Italiano l' artista di successo in Francia
Renato Parigi
di Amanzio Possenti
Un cittadino di Treviglio che porta il cognome di Parigi ed è scultore, disegnatore e pittore di alto e
riconosciuto profilo internazionale è certamente il più idoneo ad essere considerato una ‘stella dell’arte’
contemporanea nella omonima capitale francese : come difatti accade da parecchi anni mentre la critica
francese lo annovera fra i ’grandi’ artisti in attività.
Pochi a Treviglio - sua città natale (in provincia di
Bergamo) dove è vissuto fino ai venticinque anni e dove talvolta torna sia... per ‘ripassare’ il dialetto sia
per incontrare gli amici rimasti - conoscono la vicenda artistica di Renato Parigi: nato nel 1939, si è
trasferito in terra francese (Paris) nel 1964 grazie al biglietto di andata in treno rilasciatogli dal suo
indimenticabile Maestro di scultura a Brera, Marino Marini, uno fra i più rinomati scultori del Novecento.
Da quell’anno Renato Parigi si è ’fatto da sè’, nel senso che ha percorso un impegnativo tragitto di
esperienze tra disegno preparatorio e gusto della ricerca dello spazio, in forme caratterizzate da
movimento e volumi, in composizioni ardite.
Già quando viveva nella casa familiare a Treviglio, in centro città, con i genitori e il fratello Aldo (classe 1931,da anni emigrato in Australia e con ottimo successo lavorativo) - racconta con dovizia di memorie giovanili il suo amico e concittadino Massimiliano Stedile, classe 1935, al quale continua ad inviare volumi che parlano della sua arte, mantenendo costanti colloqui telefonici ed anche incontri - manifestava l’indole dell’artista scultore; pur se aveva lavorato per un anno in Same, aveva poi scelto, anche con sacrifici propri e di famiglia, di frequentare l’Accademia di Brera a Milano, sua rampa di lancio, fra scultura, pittura e scenografia . Poi la trasferta vincente a Parigi, la metropoli dall’omonimo cognome. Oggi vive nella capitale francese, con altra residenza in un maniero a Squiffiec.
Renato Parigi ha risposto così al suo intervistatore Laurent Boudier, come si legge in uno dei volumi che lo riguardano:’ Sono convinto che niente può essere datato in arte, ogni opera si colloca in un tempo che le è proprio, essa è frutto di un momento, sfugge alla sua epoca...Attualmente gli artisti s’esprimono attraverso l’oggetto, la fotografia, l’installazione, ma si vorrà un giorno camminare di nuovo nei passi degli altri.’ La sua attenzione all’arte africana è un modo per sentirsi partecipe di un cammino le cui tracce sono state lasciate. A proposito dei moltissimi disegni da lui prodotti in continuo fermento ideativo, dei quali dice ‘essere un lavoro continuo, una profusione di parecchie centinaia di fogli’, ebbene li definisce ‘la tachicardia della mia vita’. Ricordando come durante il soggiorno in Africa ‘non potesse scolpire, bensì realizzare grandi fogli da disegno’, sente di valorizzare la forza maiuscola del disegno, prodromo della scelta scultorea. Il foglio ,il papier, ‘è scrittura e natura’, osserva: insomma il suo è un inno al valore del ’dessin’, nella forma.
Quanto alle forme scolpite - testimoniate dalle molteplici opere, di varie dimensioni e di diverso materiale,
dal bronzo al legno al marmo - emerge l’amore verso lo spazio creativo e narrativo, nel quale la forma
diventa sostanza espressiva e tensione emotiva e il gusto del raccontare per immagini trasforma il tutto
in un balenìo di sensazioni mobili e profonde, che stimolano occhio e mente e accompagnano,
valorizzandola, la bellezza di una ininterrotta riscoperta di cumuli interiori partecipativi.
Una scultura di
alto rango estetico, nella quale le storiche memorie culturali italiane permangono, come si rivela nelle
mostre di Renato Parigi in corso in questi giorni fino a novembre in gallerie e chiostri della Bretagna.
Sotto lo sguardo della critica francese sempre positiva nei confronti dell’arte dell’emigrato artista italiano,
divenuto un protagonista per il valore, la qualità e la sensibilità delle sue composizioni.