Il nastrino rosso
Parte quarta
di Ruggero Scarponi
L’agente M. non disse nulla ma continuava a guardare la donna con un’espressione interrogativa. e forse vagamente perplessa.
Mi scusi, disse la donna leggermente imbarazzata, io continuo a fare chiacchiere mentre lei forse desiderava riposarsi un po’.
Sono le…l’una meno cinque. Comunque io non ho sonno. E poi questa discussione mi ha appassionato.
Le piace chiacchierare, eh? Oppure sta solo cercando di far parlare, me? Posso capire che nella sua posizione… anche io cercherei il minimo spiraglio, un varco, da poter sfruttare al momento opportuno. E allora a che serve questa discussione? A lei, solo a lei che ha tutto l’interesse di farmi dire qualcosa che le può tornare utile e…
E se tra noi due fosse lei la furba?
In che senso? Nel senso che anziché essere io che cerco di farla parlare per carpirle non so che segreti, potrebbe essere lei il vero investigatore che i capi hanno incaricato di scoprire chi si nasconde dietro l’anonima divisa di un agente di polizia giudiziaria.
Vedo che lei è portato per il gioco. Perché altrimenti alzerebbe la posta? Ora la cosa interessante sarebbe scoprire chi bluffa tra noi due. Qualche buona carta io ce l’ho per davvero, ho un’arma, il mitra, per esempio mentre lei delle sue carte non ha mostrato granché. Ha dichiarato di essere disarmato, ma sarà vero? Io l’ho presa sulla parola e non l’ho neanche perquisita, sa, non faccio come voialtri uomini che non vedete l’ora di mettere le mani addosso a una donna, a me, le vostre intimità sudaticce e puzzolenti non m’interessano, per cui io di lei non so nulla. Non so neanche se quel distintivo che ha lasciato scorgere sotto la giacca quando abbiamo azionato il freno d’emergenza, sia vero o…
Ma via, smettiamola, con questo gioco. Nessuno di noi due bluffa, ne sono convinto. È solo il caso, il caso fortuito che ha deciso che c’incontrassimo. Un agente di polizia giudiziaria e una terrorista. E per fare cosa? Solo per chiacchierare, senza tanti misteri.
Terrorista? No, prego, io sono una rivoluzionaria, è diverso. E comunque lei cambia discorso e questo è sospetto…
Ma…
Sì, si, sì è sospetto, molto sospetto. Ora io devo stare attenta perché lei gioca molto bene le sue carte. Mezzanotte è passata da un pezzo. E lei mi dà chiacchiera per distrarmi, per stancarmi la testa e aspetta solo che io abbia un piccolo cedimento, che le palpebre mi si abbassino sugli occhi e se mi dovessi addormentare sarebbe la fine per me e forse per questa azione terroristica. Lei non ci penserebbe due volte a disarmarmi, forse a uccidermi e far fuori il resto del commando. Come ipotesi non è male, buona per un film. Ma lei sa bene che anche potendo non lo farei mai.
E come faccio a saperlo?
Il suo istinto femminile non si sbaglia altrimenti non si sarebbe messa a far chiacchiere con me. Si fida, si fida perché sa che può fidarsi.
Che le dicevo? Lei è abile con le parole. Le usa come i fili di una ragnatela che tesse intorno alla sua vittima. Ma io non ci casco e se lei esagera…ho sempre il mitra a portata di mano.
Va bene, allora parliamo d’altro.
Per esempio?
Mi dica di lei…se posso chiedere. È sposata?
Sposata? Per mia disgrazia.
Addirittura!
Vede, a lei che è uomo una cosa posso concederla. Della maggior parte delle disgrazie che ci tiriamo addosso noi donne quando da giovani ci facciamo impapocchiare da qualche giovanotto senza scrupoli…
Senza scrupoli…?
Lo dico un po’ con rabbia e un po’ di vergogna…sì, ci piacciono quelli senza scrupoli. E delle disgrazie che ci tiriamo addosso, dicevo, voi uomini non ne siete del tutto responsabili, in quanto le maggiori responsabili siamo noi stesse. Se ripenso a come mi sono andata a mettere tra le braccia di certi uomini, non mi sembra possibile. Ero così scema, mi dico, così allocca, da non rendermi conto con chi andavo a mettermi? E no! Purtroppo non posso fingere, perché lo sapevo benissimo, ne ero consapevole! No, mi creda, quando si è giovani si commettono le più grandi sciocchezze di cui poi, ci si pentirà per il resto della nostra vita. E questo in sostanza è quanto mi è capitato per ben due volte, due volte ho avuto la dabbenaggine di sposarmi, se fosse stata solo una, pazienza, lo si poteva considerare un errore di gioventù, ma due volte! Due volte signor mio, bisogna essere stupidi, avere il cervello bacato…
E via! Possibile che dai suoi matrimoni non ne abbia ricavato nulla di buono?
Mi dica, ma lei chi è, il mio psicologo? Che gliene viene nel conoscere i particolari della mia vita coniugale? Più andiamo avanti a chiacchierare e più mi convinco che ci sia qualcosa di sospetto in lei. E poi ho notato che da un po’ di tempo lei ha fatto scendere il suo interesse dalle mie tette al mio mitra. Non si faccia illusioni se tenta anche la minima mossa io…la freddo senza esitazione…capito?
Ma certo non c’è bisogno che mi ripeta continuamente chi è che comanda qua dentro. È ovvio che lei ce l’ha con i maschi e poco fa me ne ha reso ragione. E adesso vuole sfruttare questo vantaggio per rifarsi su un anonimo esemplare di quella specie che tanto si sente di deprecare.
Faccia pure se questo la fa stare meglio ma io, glielo giuro volevo solo fare due chiacchiere.
Bah! È passata l’una di notte. È sicuro di non aver sonno? Magari le potrebbe far piacere stendersi sul sedile e allungare le gambe…se ha freddo posso procurarle una coperta…Potrebbe riposare ancora qualche ora…magari, invece, ha fame, non ha toccato cibo. Posso procurarle del the oppure del latte caldo con i biscotti…
No, no, grazie, davvero. Non ho bisogno di nulla. E mi fa piacere continuare a parlare se a lei non dispiace, naturalmente.
Certo che no. Anche io non ho sonno.
Che c’è, pensieri?
Pensieri…i figli. Ho due figli, sa. Uno di sette, un maschietto e una femminuccia di quattro. Stanno con i nonni, all’estero.
E questi figli sono al corrente di avere una mamma, così, “speciale”?
I miei figli? No, non sanno nulla. Nessuno sa nulla. Non vedo la mia famiglia da almeno due anni. Non ho più contatti con loro.
E non le mancano?
È come chiedere se a un soldato in guerra gli manchi la famiglia. Certo che mi mancano ma io sono qui per combattere, per fare il mio dovere che è la cosa più importante di…
Più dei figli?
Ma che fa, vuole mettermi in difficoltà. Sempre con queste domandine all’apparenza innocenti ma che hanno un unico scopo, quello di scavare, scavare e finalmente aprire una breccia…Sono di carne ed ossa anche io se vuol saperlo e vivo le emozioni come chiunque altro. Posso godere e soffrire a seconda dei casi come chiunque altro, gliel’ho detto.
Io, invece, non lo so se riuscirei a essere così determinato come lei. Non lo so proprio se anteporrei la divisa agli affetti familiari. Se rinunci agli affetti più intimi cosa ti rimane nella vita?
Il bene comune. Che è quello che ci spinge ad andare in guerra, a morire per la patria. Ecco, questo ti rimane.
Sì, sì, non c’è dubbio ma poi chi ci garantisce che non sia tutta retorica, propaganda, ovvero l’interesse delle classi dominanti che riescono a convincere i sudditi a morire per loro.
Lei non me la conta giusta. Lei dovrebbe essere un difensore dell’ordine costituito e invece viene qui a farmi discorsi da rivoluzionario…
Non esageriamo…sono solo considerazioni a titolo personale, niente a che vedere con il mio dovere di agente di pubblica sicurezza.
Sarà ma con lei devo stare attenta…e poi continua a puntare il mitra e la cosa non mi piace per niente.
Ha ragione! Lo ammetto. Ma mi creda è solo interesse professionale il mio. Sa io ho una certa passioncella per le armi e quel mitra…quel mitra…mi fa venire in mente…che non è un’arma molto conosciuta…però io devo averlo già visto sulla rivista di cui sono abbonato. È un’arma utilizzata da un esercito dell’est, prodotta in pochi esemplari. Per quanto se ne sa non viene commercializzata…dunque mi fa strano vedergliela in mano.
Quante cose sa, per essere un semplice agente di polizia giudiziaria!
Gliel’ho detto è pura passione sportiva, la mia.
Lei mi nasconde qualcosa. E con quel sorriso da farabutto sa di avere ascendente sulle donne…ma non con me, non si faccia illusioni.
Ma per favore!
E va bene, lei gioca a fare il finto tonto e io le do corda ma non creda per questo di potermi infinocchiare. Lo faccio solo perché se debbo farle la guardia preferisco scambiare quattro chiacchiere. A stare in silenzio mi annoio. Anzi sa che faccio adesso?
Nnnn…
Vado a prendere un altro caffè. Ne vuole anche lei?
Che ora s’è fatta?
Al mio orologio sono le due e un quarto…
In effetti non ho sonno.
Quindi?
Vada per il caffè. Grazie.
S’immagini. E poi non ringrazi me, i soldi sono del…Insomma, sono per queste cose. A stare tante ore chiusi, si sa, no?
Certo. Perfino noi al commissariato, pur essendo dei maledetti sbirri, se interroghiamo un sospetto, caffè e sigaretta non glieli neghiamo.
E bravi, adesso mi vuol passare anche per un angelo di bontà, tutto carità e…stia buono lì e non si muova dallo scompartimento, la tengo di mira. Anche dal fondo della carrozza…ma non mi ha detto come vuole il caffè…
Lungo, lungo, grazie, con poco zucchero per favore.
Va bene, va bene. Con poco zucchero. Eh ma che agente morigerato, che è lei. Davvero un santo è strano però che non riesco a vedere l’aureola. Ecco, ecco il suo caffè( gli porge il bicchierino). Vedo che non si è mosso. Lei è ubbidiente. Troppo, troppo e questo è molto sospetto.
Beh se preferisce può sempre ammanettarmi, così la finiamo con questa farsa del sospetto. Tanto qualsiasi cosa faccia o dica per lei sono comunque sospetto. Ecco (mostra i polsi) mi ammanetti, si serva senza complimenti.
È questo il suo pezzo di bravura?
Aiuto! (con ironia) Datemi una terrorista “normale”, per favore. Non ce la faccio più con lei. Abbia pietà di un povero ostaggio (ride)
(La terrorista lo guarda perplessa e finalmente anche lei si mette a ridere di gusto)