Cave sotto al Tempio di Claudio al Celio
Roma sotteranea
Tiberio Claudio Druso era figlio del grande generale Druso, fratello dell’imperatore Tiberio e fratello di Germanico, il generale romano prediletto da Augusto e beniamino del popolo romano. Nel 41 Claudio venne nominato imperatore, nel 48 sposò la nipote Agrippina - Caligola e Agrippina erano nipoti di Claudio perché erano figli di suo fratello Germanico - e adottò suo figlio Nerone.
Claudio è entrato nella storia di Roma anche per aver dato impulso ad alcune importanti opere pubbliche: portò a termine l’ Aqua Claudia e l’ Anio Novus (i due acquedotti erano stati iniziati da Caligola), realizzò il nuovo porto presso Portus, poco più a nord di Ostia, e iniziò la bonifica della piana del Fucino (terminata nella seconda metà dell’800 dai Torlonia). Nel 54 Claudio morì, forse avvelenato da un piatto di funghi preparato dalla moglie. Agrippina onorò il defunto imperatore dedicandogli sul Celio un tempio collocato su un podio di dimensioni gigantesche (180 x 200 metri), il Tempio del Divo Claudio.
L’incendio del 64 offrì a Nerone (Agrippina era morta nel 58) il pretesto per cambiare l’urbanistica della zona (Palatino, Esquilino, Celio) e realizzare la sua Domus Aurea. Il nuovo imperatore demolì il tempio vero e proprio e trasformò il lato orientale del podio, quello che si affaccia sull'odierna via Claudia, in un gigantesco Ninfeo alimentato da una derivazione dell’Aqua Claudia che si staccava presso Porta Maggiore dall’acquedotto principale e, percorrendo su possenti arcuazioni (gli Archi Neroniani) tutta la dorsale del Celio (l’antica via Caelimontana) raggiungeva il Ninfeo. Vespasiano (69-79) restaurò il tempio di Claudio mentre il figlio Domiziano (81-96) prolungò le arcuazioni dell’Aqua Claudia fino al Palatino.
L’archeologo Antonio Maria Colini (1900-1989) ipotizzava che le tabernae di epoca severiana ancora visibili su piazza san Giovanni e Paolo (studi televisivi Mediaset) fossero costruite sul Macellum Magnum, il mercato della carne fatto realizzare da Nerone; dalla piazza del Macellum partiva una strada in direzione nord, via del Tempio di Claudio, che fiancheggiava il lato ovest del tempio per raggiungere la Meta Sudans presso il Colosseo, che ovviamente all’epoca di Nerone non c’era.
Attualmente si accede ai sotterranei proprio dal lato occidentale del podio, attraverso una scala che scende dal livello moderno fino al livello dell’antica strada romana. Questi ambienti non sono mai stati studiati con particolare attenzione, probabilmente perché il vecchio modo di “fare archeologia” prendeva in considerazione solo ambienti che potessero restituire materiali artisticamente rilevanti oppure strutture facilmente leggibili, magari affrescate; Rodolfo Lanciani (1845-1929) fu l’unico che realizzò una planimetria (approssimativa) dei sotterranei.
Dal 2004 al 2006, Roma Sotterranea, su incarico della Soprintendenza Speciale per i beni Archeologici di Roma, ha effettuato la nuova mappatura dei sotterranei con l'analisi di tutte le rilevanze riscontrate che hanno portato a numerosi interrogativi e hanno rivelato un’immagine del sottosuolo abbastanza sorprendente. Infatti quando finalmente ci si abitua alla luce delle lampade ci si rende subito conto degli elementi che caratterizzano questi sotterranei:
•gallerie scavate nel tufo;
•coni di rifiuti e detriti;
•pozzi.
Le gallerie scavate nel tufo testimoniano la funzione di cava, un’attività che deve essere durata molti secoli (forse fin da prima della costruzione del tempio), perché era una consuetudine (ed era logico) andare a cercare la materia prima il più vicino possibile. Il tufo era un materiale utilizzato molto frequentemente in un cantiere edile, ad esempio le scaglie di tufo (caementa) immerse nella malta davano luogo all’opus caementicium, fondamentale nell’edilizia romana, e così le pavimentazioni di epoca repubblicana che erano formate da blocchi di tufo, perciò i sotterranei del Claudium potrebbero aver svolto la loro funzione di cava fin dall’epoca della Roma repubblicana.
I coni di rifiuti si sono formati nel corso del tempo e sono tutti situati sotto alcuni pozzi. È probabile che questi pozzi siano stati creati in epoca medievale (o successiva) per agevolare la funzione di cava dei sotterranei e portare in superficie il tufo; successivamente gli stessi pozzi sono stati utilizzati per gettare calcinacci e rifiuti, infatti sopra il podio del Claudium è stato costruito il convento dei Padri Passionisti e sicuramente chi ha eseguito i lavori di restauro nel convento e nella vicina chiesa dei santi Giovanni e Paolo ha preferito utilizzare i pozzi dei sotterranei come immondezzaio. Il monastero è datato al XII secolo e gli ultimi restauri risalgono al 1952, perciò nella parte più alta dei cumuli di detriti ci sono i rifiuti più recenti, quelli del restauro del 1952.
I pozzi costituiscono l’aspetto più intrigante dei sotterranei del Claudium, sono 16 e sono divisi in due tipologie:
- 4/5 sono quelli utilizzati per portare in superficie il tufo, sono più larghi degli altri e si fermano a diversi metri dal suolo
- gli altri (la maggioranza) misurano circa 90 cm di diametro pari a tre piedi romani, sono dotati di pedarole (gradini scavati nel tufo utilizzati per salire e scendere), arrivano fino al suolo e sono stati tutti tagliati dall’attività di cava, quindi sono precedenti alla cava che vediamo oggi.
La domanda principale ovviamente è: a cosa servivano? Erano utilizzati per portare in superficie materiale nella fase iniziale di sfruttamento della cava di tufo? Oppure si tratta di pozzi idraulici? In effetti durante le nostre ricognizioni abbiamo verificato l’esistenza di piccoli laghetti, molto suggestivi, abbiamo fatto analizzare l’acqua che è risultata batteriologicamente pura, tuttavia non conosciamo ancora l’origine di questi piccoli specchi d’acqua il cui livello varia sensibilmente durante l’anno. Non sappiamo se ci troviamo di fronte ad una falda acquifera - il Celio è infatti noto per le sorgenti - oppure se si tratta semplicemente di laghetti formatisi attraverso l’irrigazione dei giardini del monastero soprastante.
Per rispondere a questi interrogativi affascinanti servirebbero delle indagini più approfondite, che potrebbero svelare la vera dimensione di questi sotterranei, al momento sconosciuta a causa di alcuni accessi chiusi da blocchi di tufo calati dall’alto. Purtroppo il tempio di Claudio e i suoi sotterranei fanno parte della giurisdizione ecclesiastica, quindi solo il Vaticano può concedere il permesso per un’eventuale scavo archeologico. (per Roma Sotterranea, Marco Gradozzi)