Dove è nata la civiltà, ora muore l'umanità
Mediterraneo
di Dante Fasciolo
Da sempre, ogni giorno all’alba, quando i colori sono tenui,
da qualche parte del Mediterraneo
inizia una lenta cantilenante melodia percepibile appena:
il risveglio del mare che tende le sue onde al tepore del primo sole
e libera il volteggiar d’aria fresca gelosamente custodita nella notte.
E piano piano ecco incalanarsi antichi flussi,
curiosi e saggi, alla ricerca di approdi possibili.
Ki-en-gi: dalla “terra dei signori della canne”
ecco giungere, insieme agli umori delle paludi,
scritture nuove e architetture sumeri che anticipano l’ocra del bronzo;
e dalle vittoriose o sconfitte città assire
il dono di epica poesia e decorazioni smaltate di sontuosi palazzi.
L’ultimo grido di Alessando Magno giunge da Babilonia
intenta a strappare agli dei i segreti degli astri;
e possenti navi fenici di cedro trasportano alle Colonne d’Ercole kinahnu:
il rosso porpora delle murici, gelosamente segreto,
e ancora, sul mare distendono alfabeto e bublo,
il mito di Adone e l’arte del papiro.
Infine, Egitto: il cielo immortalato sulla terra per un calendario di pietra.
Arte originale per pochi, e strumenti musicali idiofoni
capaci l’una e gli altri di evocare gli invisibili.
Da sempre volteggia una civiltà
in cerca di perpetuo ricordo di sé,
e riempie gli spazi del cielo, colora le acque, dà forma alle terre;
con discrezione si è insinuata nella coscienza degli uomini,
e pulsa nei loro cuori al ritmo di lontane emozioni.
Il Mediterraneo di oggi è costretto a dimenticare.
Altri pensieri ed altre esigenze solcano le sue acque:
antiche sopraffazioni impongono miseria e producono rabbia
e giovani generazioni schierano libertà e democrazia
contro insopportabili arbitrii e carri armati di morte.
Una diffusa impotenza, e una perseverante ignavia costruiscono spirali infinite,
si fanno scudo di giuridicismi e tacciono di fronte alla morte:
quella della giustizia, quella dell’uguaglianza, quella della verità;
quella di milioni di uomini inermi alla deriva.
Ora solcano le antiche acque fragili imbarcazioni per uomini senza meta,
e possenti navi d’acciaio con bocche di fuoco;
mentre tecnologici radar sorvolano l’azzurro inquieto
nella disperata difesa …di un qualcosa che nulla ha di umano,
piuttosto di intrichi, interessi e supremazie…
Libertà, giustizia e democrazia, negate fino ad oggi,
lo saranno ancora domani… affogate nella stesso Mediterraneo
che nel tempo remoto ha visto veleggiare sulle onde sapienza e civiltà.