Viaggio in Calabria
di Giuseppe Cocco
Per questo mio Viaggio in Calabria ho scelto come compagno di viaggio l'autore francese Alexandre Dumas e del suo libro-guida «Viaggio in Calabria» nel quale racconta il suo viaggio realizzato nel 1835. Scrittore dallo spirito avventuroso e amante del bello e del nuovo, effettuò in Calabria, in quei luoghi da cui più era attratto per la loro natura selvaggia ed immacolata.
Le varie esperienze, vissute in prima persona talvolta anche in situazioni di pericolo, vengono narrate con aderenza alla realtà tramite immagini che presentano, a volte, una trasfigurazione immaginifica tale da renderle maggiormente ricche di fascino. L'interesse del viaggiatore verso ogni nuova conoscenza passa attraverso il vaglio dell'ironia del suo carattere eclettico e pungente: tutti elementi dai quali risulta un racconto particolarmente piacevole e stimolante.
Eravamo in Sicilia, venivamo da Stromboli, andavamo a Bauso (Villafranca Tirrena) e viaggiavamo per diporto.
Jadin, il mio amico pittore, aveva scorto una barca di pescatori sulla quale c’erano tre o quattro pesci dalle forme e dai colori così attraenti che il desiderio di fare una natura morta prevalse il lui su quello di visitare il teatro delle imprese di Pasquale Bruno.
Arrivammo a Bauso, la vettura si formò davanti a una specie di locanda, la sola che ci fosse nel paese. L’ospite venne a riceverci con l’aria più affidabile del mondo con il cappello in mano e il grembiule rimboccato.
Scendemmo sulla spiaggia di Bauso. Da lì la vista è deliziosa. Da quelle coste, il capo Bianco s’inoltra piatto e allungato sul mare; dall’altra parte i monti Peloritani emergono sopra le onde a picco come una falesa. Lontano, in fondo, si stagliano Vulcano, Lipari e Lisca-Bianca, dietro la quale s’erge e fuma lo Stromboli.
Di ritorno in Calabria dalla Sicilia, arrivato a Villa San Giovanni trovai una lettera di Jadin, il mio amico pittore, con la quale mi avvisava che, avendo iniziato la sera prima un disegno su Scilla, era partito all’alba con Milord, il mio cane, per poterlo terminare. Quanto a me, non avendo niente di meglio da fare, m’incamminai verso Scilla per andare alla ricerca di Jadin.
La distanza da San Giovanni a Scilla è all’incirca di cinque miglia, ma sembra di gran lunga inferiore per il paesaggio pittoresco che costeggia quasi sempre il mare e si sviluppa tra siepi di cactus, di melograni e di aloe, dominati di tanto in tanto da qualche noce e castagno dal fogliame spesso, all’ombra del quale trovavamo più volte seduto un pastorello con il cane accanto, mentre le tre o quattro capre a cui badava si arrampicavano capricciosamente sulle rocce vicine o si sollevavano sulle zampe posteriori per raggiungere i primi rami d’un corbezzolo o d’una quercia verde. (continua)