In occasione del 21 novembre Giornata Nazionale degli Alberi
"I Racconti di Ulivo": una pubblicazione della SECOP Edizioni
Radici Terra Anima
Introduzione di Lucia Anelli
Enzo Morelli dipinge la pietra, il ricordo, il vento, il profumo, la nebbia, il silenzio.
Lo stesso che aleggia nei suoi scuri fondali o tra gli anfratti scoperti, tra le fronde delle sue creature.
Ma il suo cuore batte soprattutto per un essere tanto affascinante quanto impenetrabile, possente e lieve…
Ulivo.
Suo infaticabile compagno di viaggio, autoritratto meditativo o colto in improvvisi guizzi passionali.
Ulivo non è solo pianta, tronco, radice. Ulivo è vivo, innamorato, malinconico, si mostra vezzoso al sorriso della luna, si accascia e si erge, è contorto dall’avanzata del tempo ma sempre poeticamente imponente, imprevedibile. La sua corteccia è rugosa ma si lascia timidamente carezzare dai germogli di Erica, in un idillio senza tempo di un grande sognatore.
Ulivo è fragile e forte, saggio e bambino.
Ed Enzo Morelli è parte di ciò che dipinge, Enzo Morelli è dentro la sua poesia.
Il legame affettivo alla mediterraneità, ai suoi figli, alle sue impressioni eterne è certo evidente, ma sorprende soprattutto il trasporto che ogni tela, ogni carta racchiude in sé.
Valori che trovano espressione concreta nelle icone che lo accompagnano da una vita. Gli ulivi bizzarri, dalla ritrovata forma, i pazienti cardi, adagiati come amanti in attesa, la fedele erica, le appannate rive del Po. E le pietre. Mute poesie sospese tra terra e cielo, che ora si fanno letto per i corpi abbandonati dei fedeli cardi. In attesa di fuggir via col bramato vento.
La trasposizione antropologica dell’immagine carica di vissuto il racconto, tessendo le fila di memorie gelosamente custodite e timidamente accennate.
Un profumo, un rametto, una brezza, un fruscio… tutto è imbevuto di lirico trasporto.
La pittura di Enzo Morelli è iconicamente gentile e immediata. È leggera nel suo farsi. L’iperrealismo evidente ammalia e cattura.
La limpidità tecnica concede anche qualche tocco più nervoso e sfaldato, tipico di una pittura d’atmosfera, proprio perché Morelli non si limita e registrare la natura ma riporta in immagine e colore il suo racconto, tutto filtrato attraverso lo sguardo e l’intimo rapporto con i luoghi attraversati.
La sua ultima produzione non smentisce il percorso intrapreso negli ultimi anni, facendo emergere una coerenza valoriale mai abbandonata.
Respiri, magie, sogni son quelli che promanano dall’abbraccio di Ulivo ed Erica, dalla fuga del vento, dal riposo dei cardi. I suoi grigi si accendono di lampi e atmosfere ovattate, brividi e meditazioni, tra anfratti e cascine solitarie.
Innesti sorprendenti quelli proposti da Morelli, abbagliato dall’imprevedibile intreccio-identificazione tra uomo e natura, vuoto e palpito vitale, da quei rimandi sommessi che non ti aspetti.
Storia e poesia si ricongiungono così, istintivamente, con le tracce del passato che fu già presente e i soffi che ancora spirano e carezzano la pelle. Il punto di vista, spesso ribassato, sostiene tangenze emozionali immediate, nel punto esatto in cui si scopre quell’infinito celato tra le rughe del tempo, che leviga, penetra e intaglia.
Morelli dipinge il distacco e la rinascita, la fragilità e il vigore, in quella terra dove ogni incontro è traccia, ogni orizzonte è miraggio, il profumo inebria la caligine e il silenzio protegge e ammanta.