Continua la narrazione di una nuova avventura antica e attuale
In Viaggio lungo lo Jonio alla scoperta della...
Magna Grecia
Sui passi di George Gissing - decima e ultima puntata
di Giuseppe Cocco
Ancora poco più di 4 pagine continuando la passeggiata lungo la ferrovia che, dopo un miglio, arriva in un punto in cui c'è una grotta che incuriosisce Gissing, forse una cava realizzata dai primi Coloni Greci, perché anche questa legata alla figura di Cassiodoro che qui avrebbe realizzato, secondo fonti storiche, uno dei suoi vivai per i pesci. Incontriamo un gruppo di ferrovieri che si offrono di accompagnarci a visitarla. Un paio di loro si rivelano interessati ai racconti su Cassiodoro e soprattutto che uno straniero come l'amico viaggiatore inglese, conoscesse un personaggio di quel luogo. Uno dei due accompagnatori è certamente più erudito.
Risaliti fino alla linea ferroviaria, Gissing fa per ringraziare tangibilmente la cortesia dei due con un'offerta appropriata, a Calabresi della migliore specie, ma proprio per questo, la vede ricusata con assoluta e ferma dignità, il che gli fa concludere come tanta dignità, rarissima nell'Italia a sud di Roma, qui in Calabria se ne trova più di un esempio.
Tornati alla stazione, la lunga camminata lungo la massicciata, la fame è forte e non c'è alcun posto dove rifocillarsi, né dentro né fuori la stazione, ma alla calabrese si può fidare sul facchino che per pochi soldi ospita a casa sua per un pane, salame e cacio e soprattutto un buon vino finalmente; un ottimo pranzo che ci tira su il morale ben predisponendoci per la partenza e risarcendoci anche di tanti sacrifici patiti per la pioggia e i cattivi incontri di Squillace.
Poi arrivò il tempo della partenza del viaggio che ci porterà in 7 ore in vista della **Sicilia*** e come il solito, il treno è foriero di incontri interessanti: il primo è con un ragazzino incredibile simpatico e gioviale; racconta che va ogni giorno a scuola dal paesino di San Sostene fino a Catanzaro; poi il parroco di Badolato.
Poi, nella notte buia e tempestosa va lungo la costa verso lo Stretto di Messina.
Siamo alla fine del viaggio, 6 pagine dedicate all'ultima tappa dedicata alla città di Reggio una delle porte della Magna Grecia, sulla strada che i Romani utilizzarono per raggiungere e conquistare la Sicilia; piazzaforte di tutti i popoli invasori di ogni provenienza.
È un racconto particolarmente interessante perché testimonia la Città che venne rasa al suolo dai terremoti come quello del 1783, che distrusse tutta la Calabria, in cui dell'antico rimane la Fortezza Normanna seppur sconquassata, ma molto prima dell'altro terribile sisma che sarà nel 1908, detto di Messina.
Da principio è il paesaggio quello che rapisce gli occhi e lo spirito: la vista dello stretto col mare blu e all'orizzonte la *Costa Siciliana con Messina e l'Etna che cambia ad ogni ora del giorno.
La ricostruzione ha reso Reggio pulita e piacevole, silenziosa, tranquilla a dispetto della sua grandezza.
Si fa fatica a trovare un ristorante e pare non esserci più di un caffè, sebbene l'atmosfera sociale pareva essere meno serena che a Taranto o a Catanzaro.
Quello che fin qui non era avvenuto c'era: bambini accattoni chiedevano l'elemosina, anche durante i pasti in albergo.
Salta all'occhio la frequenza di iscrizioni scolpite lungo le strade per commemorare cittadini morti per la libertà.
Girando per la città alla ricerca di pietre antiche, benché pur sempre rse recenti dalle obbligate ricostruzioni post terremoti, è la cattedrale ad attirare la nostra attenzione, ma non per il suo interesse seicentesco, quanto per la scritta che riporta sulla facciata che in latino recita: «Facemmo un giro e giungemmo a Reggio» che si riferisce al viaggio di San Paolo che qui approdò da Cesarea.
È domenica, giorno di mercato, e i contadini sono scesi in città dai campi e dagli orti, con prodotti di ottima qualità.
Ma alla fine, quale miglior finale per un viaggiatore intellettuale e storico, se non la visita al Museo della Città dove naturalmente ci aggiriamo solitari come sempre.
E mentre diamo un ultimo sguardo in direzione dello Jonio, Gissing dice: «avrei voluto potermi aggirare senza fine nel silenzio dell'antico mondo, dimenticando il presente ed ogni suo suono». (fine del Viaggio).