Post Afghanistan
Dall’orrore alla ricerca di una spera
di Amanzio Possenti
Parlare di disumanità rispetto agli orrori tremendi – attentati compresi- segnalati nel dilaniato Afghanistan - tornato nelle mani dei teleban, grazie alle ‘disattenzioni’ di un Occidente frettoloso e indifferente nelle decisioni politico-militari - e in un mondo generalmente carente di amore verso il prossimo nonchè portato ad affermare la forza, magari la più brutale, anziché favorire dialogo fra distanti e nemici, è come buttare qualche secchio d’acqua nel mezzo di uno spaventoso incendio di territori arsi : come il fuoco arde e si dilata aggravando la distruzione, così la disumanità permane e resta tetragona alla levata di scudi universale che chiede civiltà, pace e concordia.
Gli errori delle scelte senza prospettive di costruenda fraterna convivenza, la visuale deformata della esportazione della democrazia e le violenze frutto di criteri tragicamente ancestrali , moltiplicandosi a cagione dell’affastellarsi e sedimentarsi degli odi, pongono le popolazioni inermi sotto la ferocia dei senza pietà.
Se il mondo si commuove e i potenti si impegnano a cercare una soluzione dove tutto è stato travolto, chi è costretto a condivivere la quotidiana ossessiva esperienza di un regime sovrastante, non ha speranza. E purtroppo soggiace.Salvo coloro che hanno potuto abbandonare il Paese in cerca di una nuova patria.
La vergogna che ricade sull’Occidente – terribile e storica figuraccia, Usa soprattutto ed anche Europa – lascia spazio ad una realtà incerta e labile, nella quale già si è inserito ,sulla scia, il terrorismo pluriomicida Isis. Il mondo intero non può ritrarsi, né tentare soluzioni con le armi: occorrono impegni costanti della diplomazia e dei colloqui pacificatori in un lavoro lento, paziente, responsabile, reciproco. Difficile senz’altro, ma da tentare.
Una speranza. Non dimenticando la preghiera.