#287 - 5 giugno 2021
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

Kakebo

di Ruggero Scarponi

Il signor Aurelio, detestava ogni forma di sperpero e di spreco e tenacemente difendeva, come un soldato in trincea, la capacità del proprio stipendiuccio a sostenere per intero le necessità di spesa del budget famigliare.
A questo proposito non si era mai fatto scrupolo d’ingaggiare furibonde battaglie con i suoi due figli, Lorena di quindici anni e Luca, di dodici, fermamente intenzionati ad ottenere gli oggetti simbolo con cui la tecnologia o le mode del momento inondavano periodicamente il mercato dell’effimero dei giovani e giovanissimi.
La signora Maria, invece, la moglie del signor Aurelio, che ben comprendeva le resistenze del marito ma anche le esigenze dei figli intenzionati a vivere pienamente il proprio tempo, comprensivo di qualche utile apparecchio tecnologico ma anche di qualche simbolo ingannevole e superfluo, cercava di far da paciere tentando, di volta in volta, di far comprendere, ora all’uno, ora all’altro, le diverse ragioni. Tuttavia il signor Aurelio perseguiva con testarda perseveranza il suo obiettivo di arrivare alla fine del mese senza essere costretto a chiedere prestiti o, peggio, a fare debiti.
Per questo si affannava fin dal mattino a programmare e riprogrammare ogni uscita di cassa che non fosse destinata a bisogni primari o per obblighi ineludibili quali ad esempio il pagamento delle utenze domestiche o le tasse scolastiche dei figli.
Egli, infatti, era diventato un esperto contabile sempre intento a difendere il suo stipendiuccio dalle innumeri tentazioni che si presentavano nel corso del mese.
Dividere e sottrarre era il suo cruccio quotidiano. E bisognava tenere a mente tutti gli impegni, tutte le scadenze, comprese le offerte speciali dei supermercati e fare scorte oculate, né troppo abbondanti, con il rischio d’intasare inutilmente la dispensa, né troppo risicate, per non perdere le ghiotte opportunità che di tanto in tanto si presentavano con le offerte promozionali.
Ma il signor Aurelio era determinato e andava avanti per la sua strada, sostenuto con discrezione dalla moglie e in fin dei conti anche dai figli che comprendevano, seppure a fatica, la dura battaglia intrapresa dal proprio genitore.

Per questo, i due rampolli, degni figli di tanto genitore, decisero di concerto con la signora Maria di fargli un regalo, per ricompensarlo della dedizione che metteva nella salvaguardia del bilancio famigliare. E l’occasione venne con la festa del papà.
E così il signor Aurelio, tornando a casa dal lavoro, trovò sulla tavola apparecchiata per la cena, davanti al suo piatto, un pacchettino involtolato con carta da regalo e infiocchettato con un bel nastro di colore rosso.
La signora Maria e i figli si erano messi un poco in disparte ansiosi di godersi l’espressione di sorpresa del signor Aurelio, il quale cominciò a disfare il pacchetto tutto emozionato e con le mani tremanti.
Quando terminò l’operazione, si trovò tra le mani un libriccino che recava una dedica sul frontespizio: “il mezzo migliore per difendere il tuo potere d’acquisto, con affetto, Lorena e Luca”.
Il signor Aurelio era senza parole e andava con lo sguardo ora ai figli, ora al libriccino e ora alla consorte senza sapere cosa fare o cosa dire, anche perché a dirla tutta non aveva nemmeno ben compreso cosa gli era stato regalato.
Il libriccino, infatti, recava un titolo incomprensibile, forse una parola straniera. Che diavolo era un “Kakebo”?
Ma subito ci pensarono i figli a spiegarglielo, essendo assai esperti di manga giapponesi e quindi, seppur indirettamente, dello stile di vita di quel popolo sagace.
Per cui i due ragazzi spiegarono al signor Aurelio che il kakebo era un prezioso libriccino di cui i giapponesi non possono fare a meno. Su di esso, infatti, registrano in maniera minuziosa e pignola fin la più piccola spesa in modo da avere sotto controllo, in tempo reale, la propria situazione economica e finanziaria.

Il signor Aurelio cominciò a sfogliare il dono appena ricevuto e man mano che scorreva le pagine si potevano scorgere sul suo volto le espressioni più autentiche di meraviglia e di soddisfazione. Finalmente uno strumento che avrebbe reso facile e perfettamente intelligibile tutto il complesso sistema di calcoli necessari per arrivare a fine mese.
Continuò, il signor Aurelio, a sfogliare febbrile le pagine, tutte suddivise in sapienti fincature, su cui sarebbe stato agevole riportare una quantità di dati utili ad una sana gestione dei conti e delle spese. Man mano che si addentrava nella lettura del prezioso libretto, il signor Aurelio scopriva nuove opportunità, come il calcolo degli interessi attivi e passivi nei conti bancari, i piani di ammortamento in caso d’investimenti immobiliari, la gestione delle rate per gli acquisti di apparecchi elettronici, fino alla tutela del piccolo risparmio.
Per non parlare di cose più pratiche e immediate come i saldi contabili di fine giornata, di fine settimana, di fine mese e di fine anno. Cosa si poteva voler di più? Ora non avrebbe più dovuto far conto sulla sua labile memoria, il kakebo gli avrebbe rammentato e suggerito in ogni momento cosa si poteva o cosa non si poteva fare.
C’era da giocare all’infinito con tutta una serie di raffronti, previsioni e analisi che il signor Aurelio, senza rendersene conto, scivolò in un sonno beato, il primo, dopo tanto tempo.

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