Non cedere alla recessione del rapporto di partecipe solidarietà.
Inflazione
di Amanzio Possenti
Viviamo nella inflazione che ci accompagna in molte nostre attività e in certi periodi si fa preoccupante, soprattutto se è a due cifre: l’impegno generale è di affrontarla e superarla con strumenti economico-finanziari da parte dei governi e dalle banche centrali. Puntando ad un risultato comune: evitare di cadere nella recessione, assai pericolosa.
Non sussiste solo l’inflazione che spinge i prezzi all’insù e provoca danni generalizzati colpendo famiglie, attività imprenditoriali e lavoro: una bestia cattiva.
Alludo alla inflazione delle chiacchiere inutili o ingenerose, dei commenti fuori luogo, delle affermazioni-slogan, delle illazioni che fermentano sospetti, delle dichiarazioni avventate, degli ‘scoop’ che tali non sono ma generano pregiudizi sommari, delle parole insensate o faziose che si buttano al vento trascinatore. Sono le schiavitù contemporanee frutto inflazionato di un malessere che guarda al proprio ‘io’ come ad una presuntuosa autoreferenzialità tuttofare.
Da questa inflazione parolaia – spesso nutrita di totale indifferenza - e che produce e diffonde male e scatena lotte e aberrazioni, forse ci guardiamo troppo poco, con ampia autosufficienza assolutoria. Eppure è la inflazione peggiore, che toglie carità e speranza e smonta i giusti equilibri del rispetto.
Da questa inflazione di noncurante inciviltà nascono dissapori, vendette, trame anguste di cattiveria, chiacchiericci e malignità.
Chi se ne occupa o mette in guardia? Al fine di conseguire e mantenere una civiltà autentica del Bene occorre scongiurarne con determinazione la presenza negativa, la (temuta) recessione del rapporto di partecipe solidarietà.
Su questa incapacità di determinarsi in modo positivo, si creano divisioni infinite che uccidono il cammino comune della fraternità. E si aprono i baratri della incomprensione.