#115 - 22 dicembre 2014
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Cinema

Riservare all’intero PianetaTerra il misero destino del “vuoto a perdere”?

l'apoteosi dell'usa e getta

Interstellar

l'ideologia che il film sottende oltre alla fantascienza
di Andrea Marciani

Breve sinossi: In un mondo morente un brillante ingegnere astronautico, disoccupato per chiusura NASA, si è dovuto riconvertire in agricoltore.
Nella società abulica e antiscientifica che governa il pianeta sopravvive, nascosto in un bunker segreto, un nucleo di scienziati, dedito alla nobile causa del viaggio spaziale. Un’entità misteriosa (loro) ha aperto un bucoverme (warmhole) nei pressi di Saturno e li invita a spedirci dentro un’astronave guidata dal nostro eroe, riaccendendo in lui la speranza di trovare una via di fuga per l’umanità.
Senza troppo “spoilerare”, l’impresa riesce e tutti vissero felici e contenti.

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Se voglio parlare di Interstellar l’ultima “perla” del regista americano Christopher Nolan, non è per fare le pulci alla congruità scientifica delle avventure astronautiche di Cooper (l’ingegnere di cui sopra).
Questo è un film di fantascienza, e le panzane paradossotemporali/antigravitazionali/pentadimensionalisono ammesse e tollerabili, malgrado i verbosi (e noiosissimi) tentativi di conferirgli un improbabile spessore scientifico con cui sono infarciti tutti i dialoghi.
Mi interessa di più scrivere dell’ideologia che il film sottende.

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In un mondo apparentemente desertificato (tempeste di sabbia) gli agricoltori a stelle e strisce continuano a coltivare monoculture di mais diserbato (quindi probabilmente transgenico). Il Mais è una coltura “idrovora”, prettamente utilizzata per l’allevamento intensivo (e una dieta di solo mais, alla lunga è tossica).
Lo fanno, in un mondo sovrappopolato (6 miliardi dice il suocero), con l’ausilio di mietitrebbie robotizzate (vastissime estensioni di terra senza un solo salariato) e questo malgrado la società abbia ripudiato la scienza, al punto da inserire nei libri di testo la ridicola teoria complottistica del falso allunaggio delle missioni Apollo (e un capitolo sulle scie chimiche no?).

Gli agricoltori americani non capiscono un tubo di ecologia, si sa, (guarda “More than honey” e trasecola) e ancora meno i loro registi che, invece di cercare consulenti tra gli astrofisici, farebbero bene a farsi aiutare da qualche bravo contadino biodinamico ad immaginare una società finalmente redenta dallo scientismo predatorio e ottuso di Monsanto & co.

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Per sfuggire al triste destino del pianeta morente, Cooper e figlia, con grande lena, si danno da fare per salvare l’Umanità, che alla fine del film si vede trasportata (tutti e 6 i miliardi o solo una scrematura di wasp benestanti?) in un' astronave a tubo (con profusione di pratini all’inglese, graziose villette di legno e musei commemorativi), in orbita intorno a Saturno, nell’attesa di trasferirsi su un pianeta nuovo di pacca.
L’autore ci spaccia tutto questo per un inno all’amore tra padre e figlia e tra l’Uomo e i suoi simili, ma quella che viene fuori è l’apoteosi della cultura nordamericana dell’usa e getta. (riservando all’intero PianetaTerra il misero destino del “vuoto a perdere”).

Purtroppo, l’Umanità è spinta principalmente dal desiderio del profitto, se fosse guidata dall’amore, amerebbe in primo luogo la Madre Terra, non ne farebbe carne di porco e si calerebbe serenamente nel proprio ruolo di “testimone” della bellezza del mondo su cui ha avuto il privilegio di nascere.
Le contrapposizioni “guardiano/esploratore” o “contadino/scienziato” su cui Nolan fonda tutta la trama del film, sono manichee e faziose, volte solo a enfatizzare la sua infantile scelta di campo.
(personalmente mi riconosco senza difficoltà in entrambi i ruoli e le imprese della sonda “Rosetta” mi appassionano quanto l’agricoltura biologica e la tutela del territorio).

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Non credo che si parlerĂ  a lungo di questo film, nel complesso assai mediocre.
Io lo archivierò nello scaffale di quei film “made in USA” che sembrano commissionati dal Pentagono, accanto ai “Predatori dell’arca perduta” (ricordate la scena finale in cui l’Arca/bomba nucleare, faticosamente strappata ai nazisti, viene depositata in un enorme magazzino dove ce ne sono già impilate, quiete ma minacciose, a migliaia? Un vero manifesto del “suprematismo” nordamericano).

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