In cordiale collaborazione con l'Associazione dei Borghi del Respiro
Premio per l'Ambiente 'Gianfranvo Merli' del Movimento Azzurro 2021
Filignano
Filignano è in provincia d’Isernia nella regione Molise.
Il suo territorio costituisce, per chi giunge da Napoli o da Roma, la naturale porta d’accesso al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
I suoi 12 borghi sono disseminati lungo tre valli principali che si susseguono dalla conca di Filignano (m. 460 s/m) fino ai primi contrafforti del Monte Marrone (m. 1805 s/m).
La provinciale che attraversa il comune si snoda tra i terrazzamenti di un antico paesaggio rurale penetrando in un ambiente via via più selvaggio.
Oltrepassato il pianoro di Selvone, infatti, la strada si incunea nella splendida gola del Rio Chiar, per poi aprirsi al solenne e sfolgorante scenario delle Mainarde (m 2142 s/m), autentica perla naturale dell’Appennino.
Una fitta rete di sentieri penetra attraverso boschi silenziosi e profumati accompagnata da muriccioli in pietra ed edicole votive.
Tracce di fortificazioni medievali si ergono quasi inghiottite dal bosco.
Filignano ha origini che si perdono nel Medioevo.
Di certo il “Chronicon Vulturnense”, un'antica cronaca dei monaci di San Vincenzo al Volturno ( XII sec.), lo cita col nome di Fundiliano, nome tramutato poi, nel corso dei secoli in quello di Fondemano.
Per la storia recente, memorabile la battaglia del Monte Pantano: nell’ autunno del 1943, in piena campagna d’Italia, l’esercito tedesco, sospinto dagli anglo/americani, era attestato su una linea di difesa naturale che andava da Minturno ad Ortona, seguendo il corso dei fiumi Garigliano, Volturno e Sangro e attraversando il territorio di Filignano.
Il territorio di Filignano è caratterizzato dalla presenza di numerosissime edicole votive. Se ne contano diverse decine, disseminate dalla devozione popolare lungo le antiche vie vicinali che percorrono le campagne da un borgo all’altro. Spesso sono impreziosite da raffinate maioliche di scuola napoletana.
Tre sono le chiese principali presenti nel Comune di Filignano.
La chiesa madre di Filignano , intitolata all'Immacolata Concezione, fu edificata per volontà della Duchessa di Miranda, con atto notarile del 1757.
Si apprrezzano i muriccioli in pietra a secco che connotano in modo evidente il paesaggio di Filignano. Le macere, costruite fin dal Medioevo da molte generazioni di uomini con i sassi estratti nell’opera di dissodamento dei campi, terrazzavano intere montagne recuperando i pendii alla coltivazione.
Essi svolgono, tra l’altro, un’importante funzione di protezione idrogeologica.
Perduti tra i boschi di Filignano vi sono decine di antichi ricoveri pastorali, i Tholos.
Sono capanne di pietra montata a secco, di forma tronco conica culminanti in volte mirabilmente intessute. La tecnica costruttiva è antichissima.
Tra le emergenze di valore archeologico, storico e antropologico fruibili nel territorio vi è il sito archeologico altomedievale delle Mura di Mennella sovrastante l’omonimo borgo e attraversato da un’antica via che oggi integra la rete sentieristica del Parco.
Le costruzioni dei borghi di Filignano appaiono il risultato di successive aggregazioni,I fabbricati comprendevano spesso anche le stalle, le cantine e i fondaci utilizzati per varie occorrenze, il materiale da costruzione è sempre quello rinvenibile in loco: la pietra calcarea.
L'Ambiente esprime il meglio di sé: il territorio è ammantato da una vegetazione lussureggiante che, specie in maggio, si presenta di un verde intensissimo.
La sua particolare biodiversità appare in tutta la sua ricchezza in autunno quando il bosco s’incendia del rosso degli aceri montani e dei ciliegi, del giallo degli aceri campestri, e del porpora dei peri selvatici.
Nella bella stagione prati e boschi sono percorsi da festose farfalle e delicate fioriture: primule, violette, soldanelle, nigritelle e narcisi fanno bella mostra di sé.
Interessante la fauna presente sul territorio tipica degli ambienti forestali delle Mainarde e più in generale del Parco.
Tra i grandi mammiferi, infaticabile battitore dei monti é il cinghiale che scorazza in branchi numerosi; il capriolo, invece, timido e grazioso, si muove discretamente nel sottobosco.
I cervi, in costante espansione nel territorio delle Mainarde, pascolano maestosi nelle radure più tranquille mentre il gatto selvatico dimora negli anfratti più remoti.
Dei grandi predatori, invece, é il lupo il signore dei boschi di Filignano: durante l’inverno i suoi malinconici ululati fendono le gelide notti.
Innumerevole è l’avifauna: dai fringillidi al picchio verde, dai codibugnoli al falco lanario, al nibbio bruno, dalle cince all’allocco, al gufo.
Un angolo da scoprire: lo Sbuzzaturo è ciò che rimane di un antico bosco allagato, attraversato, come vuole la leggenda, da un viadotto costruito su immensi rami di secolari farnie.
La toponomastica è rivelatrice a riguardo: Selvone, Pantano sono i nomi dei borghi che vi sorgono intorno.
Dall’autunno è soggetto a frequenti alluvioni che ne fanno un grazioso specchio d’acqua.
A primavera ne resta un ruscello che, raccogliendo lo scolo delle acque, serpeggia brillante a rallegrare la pastura serale di qualche pacifica pecora.
Come ogni Borgo, Filignano ha juna variegata gastronomia e piatti tipici
La cucina tradizionale è una cucina semplice, legata al mondo contadino che porta in tavola polente, minestre, pasta fatta in casa e legumi.
La polenta è conosciuta in due varianti: l'illustrissimo è la polenta preparata con i cavoli bolliti, triturati e mescolati alla farina; la polenta gialla è quella condita, a seconda delle disponibilità, con funghi, cicoli e pecorino ovvero con tocchetti di carne di maiale e insaporita con aglio, grasso di maiale e peperoncino piccante.
La pasta fatta in casa é preparata con farina scura e acqua.
La sfoglia ottenuta, la cosidetta pettola, viene mantenuta piuttosto spessa e tagliata a strisce larghe un dito, “e sagne” o strappata a pezzi, le taccunelle, ed é servita in piatti brodosi, insaporiti con olio, aglio e peperoncino fritti.
Una variante più raffinata sono le sagnette nel cui impasto viene aggiunto qualche uovo. Tra le paste sono tipiche le sagne e ceci, le taccunelle e fagioli e i ravioli che a Filignano si riempiono con ricotta.
Il piatto tipico più conosciuto, tuttavia, è l’abbuoto. Originato dalla necessità e virtù di non sprecare nulla degli animali che si macellavano, l’abbuoto è un insieme di interiora di capretto avvolto con budelline e infornato con dovizia di erbe aromatiche.
Degna di nota è anche la frittata di Pasqua, che si prapara con diverse decine di uova (sempre in numero dispari) cui si aggiungono tocchetti di formaggio di capra appassito ovvero ricotta e salsiccia, coratella di capretto, asparagi ed una profumatissima mentuccia.
Sempre in tempo di Pasqua si preparano i canescioni: calzoni cotti al forno ripieni di ricotta dolce o di tocchetti di formaggi e salsiccia.
Il periodo natalizio, invece, vede sulle tavole il baccalà arracanato, cucinato al forno con peperoni, i torcinelli, ciambelle di pasta fritta, e le crespelle, pezzetti di mela, noce o foglie di borragine impastati e fritti.
Infine, prendere nota; Il territorio di Filignano si presta ad un ricco escursionismo: Dal paesino di Collemacchia, una manciata di case appisolate al sole, si esce percorrendo un’antica via che sale tra orti terrazzati con muri a secco, fichi, ornielli e finocchietti selvatici.