La mistica
Parte terza
di Ruggero Scarponi
Dopo alcune ore di cammino, sempre al margine della strada, per evitare i numerosi carri e le mandrie di bufale che la percorrevano, al Padre Solinas cominciarono a dolere i piedi. E iniziò a sbuffare, per la polvere e il gran caldo cui non era abituato. E sbuffava anche per le mosche, che, moleste, gli svolazzavano intorno, senza dargli un attimo di respiro. Vedendolo così sofferente, un giovane mandriano lo apostrofò con fare scherzoso.
- Chi te lo fa fare, Prete, quando potresti startene comodo al convento!
- Ehhh! – rispose Solinas con l’aria di non voler incoraggiare un discorso, tanto si sentiva affaticato.
- E non è che il primo giorno – rifletté tra sé- come riuscirò a portare a termine l’impresa? - Ma il giovane mandriano non volle darsi per vinto e lo raggiunse.
- Prete mio – gli disse – se potessi vederti! Sei proprio mal ridotto. Dove pensi di arrivare in questo stato?
- Ehhh! – brontolò di nuovo Solinas, allungando il passo, nella speranza di liberarsi del moccioso. Ma quello continuava a seguirlo. E quando gli fu vicino con una piroetta gli si piantò di fronte per soffiargli con la bocca, un poco d’aria, sul viso. L’anziano prete ne restò stupito e irritato. Non era abituato alla vita di fuori. Nel convento, dove aveva sempre vissuto, tutto era ben regolato e la vita vi si svolgeva calma, monotona e senza trambusti, se si escludono quelli legittimi, dei ragazzi, durante la ricreazione nell’orario scolastico.
- Ma insomma – s’infuriò il prete – che modi sono questi? A casa tuo padre non t’insegna a rispettare gli uomini di Chiesa? Per poco non mi hai fatto morire di spavento a piombarmi così, davanti, all’improvviso! Ma il giovane mandriano, anziché rispondere continuava a soffiargli sul viso.
- Ma che fai? Urlò inviperito Solinas, - smettila subito, se non vuoi buscarle. -
Ma il ragazzino, per tutta risposta si mise a ridere e a soffiare a più non posso, come dentro a uno strumento musicale.
Solinas, seccato dal comportamento irrispettoso del monello pensò di afferrarlo per dargli una bella lezione a suon di scappellotti ma fu investito da una tale corrente di energia che lo scosse da capo a piedi. Gli sembrava che le braccia e le gambe non rispondessero più ai suoi comandi. - Che diavolo mi succede! - urlò spaventato. L’effetto fu di breve durata ma sufficiente a distrarlo e quando si voltò alla ricerca del ragazzo che gli aveva alitato sul viso, si accorse che era sparito. - Ehi! - Urlò a gran voce. - Dove ti sei cacciato, figlio della tempesta! Torna subito qui e spiegami che cosa mi hai fatto. Per la verità Solinas non ne era troppo dispiaciuto dal momento che si sentiva come rigenerato. Non provava più la fatica del camminare e anche il caldo, opprimente, che poco prima l’aveva assalito, era diventato sopportabile. Ma del piccolo mandriano, per quanto cercasse, non c’era più traccia.
- Torna da me, ti prego – continuò a strillare in direzione dei campi e delle selve che limitavano i due lati della strada – torna, ti prego, ti ricambierò il favore con una fetta di torta che conservo nella mia bisaccia! Ma neanche la promessa del dolce convinse il monello a tornare. Era quasi l’ora di desinare e Padre Solinas scorse in lontananza una casupola. Era una locanda. Ora che si sentiva meglio avvertiva un certo appetito e a passi svelti si diresse verso la casa. L’ostessa accolse il prete con grandi riverenze.
- Oh! Come sono fortunata oggi! – Diceva rivolgendo all’intorno, agli abituali avventori, sorrisi compiaciuti e maliziosi – Sono proprio fortunata a ricevere un ospite di rango così elevato! Quest’umile dimora e tutto il personale, sono a tua disposizione Signor Prete!
- Ma che vai dicendo? – rispose Padre Solinas indispettito da tutte quelle cerimonie – io mi sono fermato perché volevo qualche cosa da mangiare. Pane e carne mi saranno sufficienti. E portami subito una brocca d’acqua che muoio di sete! – Comandò imperioso, per darsi un contegno, avendo notato come gli altri ospiti del locale, fossero in verità brutti ceffi, con certi cappellacci calcati sul naso, a nascondere ghigni e cicatrici, da farti venire i brividi su per la schiena. Anzi se non avesse temuto di dare ancor più nell’occhio, Padre Solinas, se la sarebbe svignata volentieri. Ma oramai era in ballo. E d’altronde l’ostessa aveva già provveduto a riservargli un tavolo, scaraventando a terra un vecchio, che ubriaco già dal primo mattino, vi si era addormentato sopra.
- Vostra Eccellenza sarà subito servita – disse melliflua, cercando di scorgere e valutare la borsa in cui Padre Solinas teneva le monete per il viaggio. Il religioso si lasciò cadere stanco sulla sedia. Dette un’occhiata al vecchio sfrattato dal suo tavolo, sorpreso che continuasse a dormire, come nulla fosse, sul pavimento. E aspettò di essere servito. Gli altri uomini intanto, dopo l’iniziale curiosità, avevano, ognuno, ripreso le proprie attività. Chi mangiava rumorosamente una grassa minestra di cavoli e ossa di maiale. Chi invece fumando la pipa o bevendo birra fissava assorto il fuoco, nel grande camino o quel poco di cielo che si intravvedeva dal vetro lercio di una finestrella. Era stanco, Padre Solinas e stava per appisolarsi sul tavolo con la testa che gli penzolava quando fu sorpreso da una voce melodiosa e che sulle prime non seppe giudicare se di fanciulla o di giovane donna.
- Ecco l’acqua per Vostra Eccellenza – disse la voce. Padre Solinas alzò lo sguardo e ne restò meravigliato assai.