Televisore gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
E’ quasi superfluo evidenziare come, nelle ultime due settimane, il focus mediatico sia stato tutto orientato sulle elezioni amministrative e sulle eventuali ripercussioni nell’affollata compagine del governo Draghi, in caso di redistribuzione dei rapporti di forza dei contendenti. Anche se, nella vita reale, il focus era, evidentemente, orientato altrove, dato che circa il 50% degli italiani ha disertato i seggi elettorali. Un record di astensioni, a quanto pare, per queste elezioni senza pathos che relegano ancora una volta i partiti politici in una sorta di riserva immaginale dove se la cantano e se la suonano come più gli aggrada.
Un confino che si traduce emotivamente in totale sfiducia, con risvolti talora grotteschi: si pensi alle farneticazioni dei no-vax infarcite di complotti orditi dal club Bilderberg, di modificazioni genetiche indotte dai vaccini e dell’immancabile, contaminante 5G.
Oggi, se pensiamo ad un politico di un qualunque schieramento, ci sarebbe difficile dissociarlo da una studiata e coinvolgente cornice televisiva.
Anche quando, per procacciare voti, il politico si reca nei mercati, le telecamere caninamente lo seguono. E come accade in ogni campagna elettorale che si rispetti – dal ’48 in poi - da più parti si è ventilato, anche questa volta, il pericolo fascista o, peggio, nazifascista. E si accusa la Meloni, leader di Fratelli d’Italia, di non aver fatto pubblicamente professione di antifascismo.
Nella trasmissione “Carta Bianca”, Alessandro Sallusti fa notare che ai catecumeni dell’ideologia più sanguinaria del ‘900 - il Comunismo – non viene richiesto alcun atto pubblico di contrizione; ma viene subito messo a tacere da Enrico Letta - appoggiato dallo sguardo torvo del giornalista Massimo Giannini - che chiude l’argomento con il sigillo della Costituzione, il documento fondativo della nostra Repubblica, che si immagina sempre aureolato di sacralità coranica. E Sallusti, purtroppo, non ha osato replicare. Al che, delusi, abbiamo spento immediatamente il televisore.
Per la cronaca, Letta ha fatto riferimento ad una disposizione transitoria attualissima – la XII – che recita “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Le disposizioni transitorie hanno durata limitata ed hanno la funzione di controllare la transizione dal precedente ordinamento a quello attuale, transizione che, evidentemente, ancora non si è completata. Ricordiamo inoltre al buon Letta che dei 75 padri costituenti, 13 erano comunisti; ed erano gli anni di Stalin. E’ mai possibile che ancora oggi, come se fossimo in pieno dopoguerra, i nostri politici e i loro caudatari dei mezzi d’informazione continuino a gargarizzarsi col fascismo, con l’antifascismo e con altri innumerevoli anacronismi? E si lamentano che non si vada a votare?
Riaccendiamo il televisore – Carlo Conti sta presentando “Tale e quale show” - e, in cuor nostro, nella variegata legione degli idioti, annoveriamo di buon grado i sedicenti fascisti ed i sedicenti antifascisti. Il numero di questi ultimi è incredibilmente elevato.