontuose
Scrigni con gemme sovrane
e poi ho visto Halia la più bella
donna che rapisce il mio cuore
Nocchiero che insegui la stella
viandante in cammino per ore
se degli dei cercate il sorriso
Halia lo risplende nel viso
Donna, non punger con spine
chi brama il tuo amore sincero
un dì possa coglierlo alfine
e domare il focoso destriero
Donna, quest’animo incocca
come arco la freccia d’amore
ecco più presto la scocca
ma senza arrecare dolore
Oh Halia! non sfuggire all’amore
Oh Halia!
Non serrare il tuo cuore.
Questo canto intonò Yabel per compiacere Amin sulla strada per il deserto di Kor. Rispose il suo compagno col raccontare una storia, quella in cui si narra della principessa Farhida. Era Fharida la figlia di un re di un antico e pacifico regno. Essendo molto bella e vanitosa accendeva il desiderio di molti principi e dignitari. Anche dopo il matrimonio con il principe ereditario di un regno vicino non cessò di indulgere alle lusinghe degli adulatori che miravano alla conquista delle sue grazie. Tra tanti nobili, però Fharida era particolarmente attratta da un giovane, un semplice venditore ambulante, che di tanto in tanto si presentava al palazzo per vendere la sua mercanzia. Da questo giovane Fharida non aveva mai ricevuta una lode, una lusinga. La bella principessa cominciò a struggersi d’amore per lui e con la scusa di acquistare i suoi prodotti cercava tutti i modi per trattenerlo a palazzo. Per di più comprava a caro prezzo tutta la mercanzia che il giovane venditore le presentava.
Questi cominciò ad arricchirsi. Per amor suo la principessa acquistava ogni cosa. Naturalmente essendo sempre accompagnata da nobili dame e guardie di palazzo, non poteva rivelare esplicitamente i suoi sentimenti al giovane. Sperava sempre che il suo amato lo comprendesse e trovasse lui il modo per combinare un incontro. Un giorno, lo sposo di Fharida essendo divenuto re le annunciò l’intenzione di muovere guerra a un regno con il quale era sorto un dissidio. La principessa cercò in tutti i modi di dissuaderlo, ma non fu possibile e la guerra scoppiò inevitabile. Tutti i giovani furono chiamati alle armi compreso il giovane venditore ambulante. Costui essendo divenuto molto ricco per merito della principessa, pagando un generoso compenso, ottenne facilmente di essere sostituito. La guerra durò molti anni e le casse del regno si svuotarono completamente. Fharida non era più in grado di acquistare le merci del giovane venditore che nel frattempo non trovando più nella principessa un’acquirente interessante l’abbandonò per andare a cercare fortuna in paesi stranieri. Il regno di Fharida fu alfine sconfitto. La bella principessa fu presa prigioniera per essere venduta come schiava. Tuttavia non si trovava nessuno in grado di pagarne il prezzo.
Un giorno si presentò il giovane venditore ambulante che aveva fatto fortuna ed era carico d’ogni ricchezza e senza indugio decise di comprare la principessa. Qui Amin interruppe il racconto. Yabel allora disse. - O Amin, ti prego, dimmi come andò a finire la storia e se la bella principessa ottenne finalmente l’amore del giovane venditore. - Ma Amin disse. - Nessuno lo sa e non è importante saperlo. -Ma come – protestò Yabel – una storia non può concludersi così, senza un finale. – Dunque Yabel – disse sornione Amin – davvero non hai compreso il senso della storia? -No Amin, parla, fammi comprendere. - La storia degli uomini,- disse Amin,- non ha alcun senso e non si deve mai cercarne un fine, i fatti si susseguono uno dopo l’altro senza una ragione specifica. In poche parole Yabel, non esiste un fine nella storia degli uomini e ognuno vaga inconsapevole sotto il cielo senza sapere cosa ne sarà di lui domani o anche fra un istante e tutto può essere contraddetto, rovesciato, così Fharida che da principessa diviene schiava e il giovane venditore che da umile ambulante compra la principessa, ma nessuno, nessuno può dire che cosa ci sarà nell’ultima pagina della storia perché l’ultima pagina nessuno l’ha mai scritta. - Concluse così il racconto, Amin ma oramai avevano compiuto un buon tratto di cammino. Si fermarono presso una grotta e si predisposero al sonno per riprendere l’indomani il cammino per le piste del deserto di Kor.