Il semaforo
di Antonio Bruni
E' pieno di suoni l’albergo
quell’uomo è stanco del viaggio
la polvere addosso ingrigisce
qual è il mio nome? si chiede
solo ossa qui sotto il mantello
gli viene la nausea degli anni
trascorsi a girare nel mondo
discorsi palazzi e incontri
le pagine scritte per gli altri
aveva narrato gli odori
di gente affannata e di urla
colori lussuosi e la pelle
la voce e l’interno di donna
di tutto intuisce la fine
superbia progetti e menzogne
si muove tra strade del borgo
trambusto di gente affannata
e vede passare una coppia
la donna col grembo evidente
più vecchio emaciato il compagno
in cerca di un posto immigrati
lui pensa a intervista una storia
da dare al giornale in attesa ma
dai poveri quale notizia ?
l’angoscia rappresa in torpore
decide di chiudersi al cinema
in cerca di un’ora di inganno
quando esce fa scuro negli occhi
semaforo impone una sosta
in tasca si conta la vita
un secolo chiude e domani
un altro reclama speranza
son ricco ma un figlio mi manca
perché non ricerco la coppia?
io posso comprare quel bimbo!
d’intorno aumenta il frastuono
domanda pagando trovarli
la folla inghiotte i richiami
appannano il cielo le insegne
lontano si accende una stella:
laddove finisce il tumulto
su paglia è nato il bambino.
La cupola e la tenda
Sfarzosa abbagliante grandiosa
si erge città di palazzi
protervi complessi intriganti
giardini adornano gli attici
insegne e araldici stemmi
per ogni facciata un racconto
dai piani più alti si scruta
il medio centrale di uffici
distanti quartieri più spogli
è come se fosse protetta
da cupola in gas impalpabile
calotta di nitido vetro
cartello silente la domina
figuri diversi invischiati
cravatte canotte sottane
con tonache caschi e alamari
profumi belletti sudori
di sordidi luoghi di svago
li unisce in congrega segreta
tangente denaro liquame
non puzza si accumula in pozzi
corrotto corrompe e dilaga
affari immediati su urgenze
cantieri avviati e sospesi
arriva una misera coppia
ha appena eluso il confine
passando in spinoso sentiero
un asino e un ventre rigonfio
il trio è lacero e goffo
in cerca di un letto e accoglienza
lontano e ignoto ospedale
c’è un campo di profughi aperto
lo Stato annuncia assistenza
ma dentro infernale abbandono
baracche tra fango e rifiuti
è libera solo una tenda
è morto il vecchio occupante
li accoglie il suo cane in attesa
giaciglio e la donna si stende
è notte lei già trascolora
la illumina fissa una stella
il bimbo che è nato risplende
accorrono i miseri intorno
intonano in lingue mischiate
speriamo in colui che è incarnato!
e l’urbe affannata sonnecchia
la fogna dei soldi la ubriaca
ignora l’evento che è storia.
Natale 2014 Capodanno 2015
www.antoniobruni.it