L'Inno
di Dante Fasciolo
Pochi italiani, si sa, conoscono l’Inno di Mameli.
Molti fingono di saperlo muovendo le labbra
se a cantarlo sono in un luogo pubblico
o in presenza della televisione,
così come fanno i calciatori schierati sul campo.
Tuttavia non si può negare che molti
conoscano almeno l’abbrivio dell’inno:
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…
Così come è facile ricordarne la fine:
Stringiamoci a coorte! Siam pronti alla morte; l’Italia chiamò.
Questo inno dovrebbe essere l’atto di fede che ogni parlamentare
e l’intero Parlamento dovrebbero sottoscrivere
e intonare ogni giorno all’inizio dei lavori assembleari.
Invece, la musica stonata del nostro Parlamento
recita ben altri drammi e nega le speranze dell’inno.
Proprio ora che timide prospettive di ripresa
s’affacciano all’orizzonte economico;
proprio ora che un giovane governo
di appena un anno di etĂ
prova a risolvere problemi immobili da 50 anni,
proprio ora, la necessitĂ di richiamare al dovere
di una lotta unita per saltare gli ultimi ostacoli,
proprio ora incomprensibili minacce, astute richieste,
funambolistiche ragioni diverse e contraddittorie
si uniscono per sbarrare il passo
al quel tentativo di rimettere in moto il paese
per ridargli almeno uno spicchio di dignitĂ
nel consesso nazionale ed internazionale.
No, non si cambia, lasciamo ancora marcire i problemi…
è questo l’unico collante organizzato per impedire
quel cammino che il Parlamento dovrebbe accompagnare.
Nulla è perfetto e tutto è perfettibile, ma occorre intelligenza.
Intelligenza parlamentare, il che presuppone
preparazione, disponibilità , umiltà …
ma lo spessore politico di gran parte dei Parlamentari
purtroppo segna zero sulla pagella,
perché i miracolati che siedono sugli scanni del parlamento
sono solo dei guitti, e spesso mettono in scena
racconti peggiori dei peggiori guitti di borgata.