Shakespeare
interpretato da Fausto Paravidino
di Amanzio Possenti
A distanza di secoli e dopo migliaia di testi scritti in tutto il mondo su William Shakespeare - autore il più frequentato insieme a Bibbia e Dante - è segno di ininterrotta sensibilità culturale reimbattersi oggi nel poetico universo teatrale del sommo genio inglese: e sapere che la riproposta parte da un attore-commediografo italiano, Fausto Paravidino, riempie di orgoglio e di sorpresa. Cos’altro si potrebbe dire di nuovo e di originale, ,teatralmente parlando, di un Autore sommo e ineguagliato? Eppure a Paravidino l’impegno è riuscito - e molto bene - non foss’altro come ha dimostrato nell’anteprima del suo testo-spettacolo: ’Shakespeare (ma non solo)’, proposto all’aperto sullo splendido sagrato-piazza della chiesa nel paese natale di Rocca Grimalda(Al), in attesa di essere portato sulle scene dei teatri italiani ed europei. Spettacolo seguito con interesse da un pubblico invitato dal Festival piemontese ’Attraverso’ e dal Comune di Rocca Grimalda, auspice il sindaco-artista Enzo Cacciola.
Balza fuori uno Shakespeare dal linguaggio sorprendente, ricco di sceneggiatura e di ritmi pre-cinematograficiadove i colpi di scena vanno oltre la storica trilogia aristotelica ( , tempo, azione) per posizionarsi nell’umano groviglio dei sentimenti che vincono la tradizionalità e prevedibilità delle attese, sconvolgendo ipotesi e progetti, tragici o soltanto narrativi, consolidati e tramandati da secoli, da Eschilo ed Euripide in giù. Dunque un Autore - sostiene Paravidino - che ha scelto di’ piacere al pubblico’, per e con il quale ha aperto un secolare colloquio ardito e ultra spazio-temporale che cancella, complice il teatro elisabettiano, l’ortodossia scenica di una visione di fissità per sperimentare le strade lungo le quali l’uomo grida, scopre, ama, odia, soffre, sollecita, spera, tende, si scontra, si innalza o atterra, in definitiva lo sviluppo dell’eclissi umana.
Ma Paravidino dice e scopre di più: individua, oltre alle caratteristiche curiose, diremmo oggi ‘ alla Hitchcok’, degli avvii-prologo delle opere shakespeariane, (da Ednrico V° ad Amleto, da Sogno di mezza estate a Giulietta e Romeo), la singolarità della presenza del perdono(ad esempio nei profili dei personaggi Proteo e Valentino). Che si tratti di scelta religiosa, oppure laica o soltanto teatrale, è da studiare ma resta forte e ripetuta quella cifra linguistica e umorale.
E’ sicuramente un testo teatrale, questo di Paravidino - estrazione culturale genovese, vita di lavoro a Roma, con due attrici (tra cui la moglie) entrambe ’cooprotagoniste’ dello spettacolo a Rocca Grimalda,nel quale Paravidino è mattatore – che sollecita, richiama e coinvolge, proponendosi – sulla scia dell’opera immortale del grande Inglese - di farci amare ancor di più li valore culturalmente eccelso e imperituro del teatro.