Ponti
di Dante Fasciolo
Forse era solo un tronco d’albero
adagiato tra le due sponde
utile ad attraversare il corso d’acqua
che divideva i due villaggi della foresta:
conoscersi, superare liti e diffidenze
scambiare cibo ed esperienze
fare festa insieme con rispetto.
Tempi lontani, primitivi, si direbbe,
ma da sempre l’uomo in movimento
ha cercato ponti e ne ha ideati e costruiti
ogni qualvolta le esigenze della vita
si sono affacciate con urgenza
dando spazio e spirito nuovo
ai giorni e alle opere.
C’è da domandarsi se siano nati prima
i ponti o l’idea sociale dell’incontro,
se sia stato prima il cuore
o i morsi dell’appetito
ad avvicinare i vicini e i lontani,
ad abbracciare vizi e virtù sconosciute,
a rendere possibili i due sensi del cammino.
Ponti: per i sentimenti e i bisogni,
ponti: per le distanze e le divisioni,
ponti: memoria e testimonianza.
Giovanni Nepomuceno
coerente per fede e per amore al prossimo,
fu gettato a morte nella Moldava
dal Ponte Carlo di Praga.
Proclamato Santo e protettore dei ponti
dal suo popolo nel lontano est-europeo,
vede oggi naufragare in macerie
i ponti che univano uomini e terre,
popoli e nazioni bruciare tra ferro e fuoco;
vede oggi divampare odio e dolore,
follia come fiamma di ritorno medievale.