#301 - 19 febbraio 2022
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
letteratura

Uno spazio in omaggio al Sommo Poeta

Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe

La Commedia

Inferno 2° Canto - parte terza

di Angelo Zito

Lassù ‘na donna misericordiosa,
afflitta pe’ li mali de quell’omo,
infrangendo er divieto der Signore,
ha convinto Lucia co’ ste parole:
-illuminato da la luce tua
quello ha bisogno d’artra luce ancora-.
Lucia, nimica d’ogni male oscuro,
me venne a tròva che m’ero assettata.
assieme co’ Rachele la decana.
Me fà: - Tu che sei un dono der Signore
va’ a dà ‘na mano a chi t’ha amato tanto
e pe’ tte sortí fora dar comune.
Nun provi tu pietà pe’ qquanto soffre?
Nun vedi come affronta li malanni
impetuosi più der mare che se gonfia? -.
Nun c’è fu ar monno donna tanto sverta
a fà der bene o a scampà dar male,
come feci io ar sentí de sti discorsi.
Venni de corsa giù dar loco eterno,
convinta che troverai quele parole
che fanno onore a te e a chi te sente”.
“Appena fatto ‘sto raggionamento,
co’ le lacrime a l’occhi me rimira;
e io decisi subbito a quer punto
de vení qui da te, come lei vòrse;
te tòrsi da le grinfie de la bestia
che t’impediva de salí sur monte.
E mó che aspetti ancora, perché stai?
perché nun abbandoni la paura?
te pô mancà er coraggio a ‘sto momento?
Adesso che ‘ste donne sú ner cielo
se sò ‘mpegnate pe’ pportatte aiuto,
e io te l’ho cantato a chiare note?”
Come sur prato doppo la gelata
li fiorellini, ar sole che li scalla,
dritti sur gambo ripíeno colore,
così me sollevai un po’ er morale,
sentii er coraggio score ne le vene
e me misi a parlà sinceramente:
“Quanta pietà cià avuto quela donna
e quanto fosti fedele ar suo volere
e a le sante parole che t’ha detto!
Ciò ‘na gran voja che me nasce in petto
de vení assieme a te in quer viaggio,
che m’ero figurato dar principio.
Va’ pure avanti ormai semo d’accordo:
tu duca, tu signore e tu maestro”
Parlai così, quello se mosse e io
annai pe’ qquela strada aspra e servaggia.

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